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Adolescenti: troppi cibi grassi alterano lo sviluppo del cervello

Hamburger, patatine, merendine e bibite zuccherate non appesantiscono soltanto il girovita degli adolescenti, ma anche il loro cervello: una dieta troppo ricca di grassi saturi rischia infatti di alterare lo sviluppo della parte frontale della corteccia cerebrale, aprendo le porte all’insorgenza di deficit cognitivi e disturbi dell’umore nell’età adulta. A insinuare questo sospetto è uno studio condotto sui topi dagli esperti del Politecnico e dell’Università di Zurigo, che pubblicano i risultati su Molecular Psychiatry.

I dati raccolti sono molto preoccupanti, spiegano i ricercatori, e il fatto che siano stati ottenuti sui topi di laboratorio non deve trarre in inganno: questi roditori sono infatti considerati il modello di riferimento per gli studi sul cervello umano, in virtù delle numerose analogie che condividono con noi. 

«La loro corteccia prefrontale matura durante l’adolescenza, proprio come la nostra», spiega il coordinatore dello studio, Urs Meyer. «Le funzioni esecutive attribuite a questa specifica area del cervello sono simili nei topi e negli umani – aggiunge – così come le strutture neuronali che risentono degli effetti negativi dei cibi grassi».

La corteccia prefrontale, nel topo come nell’uomo, è coinvolta in molte importanti funzioni, come la memoria, l’attenzione, la capacità di pianificare, il controllo degli impulsi e del comportamento sociale. Se quest’area non funziona correttamente, può determinare deficit cognitivi e alterazioni della personalità: si possono avere difficoltà nell’apprendimento, un comportamento più aggressivo e compulsivo, così come un calo dei freni inibitori. 

Per prevenire tutto questo, è fondamentale che la corteccia prefrontale si sviluppi correttamente senza intoppi, ma questo non è sempre così facile: sono molti i fattori che possono influire negativamente, come ad esempio un evento traumatico, lo stress e perfino una dieta sbilanciata, come suggerisce questo nuovo studio.

I ricercatori lo hanno scoperto sottoponendo i topi di laboratorio ad un regime alimentare eccessivo, in cui il 60% delle calorie giornaliere veniva proprio dai grassi. Questo è un quantitativo esagerato che difficilmente può essere raggiunto da un adolescente, sottolinea Meyer, ma serviva come prova di principio per osservare in maniera chiara gli effetti dei grassi sul cervello. E infatti questi non hanno tardato a manifestarsi: dopo un periodo di appena quattro settimane, i topi “adolescenti” hanno mostrato i primi segni di deficit cognitivo, addirittura prima di cominciare ad ingrassare. 

Lo studio non indica il livello di grassi oltre il quale si scatenano questi effetti deleteri sul cervello, ma «è probabile che mangiare al fast food solo una volta a settimana non comporti un rischio», rassicura il ricercatore. Il pericolo potrebbe nascondersi dietro ad un consumo eccessivo di “cibo-spazzatura” prolungato nel tempo. Ciò significa che nell’infanzia e nell’adolescenza bisogna prestare una particolare attenzione al cibo, «seguendo una dieta ben bilanciata basata su alimenti nutrienti», conclude.

Come mai anche bambini e ragazzi soffrono di mal di schiena?Quali sono le cause? E come si può prevenire? Ecco i consigli degli esperti

Anche se il mal di schiena ha un picco di incidenza tra i 30 e i 50 anni, sono molti gli adolescenti a soffrire di questo disturbo. Secondo una revisione della letteratura scientifica sul tema pubblicata dal Journal of American Medical Association Pediatrics, il mal di schiena lombare colpisce quasi due ragazzi su dieci, ma di questi solo un basso 7% si rivolge al medicoNon è l’unico disturbo “da grandi” che colpisce i giovani: un recente studio ha documentato che molti di loro soffrono anche di vene varicose, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, problemi alle articolazioni, emorroidi e cervicale, tipici problemi che colpiscono la popolazione anziana.

Le percentuali

Secondo gli esperti dell’Ospedale per bambini Nationwide Sports Medicine dell’Ohio, il dolore lombare interessa l’1% dei bambini all’età di 7 anni, il 6% all’età di 10 anni e il 18% tra i 14  e i 16 anni. Un mal di schiena ripetuto può condizionare la frequenza scolastica o le attività sportive che spesso si fanno in età scolare e adolescenziale. In definitiva, diventa un fattore di rischio che predispone al mal di schiena anche in età adulta.

Le cause

Le cause non sono uguali per tutti: nei bambini in età scolare, la maggior parte dei casi deriva da uno sforzo eccessivo o da un trauma muscolo-scheletrico, negli adolescenti da un eccessivo o da un carente esercizio fisico. Altri possibili fattori di rischio sono un’accelerazione della crescita, fattori psicosociali, un precedente infortunio o la predisposizione familiare.

Come rimediare?

«Alcuni mal di schiena devono esser trattati da uno specialista, ma nella maggior parte dei casi un pediatra con buone conoscenze può aiutare a gestire il dolore» In genere il dolore senza causa specifica migliora con il riposo e la riabilitazione, ma una valutazione approfondita può aiutare a escludere una condizione più grave. Tra i consigli degli esperti per tenere lontano il mal di schiena in giovane età, quello di aumentare gradualmente l’intensità degli sforzi fisici e di non esagerare con le ore di sport rispetto a quanto consigliato per la propria età.

Adolescenti e sessualità: conoscono l’HIV, ma pochi metodi contraccettivi

In occasione dell’AdolescenDay, un’indagine rivela la conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili e della contraccezione da parte dei ragazzi italiani

Cosa sanno gli adolescenti di oggi? Ma soprattutto, cosa desiderano sapere? Risponde a queste domande un’indagine condotta dall’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma (ISC), membro della Federazione Sessuologia Scientifica (FISS), su ragazzi tra i 13 e i 17 anni in occasione della Giornata degli Adolescenti  un’iniziativa ha lo scopo di promuovere il benessere dei ragazzi e prevenire il loro disagio. Il questionario a cui sono stati sottoposti i ragazzi (185 studenti del biennio del Liceo Classico Statale “Pilo Albertelli” di Roma) ha indagato la loro conoscenza del virus dell’HIV e di altre malattie sessualmente trasmissibili e quella dei metodi contraccettivi.

Epatite, grande sconosciuta

I risultati hanno rilevato una grande impreparazione sulle infezioni sessuali. Durante la compilazione del questionario, infatti, la maggior parte degli studenti ha chiesto ai ricercatori delle informazioni sull’epatite. Buone notizie, invece, sul fronte del virus dell’HIV, di cui la maggior parte dei ragazzi conosce i rischi: il 72% dei campione la giudica come la patologia infettiva più pericolosa.

Solo pillola e preservativo 

Oltre alle altre malattie sessualmente trasmissibili, sono poco conosciuti anche i metodi contraccettivi. Nonostante la quasi totalità degli adolescenti conosca preservativo e pillolameno del 50% del campione sa dell’esistenza di altri anticoncezionali e una percentuale ancora più bassa sa come funzionano. Che dire, poi, del modo in cui procurarseli? Per molti, circa il 45%, è imbarazzante andare a comprarli e per il 28,3% c’è anche la paura di essere scoperti dai genitori. È per questo che una quantità minima dei ragazzi associa la sessualità all’atto di acquistare o procurarsi un contraccettivo e non sorprende che del 14,6% degli adolescenti che dichiara di aver avuto rapporti sessualicompleti, il 20% utilizzi il coito interrotto come metodo per evitare una gravidanza. Per fortuna, la maggior parte (il 63%) dichiara di aver usato il preservativo.

Voglia di informazione

La consapevolezza di essere impreparati, però, c’è: oltre il 70% del campione è convinto sia necessaria un’educazione alla sessualità, ma con un personale extrascolatisco, composto da esperti del settore. I ragazzi, infatti, si dicono abbastanza soddisfattidell’educazione ricevuta ma chiedono più informazioni e desiderano approfondire, già a partire dalle scuole medie.

Genitori e amici i principali confidenti

Ma a chi rivolgono le domande sul sesso e a chi confidano dubbi e timori i giovani di oggi? Per il quasi il 92% delle ragazze la persona fidata è la mamma, mentre il 44% chiede all’amica del cuore. L’ordine si inverte nei ragazzi, la cui maggioranza si confida agli amici e una percentuale inferiore al padre. Gli argomenti più gettonati in queste confidenze sono l’igiene e le malattie a trasmissione sessuale per entrambi i sessi, seguiti dalle gravidanze per le femmine e la sessualità unita ad aspetti psicologici per i ragazzi. Pochi parlano e chiedono consigli sui metodi anticoncezionali: a farlo sono soprattutto le ragazze con circa il 32%, contro un basso 18,92% dei ragazzi.

 

Cellulare: le quattro cose che non devi mai fare: potrebbe essere cancerogeno

Lo usiamo tutti i giorni, a qualsiasi ora del giorno, per qualsiasi cosa. Il cellulare è ormai da anni il normale prolungamento di ognuno di noi, dall’adolescente all’anziano. Nonostante siano stati sollevati dei dubbi sugli effetti che può avere sulla nostra salute, il suo potenziale effetto cancerogeno è stato sfatato da uno studio australiano del 2016. Nonostante l’incremento di dieci volte dell’utilizzo costante di cellulari negli ultimi trent’anni, la ricerca ha sottolineato come il numero di pazienti con tumore al cervello sia cresciuto pochissimo negli uomini e sia rimasto identico a quello che era nelle donne.

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc), che ha il compito di redigere l’elenco delle sostanze cancerogene su mandato dell’Organizzazione Mondiale della Salute, ha invece definito i campi elettromagnetici prodotti dai cellulari possibilmente cancerogeni, inserendoli nello stesso gruppo (2B) di caffèalcolici e patate al forno bruciacchiate

Lo smog danneggia così tanto lo sperma da farci rischiare l’estinzione?

La notizia arriva dal primo Congresso Nazionale della Società Italiana di Riproduzione Umana in corso a Roma. Il 35% dei casi di infertilità ha una causa maschile.

Un vero e proprio grido d’allarme per la natalità nei Paesi occidentali, soprattutto quelli dove il tasso di inquinamento è elevato. Studi recenti hanno dimostrato che la percentuale dei milioni di spermatozoi contenuti in un millilitro di liquido seminale si sia dimezzata negli ultimi 40 anni nei Paesi occidentali.

Le ragioni? 

Tra le principali, innanzitutto, alcune sostanze chimiche presenti nell’ambiente – metalli pesanti e diossine – e negli alimenti come i pesticidi. A questo si aggiungono anche stili di vita scorretti e inquinamento elettromagnetico che possono ridurre la qualità e quantità degli spermatozoi ed essere in grado di modificare il DNA umano.

Il parere dell’esperto

“Il sistema riproduttivo è particolarmente vulnerabile alle interferenze dell’ambiente.Il liquido seminale maschile sembra rappresentare lo specchio più fedele di quanto l’ambiente e lo stile di vita impattino sulla salute riproduttiva dell’individuo”. La dichiarazione è del dottor Luigi Montano, uno dei tre Presidenti della Società Italiana di Riproduzione Umana, UroAndrologo dell’Asl di Salerno.

Il progetto EcoFoodFertility

Durante il Congresso a Roma sono stati presentati in anteprima i nuovi dati diEcoFoodFertility, un progetto interdisciplinare e multicentrico di biomonitoraggio umano, nato sulle problematiche della Terra dei Fuochi, una vasta area situata nell’Italia meridionale, che si estende in Campania, a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Caserta. Il lavoro analizza campioni omogenei per età, indice di massa corporea e stili di vita di maschi sani, residenti in aree con diversi livelli di inquinamento.

Il seme maschile sentinella del rapporto Ambiente-Salute

Il liquido seminale viene usato come chiave di lettura del rapporto Ambiente–Salute, nella sua duplice funzione di precoce e affidabile sensore della qualità ambientale e della salute generale (Seme Sentinella). Il fine è quello di valutare con più precisione l’impatto che l’ambiente, l’alimentazione e lo stile di vita hanno sulla salute umana. In questo modo si può avviare in attesa dei tempi lunghi del risanamento ambientale, attività concrete ed immediate di prevenzione primaria attraverso regimi alimentari e modifica degli stili di vita che favoriscano la detossificazione naturale (“bonifica”) dell’uomo nelle aree inquinate a salvaguardia della salute riproduttiva e globale.

I primi risultati

I risultati dei primi studi su 222 campioni selezionati da due aree campane ad alto (Terra dei Fuochi) e basso (Alto-Medio Sele, nel salernitano) impatto ambientale, già indicavano differenze statisticamente significative in termini di maggiore accumulo di alcuni metalli pesanti, di danni al DNA spermatozoario, di riduzione delle difese antiossidanti nel liquido seminale, di alterazioni della motilità spermatica, di maggiore lunghezza dei telomeri spermatici nei soggetti di Terra dei Fuochi rispetto a quelli del Salernitano.

I nuovi risultati

I risultati spiegati durante il Congresso SIRU riguardano altri 327 campioni provenienti dalle aree campane, da Palermo e dall’area dell’ILVA di Taranto che confermano l’estrema sensibilità del seme all’esposizione ambientale. In particolare il dna spermatico, parametro seminale che risente più precocemente del danno ambientale, è alterato del 35% circa, quindi con danni significativamente maggiori in chi risiede nella Terra dei Fuochi e nella zona di Taranto rispetto a quelli di Palermo e del salernitano.

Il diabete (e non solo) si combatte a tavola

Prevenire e combattere il diabete a tavola, grazie a poche regole chiave. Il decalogo per sconfiggere l’eccesso di zuccheri nel sangue – il problema riguarda quattro milioni di italiani cui si aggiunge un altro milione di malati che non sanno di esserlo – è nel libro La dieta antidiabete di Elena Meli (Giunti Demetra).

Consigli e ricette che, in realtà, dovremmo seguire tutti perché «sono i principi di un’alimentazione sana, adatta anche a chi non è diabetico» spiega Giorgio Sesti presidente della Società di diabetologia. «Oltre a caratteristiche, pregi, difetti ed effetti metabolici degli alimenti più comuni, si fa chiarezza su alcuni miti alimentari e si danno semplici ma utili indicazioni, da come distribuire i cibi durante la giornata e all’interno dei pasti, a come comportarsi, per esempio, al ristorante».

Qualche “trucco”? Iniziare con proteine o fibre, invertendo primo e secondo; inserire sempre un po’ di grassi buoni (come l’olio d’oliva o la frutta secca) per aumentare la sazietà; durante la giornata, ridurre man mano le porzioni e i carboidrati, che non sono proibiti ma vanno scelti integrali. «Non è più tempo di divieti assoluti per i diabetici» aggiunge Nicoletta Musacchio, presidente dell’Associazione medici diabetologi. «Per mangiare con gusto, senza alterare il metabolismo, bastano alcuni accorgimenti: una dieta corretta non deve essere per forza “triste”».

Mal di pancia: tutte le tipologie

I crampi addominali

Mal di pancia tutte le tipologieI crampi addominali sono un disturbo abbastanza diffuso nel mondo occidentale a cause della nostra alimentazione e allo stress della vita di tutti i giorni. Alcuni studi hanno dimostrato che circa il 25% della popolazione adulta soffre di crampi addominali con una maggiore incidenza nelle donne. Spesso i sintomi si presentano all’improvviso e possono essere di varia intensità.

È importante localizzare bene la posizione del dolore perché può fornirci indicazioni sulle cause che lo hanno scatenato. Questa è un’informazione che dovremmo riportare al nostro medico durante la visita di controllo diagnostica.

Tra le cause probabili dei crampi addominali ci può essere la nostra alimentazione in quanto gli organi della digestione sono molto sensibili e possono subire le influenze di eventuali intolleranze e allergie verso particolari cibi.

Ricordiamo inoltre che nella pancia è situato il nostro secondo cervello, il cervello enterico, che può veicolare al nostro fisico segnali della nostra emotività. Quindi se siamo nervosi, se abbiamo stati di ansia e se il nostro stato è un continuo alternarsi di picchi emotivi positivi e negativi è probabile che questo si riverserà sulle nostre condizioni fisiche.

Per trattare il mal di pancia dovuto ai crampi addominali possiamo prima di tutto variare la nostra dieta eliminando i cibi a cui siamo intolleranti e cercare di vivere una vita più rilassata.

La sindrome dell’intestino irritabile

Il mal di pancia può essere collegato alla patologia della sindrome dell’intestino irritabile. Ancora non si conoscono con precisione le cause di questo disturbo, anche se si ipotizza una ipersensibilità del tratto digerente agli stimoli esterni, ma i sintomi che ne derivano sono importanti e ne soffre una vasta fascia della popolazione che ha problemi a portare avanti la vita di tutti i giorni.

Tra gli altri sintomi della sindrome dell’intestino irritabile possiamo ricordare diarrea, flatulenza, gonfiore addominale, mal di testa e ripercussioni negative sull’umore e sul benessere generale della vita della persona colpita.

I dolori mestruali

dolori mestruali sono la causa più comune del mal di pancia delle donne. Per alcune di esse questo momento viene vissuto con particolare apprensione in quanto i disturbi che ne sono associati possono essere debilitanti nello svolgere la normale vita quotidiana.

Generalmente le sensazioni di fastidio sono localizzate nella parte inferiore dell’addome e sono messe in relazione con le contrazioni muscolari dell’utero. La comparsa di questi disturbi può iniziare un paio di giorni prima dell’arrivo delle mestruazioni e possono arrivare ad una fase più acuta i primi giorni seguenti.

Tra i rimedi più utilizzati per diminuire questi disturbi, e in particolare il mal di pancia, possiamo avere: farmaci antidolorifici, integratori a base di magnesio, cure ormonali, impacchi di calore (scaldini o borse di acqua calda), particolari esercizi fisici e una corretta alimentazione.

Meteorismo e pancia gonfia

La presenza di aria in una certa quantità nell’intestino viene definita meteorismo e rappresenta una delle cause che provoca la pancia gonfia. 

Il gas in eccesso può essere emesso dalla bocca con l’eruttazione, o dall’ano attraverso la flatulenza e provoca in entrambi i casi imbarazzo.

 

Quali possono essere le cause?

Le cause responsabili del meteorismo sono numerose, ma iniziamo a nominarne alcune spiegandole meglio in dettaglio.

  • Distensione gastrica: quando si mangia o si respira male può succedere di deglutire aria. Di solito quando si bevono liquidi particolarmente gassati come l’acqua minerale gassata o bibite come coca-cola e simili, si verifica l’areofagia volontaria.
  • Distensione dell’intestino: se si soffre di intestino irritabile si va incontro a fenomeni di meteorismo. L’intestino può andare incontro anche a problemi dovuti a disordine alimentare caratterizzato da un mancato equilibrio nella dieta. Un altro problema legato all’intestino è la difficoltà di evacuazione o stipsi. 
  • Patologie al di fuori dell’apparato gastrico ed intestinale: un esenpio è rappresentato dal carcinoma ovarico.

Passando alla flatulenza si può dire che le cause sono:

  • Introduzione di alimenti che possono provocare la formazione di aria come fagioli o legumi e la maggior parte delle verdure; tra la frutta troviamo le banane, le albicocche, le prugne ed infine i carboidrati contenuti nei dolci. In altre parole tutto ciò che può fermentare nell’intestino e potrebbe non digerirsi facilmente.
  • Celiachia : intolleranza al glutine
  • Insufficienza pancreatica

Infine l’eruttazione che è data dall’ingestione di aria durante i pasti principali o negli spuntini, soprattutto quando lo si fa di corsa, senza masticare in modo appropriato o parlando distrattamente.

Pancia gonfia le cause più frequenti

Oltre ai pasti ingeriti velocemente e deglutendo aria, l’abitudine a masticare gomme si associa a frequenti episodi di aerofagia.

Va inoltre aggiunto che il reflusso gastro-esofageo può comportare un’eccessiva salivazione e i tentativi nell’ingoiarlo porta ad introdurre aria nello stomaco e a provocare una eruttazione; in parole più semplici il “ruttino” del neonato che tutti aspettiamo per capire se ha digerito o come va la digestione soprattutto dopo la poppata o le pappine, in realtà è presente anche negli adulti.

La quantità di aria è data dalla posizione in cui l’adulto si trova poiché se è in posizione eretta ovvero in piedi, il gas risale in alto, se si è supini, perché si è costretti a rimanere a letto, per problemi di salute ossia dalla semplice influenza alla convalescenza dopo una frattura etc, l’aria va verso il basso.

L’eccessiva eruttazione può essere volontaria e serve ad alleviare il fastidio dello stomaco gonfio. 

 

Prostata e erezione, quali problemi?

 

 Problemi di erezione e prostataQuando si parla di problemi di erezione o alla prostata si intende una serie di problemi che possono presentarsi singolarmente o associati, come ad esempio gli esiti di interventi per tumore della prostata, prostatiti, incontinenza urinaria, deficit erettile  ed eiaculazione precoce, sono tutti casi in cui  i “muscoli della potenza” e dell’errata postura, sono coinvolti totalmente o in parte.

In uno studio condotto sui problemi di impotenza maschile come l’erezione, presso l’universita’ di Colonia ha dimostrato che, su 124 uomini impotenti, il rinforzo dei muscoli del pavimento pelvico migliora nell’ 80 per cento dei casi senza effetti collaterali. Scienziati dell’Universita’ di West-England, a Bristol, hanno scoperto, attraverso uno studio condotto su 55 uomini che la riabilitazione del pavimento pelvico:

  • Nel 40 per cento dei casi  i problemi di erezione si risolvono completamente, .
  • Nel 35 per cento  i problemi di erezione diminuiscono.
  •  Nella maggior parte degli uomini lo gocciolamento post-minzionale diminuisce in modo importante.

Le cause:

  • Eta’.
  • Obesita’.
  • Diabete.
  • Ipertensione arteriosa.
  • Disfunzione della tiroide.
  • Fumo.
  • Malattie neurologiche.
  • Interventi chirurgici: prostatectomia radicale o parziale, emorroidectomia, prolasso rettale.
  • Rapporti sessuali non protetti.

Prolasso rettale

 

Problemi ano rettali

Il prolasso del rettale e’ la discesa completa o parziale della parete del canale rettale, dovuta ad un eccessiva ipotonia  dei muscoli del pavimento pelvico o una scarsa motilita’ intestinale.

Tra le cause di formazione di prolasso rettale troviamo: la stitichezza, la difficolta’ ad evacuare insieme allo sforzo per defecare, il parto e l’iperpressione addominale.

I sintomi sono:

  • Bisogno ripetuto di evacuare.
  • Difficolta’ di evacuazione.
  • Secrezioni mucose.
  • Irritazione, bruciore e prurito.
  • Ipotonia sfinterica associata a incontinenza anale o stipsi o diarrea.
  • Emorroidi.

Frequentemente nella persona affetta da prolasso rettale e’ possibile trovare un prolasso della vescica o dell’utero.

Rivolgersi ad un infermire specializzato per la valutazione e i trattamenti dei problemi ano rettali, e’ di notevole aiuto, per correggere gli errori quotidiani che avvengono durante la spinta evacuativa, il reclutamento addominale e la correzione posturale.

Tra i problemi ano rettali più’ comuni troviamo la stitichezza

Tra i problemi ano rettali più’ comuni troviamo la stitichezzaProblemi ano rettali

La stitichezza e’ definita come la riduzione di scariche alvine o la difficoltosa evacuazione di feci dure e se prolungata nel tempo si definisce cronica.

La stipsi e’ caratterizzata dalle feci presenti in ampolla rettale per lungo tempo, determinando disidratazione, indurimento, fermentazione e produzione di gas.

Le cause della stitichezza possono essere:  emotive, alimentari, anatomiche, posturali. Le persone sottoposte a interventi chirurgici (emorroidi, ragadi, fistole anali, lacerazioni) possono avere evacuazione dolorosa, inducendo la persona a trattenere per non sentire piu’ il dolore.

I sintomi sono:

  • Sensazione dell’ampolla rettale mai vuota.
  • Spinta difficoltosa durante l’evacuazione.
  • Bisogno impellente di defecare che scompare quando ci si e’ recati in bagno.
  • Peso costante a livello dell’ano.
  • Pancia gonfia e dura.

Le spinte eccessive nella persona stitica, se prolungate nel tempo, possono provocare effetti secondari quali: l’abbassamento degli organi pelvici la dissinergia perineale e l’indebolimento addominale.

Una complicazione della stipsi e’ la formazione del fecaloma, ovvero una massa grossa e dura di feci che si accumulano e non riescono a passare all’esterno. Bisogna prestare molta attenzione in questi casi, soprattutto nei bambini, in quanto la mucosa intestinale tende a lacerarsi e sanguinare.

In questi casi i sintomi possono essere:

  • Dolore addominale.
  • Pancia gonfia e dura.
  • Addome molto teso e doloroso alla palpazione.
  • Vomito.

Una stipsi cronica bassa e’ associata ad un perineo che non funziona bene e nel tempo la situazione tende ad aggravarsi. Attraverso la riabilitazione e’ possibile insegnare tecniche di rilassamento, l’apertura dello sfintere e l’allineamento del canale anale.

 

Problemi urologici: Incontinenza urinaria

 

Tra i problemi urologici troviamo I’incontinenza Urinaria che indica una qualsiasi involontaria perdita delle urine, determinando un peggioramento della qualita’ di vita della persona. Solitamente la persona affetta da incontinenza urinaria non si reca dal medico  o dall’infermiere specializzato, perche’ si vergogna o si rassegna al problema.

Di solito l’incontinenza urinaria e’ un dei problemi urologici, pelvi perineale che può essere curato e trattato.

L’incontinenza urinaria e’ frequente e quasi sempre e’ il  risultato di una sottostante condizione medica curabile, ma che viene spesso sottovalutata sia per la riluttanza della paziente, sia per l’errata convinzione, che i rimedi siano inefficaci.

Dal punto di vista delle manifestazioni cliniche la perdita involontaria  di urina  puo’  essere classificata come segue:

– IU goccia a goccia
– IU da sforzo
– IU da urgenza
– IU mista, da sforzo e da urgenza
– IU funzionale

L’Incontinenza Urinaria da Sforzo o IUS e’ la perdita involontaria di urina, data da un’incompleta e non efficace chiusura del lume uretrale che insorge in occasione di un aumento della pressione intra-addominale, ad esempio, durante colpi di tossestarnutirisateattivita’ fisica, in occasione di ponzamento, manovre di Valsalva o similari.
E’ una delle forme di incontinenza piu’ comune, tipica del sesso femminile, possibile nella nullipara, piu’ frequente nella donna pluripara, in quanto subiscono un rilassamento dei muscoli pelvici a causa di gravidanze e parti. Anche la menopausa puo’ essere un fattore di rischio, poiche’ la caduta degli estrogeni rende i tessuti piu’ deboli e nel caso dei tessuti pelvici, provoca la riduzione della capacita’ di chiudere l’uretra. Tra le possibili concause vanno segnalati poi gli interventi di chirurgia urogenitale (asportazioni di fibromi ed isterectomie) anch’essi molto diffusi nelle donne di qualsiasi eta’.

La Riabilitazione pelvi perineale nei problemi urologici, deve iniziare quanto prima, ad esempio, nell’uomo operato di prostatectomia parziale o radicale dopo 20-30 giorni dall’intervento chirurgico, al fine di ridurre o risolvere gli effetti secondari quali  l’incontinenza urinaria e la disfunzione erettile, prima di un intervento programmato, a seguito del parto, ecc.
E’ quindi bene ricordare che l’I.U. e’ il sintomo di un problema, non una malattia e la Valutazione deve seguire un approccio logico e sistematico.

L’Incontinenza Urinaria nel bambino solitamente e’ considerata normale, se in seguito, accade qualche piccolo “incidente” e’ spesso sottovalutato dai genitori, ritenendolo un “problema momentaneo che passera’”, se l’incontinenza si protrae nel tempo, il rischio e’ la comparsa di disagio nella vita sociale del figlio.
Il ritardo nell’affrontare il problema, non permette di intervenire tempestivamente con adeguate indicazioni e cambiamenti comportamentali, che da soli possono risolvere il problema ed evitare infezioni urinarie, cistiti e disfunzioni perineali in genere.
La Riabilitazione Pelvi Perineale nei casi di problemi urologici infantili e’ articolata  da traning vescicale, cambiamenti comportamentali ed esercizi propriocettivi e chinesiterapici.

Problemi urologici: vescica iperattiva


Problemi urologici

La vescica iperattiva e’ tra i problemi urologici piu’ diffusi al livello mondiale con un forte impatto nella vita sociale che coinvolge sia uomini che donne.

La vescica iperattiva e’ detta anche sindrome da urgenza-frequenza, e’ caratterizzata da  un improvviso e irrefrenabile bisogno di mingere, con difficolta’ a rimandare lo stimolo. Di solito e’ accompagnata da un’elevata frequenza della minzione diurna e notturna e da incontinenza urinaria.

I fattori di rischio sono:

  • Eta’.
  • Menopausa.
  • Obesita’.
  • Altri problemi urinari (infezioni delle vie urinarie, interventi uro-ginecologici).
  • Farmaci.
  • Malattie neurologiche.
  • Ritardato controllo della minzione nell’infanzia.

Tra le opzioni terapeutiche conservative, non invasive, di prima linea per il trattamento della sindrome della vescica iperattiva e’ rappresentata dagli esercizi del pavimento pelvico, cambiamenti comportamentali e dal training vescicale, associata a terapia farmacologica antimuscarinica mirata.

Narcisismo da social network, quando la vanità sfiora la malattia

Negli Stati Uniti, negli ultimi dieci anni, le diagnosi di disturbo narcisistico della personalità sono aumentate di circa il 7 per cento, cresciute in proporzione quanto quelle di obesità. Sarà colpa dei social network, che ci forniscono nuovi e facili opportunità di metterci in vetrina? Se l’è chiesto di recente il Guardian, se lo chiedono sempre di più gli psicologi, che hanno moltiplicato le ricerche sul tema. Di narcisismo non si muore, per fortuna. Però un po’ si soffre, e molto danno il narcisista fa alle persone a lui vicine.

Ogni giorno, più di 1,4 miliardi di persone pubblica dettagli della sua vita su Facebook e sono 3,5 miliardi i nuovi “like”, mentre le foto caricate su Instagram son più di 80 milioni. Su Twitter gli utenti attivi sono 320 milioni. Il quarto d’ora di celebrità teorizzato da Andy Warhol è ormai un quartino di celebrità a flusso continuo, ma per tutti. Se c’è chi si limita a un post ogni tanto, c’è chi sui social vive anche di notte, chi si sveglia per controllare se ha un follower o un like in più. E chi non si riaddormenta se la sua foto su Instagram non sta avendo il successo che si aspettava.

«Il narcisismo ha due livelli. Il primo, sano, è l’amore per stessi, che è una componente fisiologica: un po’ d’amor proprio fa bene», spiega il professor Paolo Crepet, psicoterapeuta, psichiatra, autore di 16 libri e presto di un diciassettesimo, per Mondadori, La Trappola, dedicato proprio agli effetti collaterali della tecnologia digitale. «Al secondo livello, si sconfina nell’eccesso: il narciso patologico crede che il mondo giri intorno a lui, ha un bisogno abnorme di affermazione, apprezzamento, attenzioni, accudimento. I narcisi sono così attaccati a se stessi che perdono di vista l’altro, e il confronto con gli altri è invece essenziale e salutare. Parliamo invece di persone altere, che si sentono superiori agli altri, visti solo in funzione dell’ammirazione, dell’affetto, dell’amore e dell’accudimento che possono loro tributare, e di cui i narcisisti non sono mai sazi». Questi “bulimici dell’attenzione altrui” hanno trovato il loro habitat ideale sui social network: «I narcisi sono sempre esistiti, ma finché non sono stati inventati i selfie, avevano poche occasioni di dare dimostrazione di sé», sintetizza Crepet.

SUPERFICIALI PER DEFINIZIONE
Facebook, Twitter, Instagram funzionano da moltiplicatori del loro desiderio di essere al centro dell’attenzione. Soprattutto perché agiscono principalmente sull’immagine e i narcisisti sono più preoccupati di come appaiono che di cosa sentono. «I narcisi sono spesso superficiali», spiega Crepet, «oggi i due termini sono usati quasi come sinonimi, sebbene esistano narcisi geniali, come lo era Alberto Moravia. Tuttavia, il narciso è attento più all’aspetto che al talento e le nuove tecnologie digitali sono perfette per mettere in evidenza il non-talento. Queste tecnologie diventano la costante quotidiana dei narcisi senza talento che si fanno bastare la soddisfazione di far vedere dove sono, con chi, come sono vestiti, cosa stanno mangiando, quanti muscoli hanno».

PRIMO: FARSI VEDERE
Il primo comandamento dei narcisi è “farsi vedere”. «Narciso, nella mitologia, si specchia nell’acqua beandosi di se stesso, e per i narcisi la visibilità viene prima dell’ammirazione, precede il giudizio di valore altrui. Farsi vedere è più importante che piacere, e il narciso è felice anche quando divide». I social network moltiplicano le occasioni per dare mostra di sé. Un tempo, per essere visto, il narciso doveva accontentarsi della passeggiata in centro, della festa, dell’evento, ma sui social l’evento è continuo, il flusso di immagini è continuo. «Esserci è la droga del narciso. Si nota benissimo in politica, dove su Twitter, i politici tendono a esprimersi su qualunque fatto di attualità: non è importante ciò che dicono, ma essere presenti. Anche se – il più delle volte – superficialmente».

 SECONDO: PIACERE
Il bisogno di essere ammirati arriva dopo quello di esserci e di farsi vedere. «I social network hanno affermato la visibilità come misura del valore», spiega Crepet, «sono il contrario di J.D. Salinger che scompare, si ritira dalla vita pubblica, ma permane. Avere un riscontro, un feedback, un like, molti followers diventa una dipendenza». Se vi trovate di fronte una persona che più volte al giorno vi comunica quanti follower ha, piuttosto che sulle statistiche di gradimento delle sue foto e dei suoi post, una persona che va in crisi se se lo stanno filando tre amici in meno di ieri, bisogna iniziare a sospettare un disturbo. Vi potrebbe capitare d’incontrare qualcuno che non solo sa quanti follower ha lui, ma può stilarvi la classifica dei suoi conoscenti e discutere per ore di quanto siano immeritati i loro e meritatissimi i suoi, di come lui li abbia guadagnati più in fretta e con meno post eccetera. Nel caso, sappiate che l’attitudine narcisistica c’è.

SE SEI SEMPRE CONNESSO, LA PATOLOGIA C’È
«Il primo segnale che siamo nel campo di un disturbo della personalità narcisistica è la quantità di tempo passata sui social network», dice Crepet. Il sito waresocial.net ha pubblicato nel 2015 una ricerca secondo la quale gli italiani passano sui social due ore e mezzo al giorno. Un’enormità. Ma è come la storia del mezzo pollo di media… «C’è chi ci sta 10 minuti e chi anche di notte», osserva Crepet. «La dipendenza è tale che c’è chi resta connesso di notte e si sveglia appositamente per controllare se i suoi post stanno avendo successo». In questo caso siamo nella patologia. Altri segnali? «Se uno si chiude al bagno non per leggere Calvino ma per stare su Facebook bisogna preoccuparsi. Idem se chatta anche al ristorante o al cinema».

QUELLA FOTO NEL PROFILO INSOSPETTISCE
Il secondo indicatore è quello che si posta sui social. Avverte Crepet: «Il discrimine sta anche nell’età: una sedicenne può cambiare una volta al giorno la foto del profilo di Whats App, ma se qualcuno lo fa dopo i vent’anni ha un problema». Le immagini dicono molto di una personalità narcisistica. Se posti solo foto in stile top model, pure non essendo una top model, o un top model, qualcosa non va. Spiega Crepet: «La foto del profilo è particolarmente significativa: una donna che usa l’immagine di un tacco a spillo sta comunicando un’immagine di sé narcisistica, perché vuole farsi notare, vuole far parlare di sé. Le foto del profilo sono il nuovo biglietto da visita. Sono sintomatiche tutte le foto in cui ci addobba in modo diverso da come si è: foto che sono un’esteriorizzazione del sé, in mancanza del sé».

VITA SOLO VIRTUALE?
LA DIAGNOSI È CERTA

«La discriminante per capire se c’è un disturbo serio della personalità da narcisismo», spiega Crepet, «è se non hai una seconda vita, se vivi principalmente rapporti virtuali. Da psichiatra, io spero che ognuno possa vivere senza telefonino». Non avere un’altra chance al di fuori dei social network è l’ultimo stadio del disturbo, il più grave per il soggetto. Subito prima, il narciso fa danno soprattutto alle persone che gli sono vicine. «La vita del suo partner può essere un inferno perché il narciso vuole piacere a tutti. Non si occupa del partner, non lo ascolta, non si accorge se sta bene o male». Per non trovarsi in una situazione simile, l’unica è spiare per tempo i suoi social.  E scappare.

INCONTINENZA URINARIA E FISIOTERAPIA

Incontinenza urinaria e fisioterapia

Ti capita mai di avere perdite involontarie di urina quando sollevi un peso, quando tossici o starnutisci oppure di avere urgenza di mingere ma con uno stimolo non procrastinabile nel tempo?

NON TI SPAVENTARE: L’INCONTINENZA SI PUÒ RISOLVERE!!

Cosa aumenta la probabilità di soffrire di incontinenza urinaria?

  • Età
  • Gravidanza e Parto
  • Menopausa
  • Abuso di caffeina, alcool o fumo
  • Scarsa attività fisica, sovrappeso, obesità
  • Interventi chirurgici delle basse vie urinarie (es. prostatectomia…)
  • Interventi chirurgici al rachide lombare (es. ernia al disco…)

Il grande protagonista della situazione: IL PAVIMENTO PELVICO

La zona genito-urinaria-anale che è delimitata dal pube anteriormente e dal coccige posteriormente corrisponde al pavimento pelvico. Questo pavimento si compone di muscoli che vanno a formare una struttura che potremmo definire “amaca” sulla quale poggiano gli organi pelvici.

Tra questi muscoli il più forte ed importante è l’elevatore dell’ano che oltre a sostenere gli organi pelvici garantisce la continenza urinaria ed anale. La cosa importante è che questo muscolo è in grado di contrarsi in modo volontario ed è per questo che POSSIAMO ALLENARLO!!

Come allenarlo? Fisioterapia e riabilitazione del pavimento pelvico

Negli ultimi decenni da numerosi studi scientifici è stato dimostrato che la fisioterapia e la riabilitazione del pavimento pelvico rappresentano il primo approccio terapeutico per la cura dell’incontinenza urinaria.

Il vostro fisioterapista saprà impostare il piano riabilitativo più adatto a voi che consisterà in esercizi terapeutici per il miglioramento della muscolatura del pavimento pelvico, nonché tecniche manuali di rilassamento dell’addome, rieducazione posturale ed eventuali esercizi respiratori.

Il percorso riabilitativo prevede 3 fasi:

  1. PERCEPIRE 
  2. ALLENARE 
  3. AUTOMATIZZARE

Dietro a questo sintomo si celano molto spesso imbarazzo, disagio e frustrazione per il timore che le perdite possano essere percepite da chi ci circonda. Questo comporta
un’isolamento dalle attività sociali e dalle relazioni personali.

Rivolgiti il prima possibile al tuo fisioterapista per risolvere questo problema e vivere in armonia con il tuo organismo.

Con pressione alta in gravidanza più rischio obesità bimbo

Se la mamma ha la pressione alta in gravidanza, in particolare nel secondo e terzo trimestre, il bimbo sarà più a rischio di sovrappeso o obesità. A evidenziarlo è uno studio guidato dalla Qingdao University, in Cina, e dall'Università di Cambridge, nel Regno Unito, pubblicato su The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. I ricercatori hanno preso in esame i dati relativi a 88406 coppie di mamme e figli nell'ambito della Jiaxing Birth Cohort, un gruppo oggetto di studio sulle nascite nel nordest della Cina.

I bambini sono stati seguiti dalla nascita fino in media a meno di sei anni, momento in cui il 6,6% veniva considerato sovrappeso e il 2,5% obeso. È emerso che l'ipertensione durante il secondo trimestre era legata a un aumento del 49% del rischio di sovrappeso o obesità, mentre nel terzo trimestre era legata al 14% in più di rischio.

Ogni 10 millimetri di mercurio di aumento della pressione cresceva la possibilità, mentre non è stata riscontrata un'associazione tra la pressione alta nel primo trimestre di gravidanza e il rischio di sovrappeso e obesità dei bambini.

Alla base di questo legame tra ipertensione al progredire della gestazione d peso elevato dei bimbi potrebbero esservi secondo gli studiosi cause di restrizione intrauterina della crescita, nonché la resistenza vascolare dell'arteria ombelicale durante il terzo trimestre, precedentemente correlata a una crescita ritardata del feto, a dimensioni più piccole alla nascita e a un elevato indice di massa corporea infantile.

Un semplice test può salvare la vita ai neonati con problemi di cuore

Un semplice test non invasivo alla nascita che misura l'ossigeno nel sangue potrebbe scoprire quel 50% di cardiopatie congenite che vengono invece 'mancate' dalle indagini tradizionali. Lo affermano i ricercatori dello European Pulse Oximetry Screening Workgroup in un articolo su Lancet Child Adolescent Health, in cui chiedono che il test, chiamato pulsiossimetria, venga adottato dalle linee guida in tutto il continente come già avviene negli Usa.
    I difetti cardiaci congeniti riguardano due bambini ogni mille nati e sono una delle principali cause di morte infantile, soprattutto se non diagnosticati. Il dispositivo per la pulsiossimetria, che funziona applicando due sensori uno sulla mano e uno sul piede del bimbo, misura eventuali carenze di ossigeno nel sangue, che sono indice di possibili problemi al cuore. La prova dell'efficacia di questo tipo di screening, che può essere fatto già dalle ore successive al parto, viene da diversi studi condotti anche in Italia, che hanno dimostrato che con un intervento precoce la mortalità per questi difetti scende del 15-20%. "Queste raccomandazioni sono il culmine di quasi un decennio di lavoro per prevenire il maggior numero di morti possibili per problemi al cuore non diagnosticati - spiega Andrew Ewer, coordinatore del gruppo -. La chirurgia e l'inserimento di cateteri portano al giorno d'oggi a esiti favorevoli nella maggior parte dei casi di cardiopatie, ma una diagnosi tempestiva è essenziale".

Scacco all'obesità partendo dai primi 1000 giorni di vita

E' nei primi 1000 giorni di vita che si inizia a prevenire l'obesità, una vera e propria emergenza di salute se si considera che in Italia a 9 anni un bambino su 10 è obeso, 2 su 10 sono in sovrappeso e circa il 50% degli adolescenti obesi rischiano di esserlo anche da adulti. Gli adulti obesi sono 6 milioni nel nostro Paese, 20 milioni quelli in sovrappeso. Allattamento al seno, svezzamento, no a sale e a zuccheri aggiunti sono tra le regole principali da seguire nei primi due anni di vita per prevenire sovrappeso e obesità e quindi l'insorgere di patologie da grandi.

A questo si aggiunge, come regola che vale a ogni età, mangiare secondo i dettami della dieta mediterranea e fare attività fisica per almeno 60 minuti tutti i giorni. A evidenziarlo sono i pediatri, che proprio all'obesità hanno dedicato delle linee guida, una "Consensus su diagnosi, trattamento e prevenzione dell'obesità del bambino e dell'adolescente". A realizzarla la Società Italiana di Pediatria (Sip)e quella di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (Siedp)."La Consensus conferma che l'obesità infantile è un fenomeno dilagante e persistente", spiega il Presidente Sip Alberto Villani.

"La prevenzione e la cura dell'obesità e delle sue complicanze rappresentano un obiettivo prioritario dell'agenda sanitaria del Paese, anche per ridurre i costi che l'Ssn dovrà sostenere per la cura e l'assistenza di adulti con patologie croniche associate". "È indubbio - aggiunge il ministro della Salute Beatrice Lorenzin- che l'adozione di un regime nutrizionale appropriato, come pure di un corretto stile di vita, costituisca un obiettivo fondamentale da raggiungere per il benessere e la salute complessiva del bambino di oggi ma anche e soprattutto un utile investimento per l'adulto di domani".

Ciò che più preoccupa sono proprio le complicanze: un bambino obeso su 20 ha la glicemia elevata, circa 1 su 3 ha già il fegato grasso, il 10% ha valori di pressione superiori alla norma e più del 30% ha valori di trigliceridi e colesterolo LDL elevati e colesterolo HDL (quello 'buono') ridotto. Anche il diabete fa sempre più la sua comparsa precoce. Partire dalla dieta, a iniziare quella della mamma, e coinvolgere le scuole è un imperativo necessario. "Alcuni provvedimenti legislativi - aggiunge inoltre Villani- possono creare condizioni che facilitano scelte salutari, quali favorire l'accesso ai cibi sani, scoraggiare il consumo di cibi ipercalorici e implementare la qualità del trasporto pubblico e la sicurezza stradale con la costruzione di piste ciclabili e pedonali nei centri urbani".

Da smartphone a social, tecnologie minano la salute dei teenager

Smartphone, social, videogame: è il fuoco incrociato che minaccia la salute degli adolescenti di oggi che, alle prese con queste e altre tecnologie, perdono preziose ore di sonno che mettono a repentaglio lo sviluppo stesso del loro cervello, li mettono a rischio di impulsività e possono favorire l'insorgere di disturbi psichici nel caso vi sia una predisposizione latente del giovane.
    È l'allarme lanciato da Claudio Mencacci, Direttore Dipartimento Neuroscienze e salute mentale dell'ASST FBF-Sacco di Milano, autore, insieme a Gianni Migliarese, psichiatra del FBF, del libro "Quando tutto cambia. La salute psichica in adolescenza" (Pacini Editore) presentato a Milano.


    Gli adolescenti tendono a dormire meno di 6 ore almeno il 10% delle notti. A 18 anni il 75% dei ragazzi dorme meno di 8 ore e solo il 3% dorme più di 9 ore, spiega Mencacci. La deprivazione di sonno, specie se cronica, può produrre conseguenze a lungo termine in termini di formazione dei circuiti cerebrali.
    Un'altra minaccia per lo sviluppo cerebrale dell'adolescente, afferma Migliarese, è l'esposizione a sostanze stupefacenti; il 33% degli studenti italiani, circa 800.000, ne ha provata almeno una tra alcool, cannabis, vecchie e nuove droghe. Tutte le molecole psicotrope impattano in modo significativo sulla maturazione cerebrale dell'adolescente, con livelli di gravità che differiscono da sostanza a sostanza e da modalità di assunzione. 

Adolescenti, insoddisfatto della propria vita uno su 10 
Esperto,vederne fragilità per evitare insorgenza disturbi psiche

 Adolescenti, uno su dieci è globalmente insoddisfatto della propria vita; il pericolo è che le fragilità tipiche di questo delicato periodo di vita sfocino in veri e propri disturbi psichici. E' quanto emerge da una nota stampa che anticipa alcuni dei contenuti anticipati oggi a Milano dove è stato presentato il volume "Quando tutto cambia. La salute psichica in adolescenza" scritto da Claudio Mencacci, Direttore Dipartimento Neuroscienze e salute mentale dell'ASST FBF-Sacco di Milano e Gianni Migliarese, psichiatra presso il FBF di Milano. "In Italia abbiamo oggi circa 8 milioni e 200 mila giovani tra i 12 e i 25 anni. Di questi - spiega Mencacci - circa il 10% (dati ISTAT) si dichiara globalmente insoddisfatti della loro vita, delle loro relazioni amicali, familiari e della loro salute. I dati epidemiologici nazionali e internazionali riscontrano tassi simili di ragazzi con manifestazioni depressive o sintomi d'ansia. È a questi 800 mila giovani che bisogna prestare attenzione facilitando il riconoscimento di tutti quei fattori 'tossici' che possono favorire l'esordio e il mantenimento di patologie psichiche". Su queste condizioni è poi necessario intervenire per tempo, visto che i trattamenti precoci, grazie all’elevata plasticità del cervello nel periodo adolescenziale, sono associati ad ottime risposte cliniche.

Maria Teresa Carrozzo

Eiauculazione precoce: cosa è? Sintomi e rimedi

Considerata come il disturbo più comune della sessualità maschile, l’eiaculazione precoce causa, con frequenza quasi costante, l’emissione di sperma dopo 5 o 10 spinte coitali o addirittura prima della penetrazione, provocando un senso di disagio nella partner.

«L’eiaculazione precoce affligge tipicamente gli uomini giovani ed è presente fin dai primi rapporti, ma può presentarsi anche dopo lunghi periodi di rapporti regolari. In quest’ultimo caso, sorge in relazione a tre fattori: minore frequenza dei rapporti sessuali, ansia da prestazione di fronte ad una nuova partner, oppure comparsa di malattie infiammatorie o organiche degli organi genitali»

Cause

Per affrontare l’eiaculazione precoce, è fondamentale dapprima capire le cause all’origine della problematica. Tra queste possono essere incluse lo stress, l’ansia e altre difficoltà emotive, così come fattori fisici quali un’ipersensibilità del glande.

«Le cause dell’eiaculazione precoce sono soprattutto di natura psicologica. Ad esempio, il desiderio inconscio di concludere rapidamente il rapporto per paura di non poterlo mantenere più a lungo è un aspetto dell’ansia da prestazione.

 Sono, invece, più rari i casi di eiaculazione precoce temporanea correlati alla presenza di patologie organiche come uretriti, vescicoliti, prostatiti, frenulo corto e fimosi (ndr. un restringimento del prepuzio che impedisce all’uomo di scoprire il glande)».

 

Trattamento

In presenza di patologie infiammatorie o congenite del pene e del glande, l’eiaculazione precoce richiede innanzitutto la cura delle patologie esistenti, a cui seguirà il trattamento dell’aspetto psicologico.

«L’intervento chirurgico di circoncisione e frenulotomia (ndr. la recisione del frenulo), ancor prima della terapia farmacologica, viene proposto da molti specialisti come trattamento dell’eiaculazione precoce quando è secondaria all’ipersensibilità del glande» spiega l’esperto.

In assenza di una causa organica, invece, la terapia prevede la correzione degli aspetti psicologici tramite due tipi di intervento:

- la terapia comportamentale, che avviene sia mediante un percorso individuale sia con il coinvolgimento attivo della partner in esercizi finalizzati ad aumentare il controllo sull’eiaculazione;

- la terapia psicofarmacologica, che impiega farmaci specifici (come i bloccanti alfa adrenergici e gli antidepressivi serotinergici) volti a diminuire la sensibilità dell’organo genitale e ritardare così il raggiungimento dell’orgasmo.

«In sintesi, una procedura terapeutica idonea prevede fin da subito l’impiego di farmaci e contemporaneamente l’avvio di pratiche di terapia comportamentale di coppia, che richiedono un tempo più lungo per avere effetti.

Nei mesi a seguire, lentamente, si ridurranno fino a cessare i farmaci, non appena le terapie comportamentali avranno ottenuto il controllo eiaculatorio maschile».

 

Esercizi

Alla base di una vita sessuale sana e soddisfacente si colloca uno stile di vita equilibrato, senza livelli eccessivi di stress, privo dell’uso e abuso di sostanze nocive quali droghe, alcol o fumo, e caratterizzato da un’alimentazione corretta e dalla pratica regolare di un’attività sportiva.

«Nell’immediatezza del rapporto sessuale, una semplice pratica che aiuta il controllo eiaculatorio è quella chiamata “start e stop”. Essa consiste nell’interruzione dell’eccitazione sessuale da parte della partner, che stringe con le dita sotto al glande per 30-60 secondi, poi rilascia e riesegue la stessa manovra quando l’eccitazione aumenta. Si ripetono le manovre fino a 10 volte prima di concludere con l’atto eiaculatorio. Questo semplice gesto aiuta nel singolo atto ed ha una funzione riabilitativa se praticato costantemente nel tempo» spiega il professor Pinzi.

Un’altra terapia da eseguire nel momento del rapporto consiste nell’applicazione sul glande di creme anestetizzanti, che sono di sicura efficacia, ma che non risolvono le vere cause alla base dell’eiaculazione precoce.

«Inoltre, se l’uomo ha applicato la crema anestetizzante sul glande dovrà utilizzare il preservativo durante il rapporto, poiché potrebbe anestetizzare la vagina della donna, riducendone il piacere. L’effetto anestetico dura 2-3 ore» conclude l’esperto.

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