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Avete mai sentito parlare di irsutismo papillare del glande: cause e rimedi

L’irsutismo papillare del glande si manifesta con una serie di puntini, ovvero di papule, a livello della corona del glande che possono avere dimensione estremamente piccole, circa 1 millimetro (alcune sono leggermente più grandi). Sono manifestazione benigne e molto comuni, anche se non vanno trascurate.

La buona notizia è che non sono contagiose e soprattutto sono indolori. Non causano quindi bruciore o prurito. Perché questa premessa? Perché nonostante la manifestazione, esteticamente preoccupante, non costituiscono una malattia sessualmente trasmissibile, non si contraggono perché si ha una vita privata non protetta e varia e non dipendono dall’igiene intima. L'irsutismo non condiziona l'apparato riproduttivo maschile e non causa sterilità.

In alcuni uomini sono considerate fisiologiche, non a caso possono anche persistere per tutta la vita. In molti casi, le ghiandole che gli uomini possiedono in quelle zone possono divenire più ipertrofiche e visibili. Come si cura? Non essendo una situazione patologica, non esiste una terapia farmacologica. Se però il paziente si sente a disagio, perché potrebbero avere un impatto più di tipo psicologico e sociale (inevitabilmente tendono a condizionare la vita sessuale), si potrebbe ricorrere a un piccolo intervento laser (con CO2) o di crioterapia. In questo modo, si possono eliminare, almeno le più grandi.

Melena: cos'è e quali sono le cause

La melena è una condizione medica conosciuta come l'emissione di feci scure e catramose, con una consistenza molle e un colore quasi nero. Questa condizione dipende dalla presenza di sangue digerito nelle feci, che conferisce alle stesse un particolare odore acido e fetido. Le feci, nella melena, sono untuose e sia il colore che la densità dipendono dalla presenza di un'abbondante emorragia gastrointestinale.

La melena non è quasi mai considerata un sintomo grave, poiché dipende da un sanguinamento lento, che porta nelle feci una quantità di sangue di almeno 50 ml. La ferita che scatena il sanguinamento è solitamente localizzata nel tratto inferiore dell'intestino, come il colon o il retto, ma per provocare la melena deve essere associata a un sanguinamento nella parte alta.

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Dolori cervicali: cosa sono e perché insorgono

dolori cervicali, denominati cervicalgia, si caratterizzano per cominciare a manifestarsi a livello delle vertebre cervicali, ma possono comunque raggiungere la testa, bracciagambe e schiena. I dolori cervicali sono estremamente comuni e sono maggiormente diffusi nei soggetti che hanno più di 45 anni, anche se possono colpire anche persone molto più giovani. Questi dolori possono anche iniziare a manifestarsi in maniera cronica, pure per diversi anni. Il livello di sensazione dolorosa può essere lieve, fino a moderata, ma spesso viene accompagnata anche da altri disturbi, come ad esempio mal di testa, nausea e vertigini.

Tra i sintomi maggiormente diffusi dei dolori cervicali troviamo sicuramente quelli che colpiscono le vertebre della cervicale, ma anche il torcicollo e le vertigini. Inoltre, spesso il paziente deve fare i conti con la cefalea, disturbi vari che colpiscono la vista, ma anche l’udito, oltre che delle problematiche legate alla deglutizione. Nel momento in cui i dolori cominciano a irradiarsi in tante altre zone del corpo, allora possono coinvolgere anche braccia e nuca, così come in alcuni casi pure le mani. Nel caso in cui insorga la cervico-brachialgia, il paziente può avvertire una notevole debolezza alle braccia e alle mani, oltre che un generale formicolio degli arti superiori, che sembrano come intorpiditi. Altri sintomi potrebbero essere legati a patologie che si stanno sviluppando di soppiatto e, per tale ragione, devono essere controllati in modo attento e scrupoloso: si tratta della febbre, nausea, vomito, tremori, riduzione di peso, mancanza di appetito e brividi. Quando i dolori si concentrano sopratutto nella zona del collo, ecco che spesso si avverte anche molta rigidità e possono manifestarsi anche delle contratture muscolari. Ulteriori sintomi che possono insorgere con minore frequenza sono la mancanza di equilibrio, cerchi alla testa, disturbi della vita, dell’udito, fastidio proprio al di sopra degli occhi e sulla fronte, ronzii che colpiscono le orecchie.

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Dolore al gomito? Potrebbe essere l’EPICONDILITE.

Che cos’è l’epicondilite?
L’epicondilite è una tendinite (infiammazione) che si manifesta con dolori talvolta  invalidanti a livello della regione laterale del gomito.

Si parla del “gomito del tennista”, in quanto si manifesta spesso in seguito alla pratica intensiva del tennis. Nella maggior parte dei casi un trattamento medico e fisioterapico ben condotto risolve la situazione dolorosa; nei casi che non rispondono alla terapia medica, che sono circa il 10%, è necessario l’intervento chirurgico.

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Mononucleosi: sintomi, contagio,diagnosi,cura,prevenzione!

La mononucleosi è un’infezione causata dal virus di Epstein-Barr (EBV), parte della famiglia degli herpesvirus e uno dei più diffusi virus umani; l’infezione è nota anche come malatta del bacio, malattia di Pfeiffer o febbre ghiandolare.

La mononucleosi è una malattia infettiva, acuta e contagiosa che colpisce l’organismo in seguito alla trasmissione del virus di Epstein-Barr (EBV) , appartenente alla famiglia degli Herpes viridae.Chiamata anche adenite acuta infettiva, febbre ghiandolare, febbre ghiandolare di Pfeiffer, linfoadenosi acuta epidemica, nel gergo popolare è nota come malattia del bacio, colpendo principalmente giovani, adolescenti e giovanissimi.

SINTOMI: Molto spesso la mononucleosi è asintomatica ma non è detto che un soggetto che non ha mai presentato i sintomi tipici della malattia, in realtà non abbia mai contratto il virus in passato, specie da ragazzino o da giovane. Tra i sintomi principali: febbre, forte mal di gola, mal di testa, debolezza, stato di malessere generale, dolori muscolari diffusi, ingrossamento dei linfonodi, specie quelli del collo, ingrossamento della milza e talvolta anche del fegato, rash cutaneo, ittero, sudorazioni intense specie di notte, perdita di peso, piccoli puntini rossi sul palato, rigonfiamento delle palpebre, più raramente esantema tipo morbillo.


CONTAGIO:
 Il contagio può essere diretto ed avvenire, in particolare, tramite saliva (via oro-faringea), rapporto sessuale, trasfusioni di sangue ed emoderivati; oppure indiretto, tramite, ad esempio, l’utilizzo comune di oggetti contaminati quali posate, bicchieri, piatti e giocattoli. Le persone che hanno contratto il virus sono da considerarsi portatori, quindi a rischio di contagio, per almeno 6 mesi; un periodo finestra nel corso del quale, attraverso il contatto, diretto o indiretto, essi possono contagiare altre persone.I luoghi dove avviene con maggior facilità il contagio sono quelli dove c’è uno scarso ricambio d’aria e una notevole vicinanza tra gli individui. Locali piccoli, autobus, metropolitane e sale d’attesa sono tra i posti maggiormente a rischio per la trasmissione del EBV (Epste in-Barr Virus).

 

 

 

MONONUCLEOSI 1DIAGNOSI: La diagnosi precoce di mononucleosi avviene tramite tre tipi di analisi: il Monotest, ,a reazione di Paul Bunnel, gli anticorpi antivirus di Epstein-Barr IgG e IgM . Viene richiesto, inoltre, l’esame emocromocitometrico per l’analisi al microscopio dei globuli bianchi e delle transaminasi, in quanto i primi, in presenza di questa malattia, appaiono “molto grossi” e si chiamano “virociti” o “linfociti attivati”; mentre le seconde potrebbero risultare alte, anche se solo transitoriamente. CURA: Non esistono farmaci capaci di combattere il virus responsabile della mononucleosi ma vengono impiegati antinfiammatori, analgesici, antipiretici, vitamine e sali minerali, più raramente corticosteroidi per attenuare i sintomi. Essenziale il riposo, trascorrendo7/10 giorni sotto le coperte, anche per evitare che si verifichi una delle complicanze più temute: la rottura della milza. Evitate, inoltre, le attività fisiche pesanti per almeno due mesi.

 

 

 

MONONUCLEOSI 2PREVENZIONE: Se è vero che curarsi è importante, prevenire lo è ancor di più. Poiché la malattia si può contrarre per mezzo del contatto diretto con la saliva o con le mucose, quindi, non solo attraverso il bacio, ma anche per mezzo di un rapporto sessuale completo e non protetto, è opportuno e molto importante evitare il contatto quando la malattia è conclamata, ma anche il contatto indiretto, ovvero l’uso di stoviglie, bicchieri, spazzolini ed altri oggetti di uso personale che potrebbero essere contaminati (es. bottigliette dell’acqua, cannucce, forchette, rossetti, spray per la gola ecc.). La mononucleosi si previene mantenendo sempre i luoghi in cui si vive puliti e rafforzando il proprio sistema immunitario attraverso un’alimentazione equilibrata, bevendo molta acqua. E’ consigliabile un’integrazione minerale e vitaminica.

 

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Cistite. È uno dei disturbi più odiati e più diffusi. Ma sappiamo tutto!

 

Molte donne conoscono la cistite, ma non tutte sanno del suo stretto legame con l’intestino.

Infatti i batteri che spesso causano l’infezione delle vie urinarie (Escherichia coli) possono

provenire anche dall’intestino. I batteri attraverso l’uretra (vicina al retto) risalgono nella vescica

dove aderiscono alla mucosa e proliferano. Inoltre in certe condizioni, la barriera protettiva

dell’intestino perde  forza, favorisce la prolificazione dei batteri e il loro passaggio alle vie

urinarie. La cistite è più frequente nelle donne per la loro conformazione anatomica.

Tratta bene il tuo intestino, il suo benessere si rifletterà sulle vie urinarie. Controlla la regolarità

consumando alimenti ricchi di fibra, frutta e verdura con vitamina C, che rende l’habitat sgradito

ai batteri. Riduci il consumo di zuccheri ed evita l’alcol, che può irritare la vescica rendendola

vulnerabile. E’opportuno allo stesso modo, prenotare al più presto un controllo dal ginecologo,

che possa eseguire anche un pap test per valutare eventuali infezioni.

 

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Momento di dieta? Ti aiutiamo noi! Prenota subito

Che cos'è il sovrappeso?

E' un incremento del grasso corporeo al di sopra dei livelli normali, tenendo in considerazione l'età, la taglia, la costituzione ed il sesso. Generalmente è provocato dalla mancanza di esercizio fisico, dall'eccesso nel consumo di alimenti e anche da alterazioni metaboliche. 

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Malattie reumatiche, il censimento dei pazienti: artrite reumatoide la più diffusa

Le malattie reumatiche sono tra le patologie di maggiore diffusione in Italia e i dati parlano chiaro: secondo il censimento dei pazienti effettuato dall’Amrer (Associazione Malati Reumatici ) sulla base delle esenzioni dei ticket del servizio sanitario nazionale per un gruppo di patologie reumatiche, circa lo 0,6% della popolazione italiana è affetto da una malattia reumatica più o meno cronica, e queste restano ancora una delle prime cause di invalidità. Le malattie reumatiche sono in assoluto le più diffuse, globalmente considerate ne soffre il 10% della popolazione generale. Basti un dato: su 10 pazienti presenti in un ambulatorio medico, 4 lamentano un problema reumatologico

Si parla compelssivamente di 371.586 pazienti reumatici accertati da questo censimento, nonostante i ticket e le esenzioni non siano effettivamente uguali per tutti e si differenzino in base a fascia di reddito e soprattutto per codice della malattia: i pazienti reumatici esenti sono stati suddivisi poi successivamente per età, sesso e territorio di residenza, con la collaborazione di 150 Asl su tutto il territorio nazionale.

Dal censimento dei pazienti è emerso che l'artrite reumatoide è la patologia reumatica più diffusa, che fa registrare il 41,60% delle esenzioni; al secondo posto la psoriasi artropatica (31,82% delle esenzioni) e al terzo a pari merito la sclerosi sistemica progressiva e il lupus eritematoso sistemico (12,80%). Le altre patologie raccolte nella statistica sono la malattia di Sjiogren, il morbo di Paget e la spondilite anchilosante, che presentano percentuali più basse.

Le donne sono il 68% dei pazienti, con un'incidenza di età che va dai 45 ai 65 annial momento dell'esenzione, ma in alcuni casi si parla anche di malattie reumatiche pediatriche o in giovane età.

Le malattie reumatiche sono complessivamente più di 150, tra rare e più comuni, e corrispondono in termini di prestazioni sanitarie alle 0,2% del Pil. Proprio la questione economica è uno dei nodi cruciali del rilevamento promosso dall’Amrer, col fine ultimo di fornire un migliore quadro della situazione al Servizio Sanitario Nazionale: in questo modo sarà possibile favorire le terapie più mirate a seconda dei pazienti, risparmiando risorse utili.

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Attivo presso il nostro centro l’ambulatorio di Consulenza Nutrizionale. Chiedi subito un consulto

La salute dell’uomo dipende in gran parte dall’alimentazione che contribuisce a mantenere le funzioni vitali e a fornire l’energia indispensabile al buon funzionamento dell’organismo. Un regime alimentare sano e bilanciato e uno stile di vita corretto sono indispensabili per prevenire stati di sovrappeso e obesità spesso responsabili di patologie cardiovascolari, metaboliche e neoplastiche.

Proprio per questo motivo presso il nostro centro abbiamo attivato l’ambulatorio di Consulenza Nutrizionale che si sviluppa attraverso:

  • Anamnesi Alimentare
  • Misure Bioimpedenziometriche della Composizione Corporea
  • Rieducazione Alimentare
  • Piani Dietetici Personalizzati per tutti gli stati fisiologici e patologici accertati

DISTURBI SESSUALI, DI COSA SI TRATTA?

I disturbi o disfunzioni sessuali sono caratterizzati da difficoltà psicologiche che ostacolano o impediscono il rapporto sessuale. La persona con tali disturbi tende a vivere l’eventualità di un rapporto sessuale come un “evento problematico” che suscita emozioni negative (es. ansia, disgusto, sensi di colpa, vergogna, tristezza, rabbia) che,  a loro volta, impediscono o ostacolano il rapporto stesso.
Affinché si possa parlare di disturbo sessuale è necessario che le difficoltà percepite dal soggetto si manifestino in maniera frequente, causando una consistente compromissione della sessualità ed una significativa sofferenza soggettiva.

Con il passare del tempo la frustrazione e lo stress causati da tali disturbi possono condizionare negativamente il rapporto con il/la partner, provocando crisi, separazioni o, più in generale, una progressiva riduzione dell’attività sessuale.
I disturbi sessuali possono essere meglio compresi se riferiti alle varie fasi che costituiscono il rapporto sessuale; tali fasi sono:

  1. fase del desiderio, caratterizzata da fantasie che riguardano l’attività sessuale;
  2. fase dell’eccitazione, che consiste in una sensazione soggettiva di piacere sessuale,  accompagnata da concomitanti modificazioni fisiologiche (es. nell’uomo la tumescenza e l’erezione del pene; nella donna la vasocongestione pelvica, la lubrificazione e la dilatazione della vagina);
  3. fase dell’orgasmo, picco di piacere sessuale che produce contrazioni ritmiche sia dei muscoli perineali che degli organi riproduttivi, generando l’allentamento della tensione psico-fisica dell’individuo;
  4. fase della risoluzione, ossia la sensazione di rilassamento muscolare e di benessere generale che si sperimenta alla fine del rapporto.

Le disfunzioni sessuali si verificano in una o più di tali fasi e si dividono in:

Disturbi del Desiderio Sessuale

  1. disturbo da desiderio ipoattivo
  2. avversione sessuale

Disturbi dell’Eccitazione Sessuale

  1. disturbo dell’erezione nell’uomo
  2. disturbo dell’eccitamento sessuale nella donna

Disturbi dell’Orgasmo

  1. eiaculazione precoce nell’uomo
  2. anorgasmia o frigidità nella donna

Disturbi da Dolore Sessuale

  1. dispareunia, sia maschile che femminile
  2. vaginismo femminile

Ciascuna di queste disfunzioni può essere presente fin dall’inizio dell’attività sessuale (disfunzione sessuale permanente o primaria) oppure svilupparsi dopo un periodo di sessualità vissuta “normalmente” (disfunzione sessuale acquisita o secondaria); inoltre, può essere limitata a specifiche stimolazioni, situazioni o partner sessuali (disfunzione sessuale situazionale) oppure generalizzata a più contesti (disfunzione sessuale generalizzata).

@mariateresacarrozzo

#mariateresacarrozzo

Cosa serve per effettuare le analisi del sangue e dove fare gli esami?

 
Per effettuare le analisi del sangue è sufficiente la prescrizione medica, fatta su ricetta  e la tessera sanitaria non è necessaria la prenotazione ma basta presentarsi al nostro Laboratorio di Analisi.
Per poter svolgere gli esami del sangue. il paziente deve seguire dei piccoli accorgimenti per far si che il responso dell'esame sia il più accurato possibili, al contrario la mancata osservazione di queste regole potrebbe alterare il risultato finale portando a diagnosi errate.
Il prelievo va svolto la mattina ed è  necessario osservare un periodo di digiuno che solitamente è di dodici ore, che  potrebbe essere più lungo a seconda delle analisi da effettuare. Durante questo periodo sono assolutamente vietate sostanza come alcool, tabacco, caffè ma anche tutti alimenti grassi che possono alterare purezza del sangue. Se si dovessero trasgredire alcune delle regole che abbiamo appena elencato è importante che il paziente che si reca a fare le analisi informi l'infermiere che effettua il test in modo da evitare pericolosi allarmismi e terapie inutili ed errate.
Come abbiamo detto effettuare le analisi è importante, ma occorre che il paziente si rechi la mattina e si armi di tanta, tanta pazienza, non vi preoccupate questi esami sono rapidi e indolore. 
@mariateresa carrozzo
#maria teresa carrozzo

Infertilità maschile: nuove mode e cattive abitudini

Infertilità: quali le maggiori cause?

 

Una quota molto piccola di coppie viene definita sterile o affetta da sterilità assoluta; stiamo parlando di meno del 10%, tuttavia diverse sono le cause d’infertilità o sub-fertilità, cause classificabili in poche macro categorie spesso coesistenti:

  • Tubariche/pelviche: ostruzione o chiusura delle tube di Falloppio, aderenze pelviche;
  • Endometriosi: la presenza o la recidiva di una malattia spesso invalidante per la donna, ma talora asintomatica, che riduce in modo severo le probabilità di concepimento;
  • Ovulatorie/ormonali: mancanza o irregolarità dell’ovulazione, cicli irregolari, iperprolattinemia, sindrome dell’ovaio micropolicistico, ridotta o assente riserva ovarica;
  • Cervicali: a causa di danni alle ghiandole cervicali o molto raramente perché la donna produce degli anticorpi diretti contro gli spermatozoi stessi;
  • Uterine: presenza di malformazioni congenite dell’utero, miomi o di aderenze all’interno della cavità uterina oppure di fattori infiammatori a carico dell’endometrio (la mucosa di rivestimento della cavità uterina).

Esistono ancora delle cause sconosciute che, nonostante i diversi accertamenti cui si sottopone una coppia, non sono in grado di evidenziare una o più cause specifiche. Tale situazione va sotto il nome d’infertilità idiopatica. È spesso una diagnosi che dovrebbe essere correttamente definita come “insufficientemente indagata”, ma a cui si giunge per il lungo periodo di ricerca o l’età dei partner, che non consentono un completamento delle indagini.

Alcune cause hanno maggiore incidenza sugli uomini. I casi di infertilità maschili sono legati ad alcuni specifici fattori:

  • Insufficiente produzione di spermatozoi;
  • Assenza negli spermatozoi delle necessarie caratteristiche di forma o di movimento adatti alla fecondazione;
  • Anomalie strutturali;
  • Produzione di anticorpi che agiscono contro gli spermatozoi.

Cattive abitudini e ultime mode a volte nemiche

Indumenti stretti, fumo, alcol, dieta sbagliata e sedentarietà, ecco alcune cattive abitudini responsabili della riduzione di spermatozoi “sani” nei giovani. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei Paesi occidentali, il 15-20% delle coppie soffre di infertilità e nel 35-40% di questi casi dipenderebbe proprio dall’uomo. “Tra i maschi nati nel 1979 e i nati nel 1987 il numero di spermatozoi morfologicamente normali si è ridotto del 25%, secondo uno studio di International Journal of Andrology”, spiega Andrea Isidori, professore associato di Andrologia dell’Università la Sapienza e membro del direttivo della European Academy of Andrology.

A conferma del primo studio arriva anche il New England Research Institute, che rincara la dose affermando che, sì, qualcosa sta danneggiando la fertilità maschile. Lo studio indica come i cinquantenni di oggi hanno livelli di testosterone minori del 10% dei cinquantenni di 30 anni fa, con conseguenze su ossa, muscoli e umore.

Diverse le cause del trend di riduzione della fertilità maschile, in primis “Alcol, fumo, sedentarietà e droghe sono responsabili di una riduzione fino al 10% del volume del testicolo tra i giovani, con conseguenze a lungo termine”.

Per la felicità dell’autrice, un pollice verso anche per gli indumenti troppo stretti – intimo incluso –  o in fibre sintetiche non traspiranti, che innalzano la temperatura dei testicoli, lo studio dimostra addirittura che indossare intimo stretto tutte le notti riduce gli spermatozoi fin quasi l’azzeramento”.

Torna, dunque, il vecchio e mai tramontato monito ad evitare gli eccessi e a prediligere una vita sobria, ovviamente accompagnata da una dieta sana. In questo modo la possibilità di fermarsi al tramonto a rimirare l’orizzonte, pronunciando la famigerata frase “tutto questo un giorno sarà tuo” aumenta di ben il 15%. Un gioco che vale sicuramente la candela.

@mariateresacarrozzo

#mariateresacarrozzo

 

Fonte: International Journal of Andrology

L’ipogonadismo maschile è ancora un tabù?

L’ipogonadismo maschile consiste in una riduzione della funzionalità dei testicoli, che comporta un’inadeguata secrezione di androgeni e/o un deficit nella produzione di spermatozoi. Viene definito primario quando deriva da una patologia dei testicoli che compromette la produzione di testosterone e può  alterare i tubuli seminiferi, con oligospermia (o azoospermia) e aumento dell’ormone follicolo stimolante (FSH) e dell’ormone luteinizzante (LH); l’ipogonadismo maschile secondario  deriva da disturbi dell’asse ipotalamo-ipofisario che altera la secrezione delle gonadotropine.

 

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La lombalgia un disturbo sottovalutato

I sintomi della lombalgia sono costituiti essenzialmente dal presentarsi di una sensazione di dolore che interessa la zona del corpo in corrispondenza della colonna vertebrale lombare e sacrale. A volte il tutto si può estendere, coinvolgendo anche gli arti inferiori ; in questi casi il disturbo prende il nome precisamente di lombosciatalgia.

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Cos’è il taping?

Cos’è il taping?

Il taping è una tecnica che si avvale di nastri adesivi morbidi che correttamente posizionati nelle zone dolenti alleviano il dolore. Viene più precisamente indicato con l’acronimo NMT ovvero Taping Neuro-Muscolare che si differenzia dal taping anelastico ed elastico perché fonda il suo principio sull’acquisizione di un effetto biomeccanico ossia è efficace sulle vene, sulla circolazione linfatica e sulla nostra temperatura. Il materiale è cotone e la sua elasticità è limitata; è protetto da una cartina adesiva da togliere prima dell’applicazione. È resistente all’acqua e rimane attaccato anche dopo più di una doccia.

Una volta applicato, il nastro si muove insieme ai nostri muscoli; questo movimento provoca uno stimolo ai recettori della cute e del primo strato sottostante portando ad una risposta indiretta dei muscoli.

Il nastro va posto in modo ondulato a seconda dell’effetto richiesto e imposto dal fisioterapista; nella zona circola l’aria che consente la traspirazione.

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Dal 4 all’11 novembre: Settimana per la Prevenzione Ginecologica: gli esami da conoscere e da fare

La prevenzione in campo ginecologico può riguardare vari organi dell’apparato genitale femminile: cervice (collo dell’utero), utero, ovaie. L’attenzione va principalmente alla prevenzione dei più comuni tumori femminili, che colpiscono gli organi riproduttivi: grazie alla diagnosi precoce, che individua il tumore nelle sue fasi iniziali, si possono ottenere buoni risultati nella cura con un impatto positivo sulla qualità della vita della persona che si sottopone alle terapie.

 

Anche Ortokinesis, in occasione della  Settimana per la prevenzione Ginecologica, che si terrà dal 4 all’11 Novembre 2017, in collaborazione con il Laboratorio di Analisi Salus di Trepuzzi,  sostiene la prevenzione ginecologica con la promozione di visite da poter prenotare in tempi celerissimi.

Ecco, dunque, una panoramica degli esami che è bene effettuare con regolarità.

 

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Lombalgia in gravidanza: come affrontarla al meglio

dolore si distingue in acuto e cronico; se è acuto, si associa a particolari attività (uno sforzo, il sollevamento di un peso, un trauma); se, invece, è cronico la sua durata può variare da 9 mesi ad oltre la gravidanza stessa.
Va specificato che il dolore si ha solitamente nella zona inferiore, tra le vertebre all’altezza del bacino (dolore lombare), ma si può irradiare anche altrove, come alle gambe o ai piedi, poiché si è costrette ad assumere posture scorrette. Se è invece la zona posteriore al bacino, vicino alla pelvi (dolore pelvico posteriore), si potrebbe diffondere ed arrivare ai glutei o nei muscoli al di sopra delle ginocchia creando problemi mentre si salgono le scale, ci si rigira nel letto, ci si rialza da sedute.

 

 

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Camminare sulla spiaggia fa bene anche d’inverno

I benefici di camminare sulla spiaggia

Camminare sulla spiaggia comporta numerosi benefici per la saluta fisica e psicologica.

Recenti studi hanno evidenziato che camminare sulla spiaggia permette di allenare tutti i muscoli delle gambe che impiegano dalle 2,1 alle 2,7 volte più energia rispetto a compiere lo stesso movimento su una superficie dura. Questa energia viene utilizzata per rinforzare i muscoli dei piedi, delle gambe e della schiena per renderli più tonici, elastici e resistenti.

Il maggiore sforzo di cui abbiamo bisogno per camminare sulla spiaggia permette di bruciare il 50% di calorie in più rispetto a una camminata normale. Quindi è un ottimo metodo per tenere sotto controllo il peso corporeo e combattere l’obesità.

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