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Fertilità, l’età conta anche per gli uomini

Che nelle donne fertilità ed età si trovassero in un rapporto inversamente proporzionale è cosa alquanto nota. Che questa medesima relazione fosse valida anche per gli uomini non era così scontato… almeno fino a oggi. A dissipare ogni dubbio e rivelare il nesso tra fertilità ed età anche negli uomini arriva uno studio della Hardvard Medical School.

 

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Malattie reumatiche spesso scoperte in ritardo: come riconoscere i sintomi

Sono quasi sei milioni gli italiani che soffrono di una malattia reumatica (uno su tre dopo i 65 anni): artrite reumatoide, artrosi e osteoporosi sono fra le più comuni. Altre, come lupus eritematoso, sclerodermia o alcune patologie autoimmuni sono più rare. In comune hanno che quasi tutte vengono spesso diagnosticate in ritardo, quando sono più difficili da curare ed espongono a un maggior rischio d’invalidità. Ciò accade anche perché la maggior parte dei malati tende a trascurare a lungo le prime avvisaglie di queste patologie e/o non sa riconoscerne i sintomi. «Le malattie reumatiche sono ancora sottovalutate dalla maggioranza delle persone, che temporeggia talvolta anche davanti a forti dolori cui seguono le prime difficoltà di movimento - sottolinea Mauro Galeazzi, Presidente Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (Sir) e direttore della Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese -. Non a caso queste patologie rappresentano complessivamente la prima causa di disabilità nel nostro Paese. Riconoscerne i segnali e arrivare al più presto a una diagnosi, sarebbe invece essenziale per limitare i danni che possono provocare».

 

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Salute: noduli tiroidei non palpabili nel 50-60% dei pazienti

“I noduli tiroidei si evidenziano alla palpazione nel 4-7% della popolazione, mentre l’ecografia riscontra noduli non palpabili nel 50-60% delle persone”. Lo spiega Enrico Papini, Direttore Struttura Complessa Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Ospedale Regina Apostolorum, Albano Laziale.

La maggioranza dei noduli sono di piccole dimensioni e nel 90-95% dei casi rimangono benigni. Negli ultimi anni, probabilmente grazie a la migliore sensibilita’ e il facile accesso ai moderni mezzi diagnostici, si e’ verificato un aumento dell’incidenza dei noduli tiroidei seguito da un parallelo aumento dei carcinomi tiroidei, seppure non associato ad un aumento del tasso di mortalita’. La cosiddetta “epidemia dei microcarcinomi”, tumori con diametro minore di 1 cm, se da un lato rappresenta un importante passo avanti nella prevenzione, pone dall’altro il dubbio se sia appropriato sottoporre pazienti a basso rischio allo stesso trattamento tradizionalmente riservato a neoplasie piu’ avanzate, esponendo i pazienti a possibili complicanze ed effetti indesiderati probabilmente non indispensabili”.

Delle novita’ su diagnosi, chirurgia e terapia dei tumori tiroidei si e’ discusso ad Ariccia al workshop “Thyroid UpToDate – Linee Guida e Pratica Clinica” promosso da Ame, Associazione Medici Endocrinologi e dall’Ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale. “Recenti studi propongono una strategia di sorveglianza attiva dei microcarcinomi della tiroide invece della chirurgia, con controlli ad esempio semestrali invece che annuali – continua Rinaldo Guglielmi, Past President AME -. Questa tesi e’ ulteriormente sostenuta da uno studio retrospettivo coreano recentemente pubblicato sull’European Journal of Endocrinology che ha coinvolto quasi 3.000 pazienti suddivisi in 3 gruppi a seconda del tempo passato tra il riscontro del nodulo e l’intervento chirurgico: entro 6 mesi, tra 6 e 12 mesi e oltre 12 mesi.”

“Non si sono rilevate differenze significative di risposta clinica nei 3 gruppi, in particolare risultavano liberi da malattia nel 74-78% e evidenza di malattia residua si e’ riscontrata solo nello 0,5-2% dei pazienti. Inoltre osservando i pazienti per un periodo mediano di 4,8 anni, la persistenza/recidiva di malattia e’ stata riscontrata in percentuali analoghe senza differenze statisticamente significative. I risultati di questo studio sembrano quindi indicare che una strategia di sorveglianza attiva con chirurgia ritardata non pregiudica il risultato clinico finale”.

Questo tipo di approccio e’ sicuramente giustificato dal punto di vista clinico – commenta Papini -, ma pone il problema della comunicazione della diagnosi di cancro della tiroide ad un paziente non seguita dall’indicazione chirurgica che puo’ essere psicologicamente problematica e lascia il paziente “in sospeso”. A questo punto il problema va ricercato alla fonte: e’ giusto sottoporre il paziente ad ago aspirato su un piccolo nodulo?”

“Le ultime e piu’ autorevoli linee guida sui noduli tiroidei redatte in collaborazione da AME, American Association of Clinical Endocrinologists (AACE) e American College of Endocrinology (ACE) consigliano la sorveglianza attiva invece della biopsia in tutti i casi di noduli con diametro inferiore a 5 mm per il loro rischio clinico basso e nel caso dei noduli dai 5 ai 10 mm non consigliano di eseguire l’ago aspirato in assenza di ulteriori caratteristiche di aggressivita’ come ad esempio la presenza di linfonodi sospetti o storia familiare o personale di precedente cancro tiroideo. Si potra’ poi procedere all’esecuzione dell’ago aspirato in un secondo momento in caso di evoluzione clinica o aumento di dimensioni del nodulo”.

 
 
 
 

 

Scoliosi e dorso curvo: come prevenire i difetti di postura

Ecco le regole per tenere lontani i disturbi della colonna vertebrale a partire dall'infanzia

La colonna vertebrale ci sostiene per tutta la vita ma dobbiamo prendercene cura fin dalla tenera età, per prevenire eventuali difetti posturali o patologie vere e proprie. «Il periodo
da tenere particolarmente d’occhio e quello tra la quinta elementare e la prima media, quando i ragazzi si trovano in quella fase di crescita in cui possono manifestarsi alcune malattie come la scoliosi o il dorso curvo».

Scoliosi e dorso curvo: cosa sono?

La scoliosi è una deformazione tridimensionale, con deviazione laterale della colonna vertebrale, e comporta anche una rotazione delle vertebre, con conseguente gibbo, l’asimmetria del dorso. La forma più comune (circa l’80% dei casi) è quella idiopatica adolescenziale, che si manifesta dopo i dieci anni e progredisce per tutta l’adolescenza. Il dorso curvo, invece, è una patologia che si manifesta attraverso una deviazione della colonna vertebrale: il tratto dorsale della colonna si flette in avanti.

Come prevenire i difetti della colonna vertebrale?

Ma come possiamo prevenire disturbi e difetti della postura?  Contattateci e vi diremo come!

Mai prendere decisioni a stomaco vuoto: l’ormone della fame rende impulsivi

La scoperta offre un nuovo bersaglio da colpire per contrastare disturbi come l'iperattività dei bimbi con ADHD, l'autismo e i disturbi alimentari

La fame è una cattiva consigliera: tutta colpa della grelina, l’ormone prodotto a digiuno dallo stomaco, che una volta raggiunto il cervello finisce con l’accendere i circuiti nervosi dell’impulsività. Lo dimostra uno studio condotto sui topi dai ricercatori dell’Università di Goteborg, in Svezia.

I risultati, pubblicati sulla rivista Neuropsychopharmacology, aprono una nuova “finestra” sul cervello, svelando un meccanismo inedito che potrebbe diventare un bersaglio da colpire per curare diversi disturbi neuropsichiatrici legati all’impulsività, come i disturbi ossessivo-compulsivi, l’autismo, la dipendenza dalle droghe, l’ADHD nei bambini iperattivi e i disturbi alimentari.

«Per la prima volta – spiega la ricercatrice Karolina Skibicka – siamo riusciti a dimostrare che l’innalzamento della grelina, prima dei pasti o durante il digiuno, induce il cervello ad agire d’impulso, condizionando la capacità di prendere decisioni in maniera razionale».

Gli esperimenti sui topi di laboratorio dimostrano inoltre che l’aumento dei livelli di grelina cambia perfino l’espressione del Dna nei neuroni coinvolti nei processi decisionali e nei comportamenti impulsivi. Le alterazioni colpiscono in particolare geni ed enzimi legati alla dopamina (la molecola-segnale che nel cervello regola i circuiti della ricompensa e della dipendenza), esattamente come accade nell’ADHD e nei disturbi ossessivo-compulsivi.

«Questi risultati – sottolinea Skibicka – indicano che i recettori per la grelina nel cervello possono diventare bersaglio per futuri farmaci contro disturbi psichiatrici caratterizzati da problemi di impulsività e perfino i disturbi alimentari».

Ansia e mal di pancia: perché sono così collegati?

Secondo un'indagine Assosalute, le preoccupazioni sono la principale causa di disturbi gastrointestinali. L'esperto Attilia Giacosa ci descrive il legame tra sistema nervoso centrale ed enterico

Un’influenza reciproca: stomaco e cervello sono legati in modo diretto. Questo è dimostrato da tutte quelle volte che una preoccupazione in più o un periodo di stress ci causa mal di stomacodiarreanausea. Oppure da quelle volte che ci sentiamo tristi e abbiamo voglia di mangiare dolci (scopri qual è il meccanismo che si innesca in questo caso).

Un secondo cervello

Come ci spiega Attilio Giacosa, coordinatore scientifico del Dipartimento di Gastroenterologia del Gruppo Sanitario Policlinico di Monza e Docente dell’Università di Pavia, tutto ciò accade perché lo stomaco è un “secondo cervello”, che comunica con il sistema nervoso centrale attraverso una fitta rete di impulsi, trasmessi soprattutto attraverso il nervo vago. «Il cervello cranico e quello enterico interagiscono condizionandosi a vicenda» sottolinea Giacosa.

L’indagine

Secondo un’indagine di Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione), i malesseri gastrointestinali interessano la grande maggioranza degli italiani: l’89,6% ha avuto esperienza di almeno un disturbo a stomaco e intestino, mentre il 57,7% di più disturbi contemporaneamente (bruciore di stomaco, dolore addominale, gonfiore e meteorismo, diarrea, difficoltà digestive e stitichezza sono quelli più ricorrenti). Le cause? Sia uomini che donne, mettono al primo posto le preoccupazioni, quindi situazioni di ansia e stress.

L'attività fisica regolare può posticipare fino a 15 anni il colesterolo alto tipico dell'avanzare dell'età

Allenarsi fa bene a cuore e polmoni, è noto da tempo, ed è un’efficace strategia di prevenzione per ridurre i fattori di rischio cardiovascolari. Come l’ipercolesterolemia, ad esempio, il cui esordio correlato all’invecchiamento sembra essere ritardato fino a 15 anni nelle persone che sono più in forma e allenate. Lo mette in luce uno studio coordinato dalla Arnold School of Public Health dell’University of South Carolina, riportato sulle pagine del Journal of the American College of Cardiology.

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Colesterolo: attenzione ai piatti di Natale

Come da tradizione, gli alimenti che compaiono sulle tavole delle feste sono molto ricchi in calorie, perché contengono molti grassi e zuccheri semplici. Comunque, i momenti in cui si festeggia sono concentrati in pochi giorni: la Vigilia, il Natale, Santo Stefano, Capodanno e il Primo dell’anno. In tutto sono cinque pranzi e cene, durante i quali è giusto chiudere un occhio ed essere meno rigidi nella dieta, al fine della giusta convivialità e socializzazione.
Dato che la causa del colesterolo “cattivo”, l’LDL, è da ricercarsi principalmente in una dieta sbagliata, che dovrebbe essere ipolipidica e con cotture semplici, è chiaro che gli alimenti del menù natalizio sono da considerarsi nemici della salute di cuore e arterie, ma anche della bilancia. Chi soffre di problemi come il colesterolo e i trigliceridi alti o è obeso non deve, comunque, privarsi dei momenti di festa, ma deve solo porre attenzione a non esagerare e soprattutto a cercare di non ingrassare, adottando comportamenti adeguati e seguendo semplici regole. 

Parlando di primi piatti, quali sono i cibi e gli abbinamenti più pericolosi per cuore e arterie?

I primi piatti elaborati come, ad esempio, le classiche lasagne, i ravioli, i tortellini, i cannelloni sono farciti con macinati ad alta percentuale di grassi e conditi con salse e besciamelle. Le calorie possono arrivare, a porzione, anche a 550-650.
Questi grassi aumentano il colesterolo “cattivo”, l’LDL, che quando è in eccesso, penetra nelle arterie e, depositandosi, forma la placca che nel tempo può causare infarto o ictus cerebrale.
Un buon compromesso è preferire un piatto di fettuccine, altrettanto nobili, ma che condite in modo corretto e senza esagerare, permette di limitare grassi e calorie rispetto ai primi classici del Natale.

E per quanto riguarda antipasti e secondi piatti?

Tra gli antipasti classici troviamo per esempio il salame che contiene circa il 30% di grasso, i formaggi stagionati, le olive. Al salame è meglio preferire lo speck o il prosciutto, che hanno il 20% di grassi, quota che si può facilmente ridurre al 3-4% eliminando la parte di grasso visibile, quella bianca.
Ideale sarebbe anche sostituire i formaggi stagionati, che hanno il 25-30% di grassi, con ricotta di mucca o mozzarella vaccina che contengono, rispettivamente, l’11 e il 15 per cento di grassi e hanno meno calorie.
Per quanto riguarda i secondi piatti, cotechino e zampone sono un classico:  contengono circa il 30% di grassi e molte calorie per porzione. Per non rompere la tradizione, non si deve rinunciare a questi due alimenti, ma bisogna comunque avere l’accortezza di limitare la porzione a una piccola fetta, aumentando casomai la quantità di lenticchie.

 Dolci e spumante, come comportarsi?

Gli zuccheri semplici e l’alcol sono gli altri due grandi nemici di cuore e arterie. Consumati in eccesso, causano obesità e l’aumento dei valori di glicemia e trigliceridi. Però, rinunciare a questi cibi durante le feste è praticamente impossibile. Fare la scelta giusta può essere d’aiuto: è consigliabile optare per una fetta di panettone classico, invece di quello farcito o arricchito di creme o cioccolato che proprio per la farcitura possono contenere anche 100 calorie in più a fetta. E poi non farsi tentare più di tanto da torroni e simili il cui contenuto calorico si aggira intorno alle 450-480 calorie per 100 grammi.
Anche la frutta secca è tra i protagonisti del Natale in tavola. È un alimento molto sano, ricco di acidi grassi polinsaturi che esercitano un’azione antiaritmica e di riduzione dei trigliceridi. Di contro, è ipercalorica: 600 calorie per 100 grammi di arachidi e mandorle, 655 le nocciole e 690 le noci. Quindi, anche in questo caso il consiglio è di limitarsi a consumare una piccola manciata di frutta secca.
Per quanto riguarda lo spumante e il vino, per limitarne il consumo una buona strategia è di riempire i calici a metà, eventualmente fare il bis, ma cercando di mantenersi a uno-due bicchieri in tutto.

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Il test di gravidanza può sbagliare?

Il test di gravidanza può sbagliare? Il test di gravidanza è un dispositivo che viene utilizzato dalle donne, per accertare o meno una gravidanza. In commercio si trovano gli stick che calcolano, attraverso l’urina, la presenza o meno dell’ormone della gravidanza. Nella maggior parte dei casi la donna esegue il test di gravidanza fai da te quando compare un ritardo significativo delle mestruazioni. Ma molte donne per curiosità eseguono il test di gravidanza prima del ritardo.

Se la gravidanza si è instaurata il test potrebbe già uscire positivo. L’unico rischio che si incorre nel test di gravidanza è di un falso negativo. In questo caso il test potrebbe sbagliare. Succede che il test è negativo ma si è incinta. Se non dovesse comunque comparire il ciclo è bene eseguire un prelievo del sangue per verificare o meno la presenza dell’ormone della gravidanza. 

 

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La valutazione delle cellule del nostro sangue passa attraverso l’emocromo.

La valutazione delle cellule del nostro sangue passa attraverso l’emocromo.

In questo esame viene analizzata la parte corpuscolare del nostro sangue. Ne fanno parte i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine.

Globuli rossi

globuli rossi, o eritrociti, sono cellule a forma di disco biconcavo e sono le più numerose nel nostro sangue. Sono di colore rosso, in quanto contengono l’emoglobina, ed il loro compito è quello di trasportare l’ossigeno.

Gli eritrociti non sono eterni: vengono prodotti dal midollo osseo, vivono in media 120 giorni e vengono distrutti dalla milza.

Nell’analisi dell’emocromo viene inclusa la conta di queste cellule, il volume corpuscolare medio e la concentrazionedell’emoglobina. Inoltre si effettua l’ematocrito, ovvero la percentuale di globuli rossi rispetto al plasma.

La diminuzione del numero di globuli rossi, l’alterazione della loro forma o dimensione, la bassa concentrazione di emoglobina rispetto ai valori fisiologici, possono essere indice di malattie, come l’anemia.

Potresti avere sviluppato qualche intolleranza?

Da qualche tempo a questa parte quando mangi alcuni alimenti non ti senti bene? Potresti avere sviluppato qualche intolleranza. Per toglierti ogni dubbio contatta il Nostro Laboratorio di Analisi e sottoponiti ai test per le intolleranze alimentari. Rimandare per timore in questi casi è inutile, non temporeggiare ulteriormente, ti aspettiamo!

Conosci la differenza tra allergie e intolleranze alimentari?

Nonostante la maggior parte degli esperti considerino il termine “intolleranza alimentare” scorretto (in medicina si parla di intossicazione), questa definizione aiuta a distinguere la situazione in cui l’organismo ha difficoltà a metabolizzare un alimento o un

componente di esso dalla situazione in cui si verifica una vera e propria allergia.

L’intolleranza più comune che colpisce la popolazione è quella al lattosio ma in cosa consiste questo disturbo e in che modo si differenzia dall’allergia alimentare? Per saperne di più contatta il nostro Centro!

Per arrivare in forma a Natale occorre affidarsi ad una dieta pre-natalizia

Per arrivare in forma al cenone di Natale quello che fa per te è la dieta pre natalizia. Fra le visite ai parenti, i pranzi infiniti, gli assaggi di pandoro, panettone e torrone il pomeriggio, si aumenta sempre di peso mettendo su

 

qualche rotolino di ciccia

e la pancetta, il segreto per evitare tutto questo? Semplice, prevenire le abbuffate depurandosi prima delle feste.

Dunque per riuscire ad affrontare questo periodo così impegnativo e difficile senza troppi sensi di colpa e riducendo al minimo i danni per il girovita, la soluzione è proprio quella di seguire una dieta depurativa e disintossicante.La dieta per prepararsi al Natale non è assolutamente troppo restrittiva e in moltissimi casi basterà solamente eliminare le cattive abitudini.

Per prima cosa dunque limitate gli aperitivi e le cene abbondanti al ristorante, avitate anche le bevande alcoliche e consumate tanta verdura, sia cruda che cotta. La dieta migliore da fare infatti è anche quella maggiormente equilibrata che inizia con una colazione equilibrata, un pranzo leggero e una cena a base di proteine e verdure oltre allo spuntino da fare al mattino e alla merenda. Iniziate dunque a seguire già da ora un regime alimentare ipocalorico da fare al massimo per 4 giorni ed ovviamente prenotate adesso stesso un appuntamento con la nostra Consulente Nutrizionista

Che fare per contrastare le emozioni negative?

Prepariamoci alla campagna mediatica natalizia già da Novembre e consideriamo il Natale come un’occasione e non come un obbligo o un dovere.

Ricordiamo sempre che siamo dotati di facoltà di scelta: anche se è per far felici la mamma o la nonna, siamo noi che scegliamo di partecipare ai pranzi ed alle cene così poco “spontanee” e che ci riempiono quindi di sentimenti negativi e siamo sempre noi che possiamo scegliere di rifiutare l’invito.

 

Riflettiamo su questo: per noi è più “sano” far felici gli altri? E allora, con questo obiettivo così altruista, sarà anche più semplice affrontare i cenoni senza troppe conseguenze negative.

Se invece ci rendiamo conto che gli effetti su di noi sono ben più gravi, non abbiate remore a comportarvi da egoisti e decidete in tranquillità con chi passare il Natale, cosa donare ed a chi. Vogliamoci più bene ed investiamo prima di tutto sulla nostra soddisfazione e sulla nostra salute mentale!

Il consiglio quindi, è quello di tornare alle tradizioni senza obblighi e di riconsiderare il Natale non come una scelta formale ma come un giorno del calendario come un altro.

Cerchiamo di tornare al concetto del Natale che avevamo da bambini, la gioia dell’attesa, l’esplosione di colori in casa e per le strade, la sorpresa dei regali…

Cercate la soluzione che più fa al caso vostro ed evitate gli estremi: rintanarsi in solitudine per evitare ansia, depressione e stress è forse sbagliato ma anche partecipare con una gioia finta e obbligata!

Siamo sinceri con noi stessi accettando le emozioni che animano il nostro cuore in questo periodo particolare e siamo sinceri con gli altri, mostrandoci anche tristi se ci sentiamo così. Condividere il nostro stato d’animo senza vergogna può renderlo più leggero.

Tornare alla semplicità sembra dunque essere la soluzione migliore.

Vivere le feste come occasione di condivisione, di sincerità, di scambio del regalo inteso come “pensiero” così da star bene con le persone con cui si è scelto di condividere il Natale nel vero senso della parola.

 



Quali sono i sintomi del MAL DI NATALE? Chi è più a rischio!

Mal di testa, mancanza di appetito, difficoltà nel sonno, questi possono essere i sintomi di una depressione in questo caso legata alle festività, i sintomi sono in genere di breve durata e solitamente scompaiono con la ripresa della tanto odiata routine quotidiana.

 

 

Le persone più a rischio sono coloro che si trovano da sole, perché il Natale richiama anche il concetto di famiglia e collettività ed è questo che può far emergere i sentimenti di solitudine e tristezza.

Però non è detto che chi si trova in compagnia sia invece immune!

Anche la compagnia di persone che si vedono solo a Natale e con cui magari si ha un semplice rapporto di formalità e quindi il conseguente obbligo di “buon viso a cattivo gioco” e del sentirsi felici e coinvolti a tutti i costi può trasformarsi da situazione positiva a disagio psicologico.

Essere poi circondati da tanta gioia, serenità ed atteggiamenti festosi ed avere invece nel cuore un umore nero magari da mesi e mesi… è come se lo rendesse ancor più pesante.

Non a caso il periodo pre e post Natalizio è quello con il maggior tasso di suicidi, a dimostrazione che non si riesce a sopportare il dovere di felicità per chi non ce l’ha nel cuore.



Depressione e Natale. Che strano connubio!

Chi lo ha detto che il natale sia per tutti un lieto evento? Per alcune persone le feste possono suscitare vissuti depressivi e ansiosi, specie il natale. E’ stato riscontrato statisticamente come durante il periodo natalizio aumentino le richieste di aiuto psicologico poiché, per le persone già sofferenti, si acuiscono i pensieri depressivi e ansiosi. Questa statistica merita attenzione e le dovute considerazioni. Non sempre l’aria di festa, di allegria e di famiglia viene vissuta con spirito gioioso e, spesso, le persone si trovano a fare i conti con sensazioni interiori di tristezza e solitudine, di ansia e senso di soffocamento. Tali sono le risposte emotive ad un clima di forzata ed imposta felicità.

Se si facesse una piccola statistica degli argomenti che i pazienti portano in psicoterapia le settimane che precedono le feste di natale risalterebbe in modo significativo la prevalenza di una miscellanea di emozioni che spaziano dalla depressione all’ansia. Sentimenti di malinconia, sensazione di abbandono e di solitudine, ansia, panico, disagio sociale, senso di inadeguatezza sono i principali vissuti che talune persone possono provare in previsione di e durante questo periodo. Chi vive stati d’animo depressivi e ansiosi non sempre ne riconosce il motivo e, spesso, non se ne capacita poiché, come vuole la logica, ci si aspetterebbe un adeguamento automatico all’atmosfera spensierata circostante. Non riconoscendone la motivazione, si fatica anche ad ammettere a sé stessi che possa esserci una correlazione tra il proprio disagio e la festività.

E’ così strano provare sentimenti negativi di fronte ad un evento gioioso, perché succede?

Nella cultura occidentale, il natale assume il significato della festa della famiglia poiché, secondo tradizione, ci si riunisce insieme ai propri congiunti ritrovando e fortificando il senso di unione ed affetto. Per le persone che si trovano ad affrontare una situazione particolarmente difficile come coloro che hanno subito una perdita dei legami familiari, per gli emarginati, per chi vive una separazione matrimoniale e chi una lontananza fisica o affettiva, oppure ancora per coloro che si trovano nella situazione di famiglia allargata in cui, talvolta, viene a mancare il senso di intimità e di raccoglimento, il vissuto di solitudine può rendere maggiormente evidente una condizione di disagio psichico.

Se di base è già presente una lieve depressione dovuta ad una particolare situazione che si sta vivendo, questa potrebbe diventare più acuta proprio nel momento in cui ci si trova a contatto con il natale, ricorrenza che ci viene trasmessa come la festa in cui devono obbligatoriamente trionfare la famiglia, gli affetti e l’unione.

Ciò ci fa rendere conto di quanto noi tendiamo a subire i significati proposti dalla cultura in cui siamo inseriti senza poterci permettere una nostra personale elaborazione.

E’ importantissimo cogliere le proprie emozioni. Darsi il tempo per capire e riflettere senza mai sottovalutare il disagio che si prova, chiedere aiuto ad uno specialista che con le sue competenze permette di entrare maggiormente a contatto con sé stessi significa darsi una grande opportunità: significa potersi liberare di certi stati d’animo sgradevoli e opprimenti per poter ridimensionare o eliminare certi vissuti di depressione e angoscia e per poter vivere meglio e più liberamente, anche il natale!

#mariateresa carrozzo

LA TECAR TERAPIA. SU QUALI PROBLEMATICHE AGISCE?

La Tecar terapia

Quante volte abbiamo sentito parlare dell’utilizzo della “TECAR” senza mai sapere esattamente di che cosa si trattasse? Scopriamolo insieme!!

Che cos’è e come funziona la Tecar terapia?

Si tratta di una recente metodica riabilitativa utilizzata in diverse branche del campo fisioterapico.
La tecar terapia trasferisce energia ai tessuti senza la somministrazione di energia radiante dall’esterno, ma inducendo all’interno dei tessuti alcune correnti di spostamento attraverso il movimento alternato delle cariche elettriche naturali, presenti nel nostro corpo sotto forma di ioni.

Questo spostamento di cariche elettriche stimola i tessuti producendo calore dall’interno del nostro corpo, determinando un maggior afflusso di sangue nella zona colpita (vasodilatazione) e quindi l’eliminazione dei prodotti di scarto e d’infiammazione riducendo il dolore fino ad eliminarlo.

In parole povere stimola processi naturali del nostro organismo (antinfiammatori), consentendo una maggior velocità di guarigione ed un ripristino delle funzioni fisiologiche.
La sostanziale differenza con le altre forme di termoterapia è che il calore viene generato direttamente dall’interno del tessuto e non portato dall’esterno.

È dolorosa la Tecar terapia?

Assolutamente no, ciò che percepisce il paziente è solo un piacevole calore.

Per quali problemi è indicata?

Le indicazioni terapeutiche della Tecarterapia sono molteplici:

  • Distorsioni ed edemi
  • tendiniti e borsiti
  • lesioni muscolari, tendinee e legamentose
  • traumi contusivi
  • traumi ossei e osteoarticolari
  • riabilitazione post-chirurgica
  • cervicalgie e cervicobrachialgie
  • lombalgie e lombo-sciatalgie
  • meniscosi e lesioni meniscali (es. del ginocchio)
  • algie croniche
  • capsulite adesiva
  • condropatia femoro-rotulea
  • sindrome pubalgica
  • coxartrosi e gonartrosi
  • fascite plantare…

Rivolgiti quindi al tuo fisioterapista che saprà impostare al meglio un programma di riabilitazione e recupero ideale per te, coadiuvato anche dall’utilizzo della tecar terapia

INCONTINENZA URINARIA E FISIOTERAPIA. COME RISOLVERE UN FASTIDIOSO PROBLEMA

Incontinenza urinaria e fisioterapia

Ti capita mai di avere perdite involontarie di urina quando sollevi un peso, quando tossici o starnutisci oppure di avere urgenza di mingere ma con uno stimolo non procrastinabile nel tempo?

NON TI SPAVENTARE: L’INCONTINENZA SI PUÒ RISOLVERE!!

Cosa aumenta la probabilità di soffrire di incontinenza urinaria?

  • Età
  • Gravidanza e Parto
  • Menopausa
  • Abuso di caffeina, alcool o fumo
  • Scarsa attività fisica, sovrappeso, obesità
  • Interventi chirurgici delle basse vie urinarie (es. prostatectomia…)
  • Interventi chirurgici al rachide lombare (es. ernia al disco…)

Il grande protagonista della situazione: IL PAVIMENTO PELVICO

La zona genito-urinaria-anale che è delimitata dal pube anteriormente e dal coccige posteriormente corrisponde al pavimento pelvico. Questo pavimento si compone di muscoli che vanno a formare una struttura che potremmo definire “amaca” sulla quale poggiano gli organi pelvici.

Tra questi muscoli il più forte ed importante è l’elevatore dell’ano che oltre a sostenere gli organi pelvici garantisce la continenza urinaria ed anale. La cosa importante è che questo muscolo è in grado di contrarsi in modo volontario ed è per questo che POSSIAMO ALLENARLO!!

Come allenarlo? Fisioterapia e riabilitazione del pavimento pelvico

Negli ultimi decenni da numerosi studi scientifici è stato dimostrato che la fisioterapia e la riabilitazione del pavimento pelvico rappresentano il primo approccio terapeutico per la cura dell’incontinenza urinaria.

Il vostro fisioterapista saprà impostare il piano riabilitativo più adatto a voi che consisterà in esercizi terapeutici per il miglioramento della muscolatura del pavimento pelvico, nonché tecniche manuali di rilassamento dell’addome, rieducazione posturale ed eventuali esercizi respiratori.

Il percorso riabilitativo prevede 3 fasi:

  1. PERCEPIRE 
  2. ALLENARE 
  3. AUTOMATIZZARE

Dietro a questo sintomo si celano molto spesso imbarazzo, disagio e frustrazione per il timore che le perdite possano essere percepite da chi ci circonda. Questo comporta
un’isolamento dalle attività sociali e dalle relazioni personali.

Rivolgiti il prima possibile al tuo fisioterapista per risolvere questo problema e vivere in armonia con il tuo organismo.

Evitare ansie e dedicarsi agli hobby per scacciare la malinconia delle feste

Nel periodo delle feste chi è incline a depressione può peggiorare. Cause: ansia per i regali, contatto con persone sgradevoli, bilancio di un anno andato male. Non obbligarsi a fare ciò che si deve solo perché è Natale

 

Il periodo delle festività tra Natale e Capodanno, nonostante dovrebbe essere per tradizione motivo di gioia e serenità, rischia spesso di trasformarsi in occasione di tristezza, quasi una temporanea depressione. Questa sensazione di malinconia, che gli americani amano definire “Christmas blues”, trasforma il periodo delle feste, rabbuiandone il significato più autentico di convivialità. Senza considerare che, di fronte alla felicità altrui, questo smarrimento può acuirsi ancora di più. Un'analisi di questo “mood” è riportata di seguito e tratta da Humanitasalute, con le esaurienti spiegazioni del dottor Paolo Amami, neuropsicologo e psicoterapeuta dell’ospedale Humanitas.




«Bisogna distinguere - spiega Paolo Adami - tra chi è più predisposto a soffrire di depressione e chi invece si trova per un motivo particolare a vivere con un po’ di avvilimento le feste di Natale e di fine anno. Di Christmas blues si è cominciato a parlare circa 30 anni fa quando gli psicologi americani notarono come, a ridosso delle feste di Natale, molti pazienti affetti da depressione avvertissero un aggravamento dei sintomi. Di conseguenza aumentavano le visite dagli psicologi e i ricoveri».

Il Natale può amplificare le emozioni come ansia e depressione
«Il Natale - sottolinea lo specialista - può funzionare come una sorta di amplificatore, soprattutto nei soggetti più inclini alla depressione. Molti vivono una sorta di senso di colpa per non riuscire a essere felici come chi li circonda. C’è una sorta di imposizione a essere sorridenti e disponibili durante le feste di Natale, cosa che invece per alcune persone può diventare fonte d’angoscia e sofferenza. Nei soggetti che soffrono di depressione o che sono a maggiore rischio per questo tipo di disturbo le feste natalizie sono un periodo critico in cui i sintomi potrebbero esacerbarsi».

Ma non è solo la depressione a poter “esplodere” durante le festività natalizie. «Si possono avvertire - continua il dottor Paolo Adami - anche stati d’ansia dovuti, ad esempio, all’obbligo della convivialità, al cosiddetto “stress da regalo”, al dover organizzare feste, pranzi e visite da amici e familiari. Ad esempio si può vivere male la presenza di una persona che invece non si vorrebbe vedere».

Ma come accennato non sono solo le persone inclini alla depressione a poter soffrire di malinconia natalizia. Uno stato d’animo di vaga tristezza può rabbuiare l’umore di chiunque per i più disparati motivii. «Le feste di Natale - prosegue l'esperto - arrivano a fine anno e un bilancio non proprio positivo dei mesi trascorsi può deludere e gettare nello sconforto. Oppure chi sta attraversando un periodo difficile sul piano affettivo, ad esempio una separazione o un divorzio, o su quello lavorativo e finanziario, può sentirsi più solo, senza prospettive, e dunque più triste».

Cosa poter fare per contenere la malinconia natalizia?
«La prima cosa da fare - suggerisce l’esperto - è cercare di capire perché ci si sente giù e se magari sia necessario rivolgersi a uno specialista. Per chi sente il peso delle tradizioni natalizie è importante saper dire qualche no e non costringersi a fare quello che si deve solo perché “è Natale”. Piuttosto cercare di dedicarsi alle cose più piacevoli e alle attività più coinvolgenti».

FISIOTERAPIA & RIABILITAZIONE

La fisioterapia interviene nella prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione di quelle condizioni cliniche caratterizzate da dolore o limitazione funzionale, derivanti da eventi patologici di diversa natura (come ad esempio traumi, interventi chirurgici, disfunzioni muscolo-scheletriche, eventi neuro-vascolari). Il professionista specializzato in questa disciplina è il fisioterapista, dottore in fisioterapia a seguito del completamento del corso di laurea corrispondente. Basata sull’approccio manuale, la fisioterapia prevede l’utilizzo di tecniche e metodi di trattamento volti all’aumento del movimento e della forza muscolare, alla riduzione del dolore e più in generale al ritorno ai normali gesti di tutti i giorni.

I nostri fisioterapisti intervengono in caso di dolori articolari e alla colonna vertebrale, sia acuti che cronici, aiutando inoltre la gestione di situazioni in cui si presenti una limitazione di movimento di varia natura, ad esempio a seguito di un intervento chirurgico, in presenza di gonfiori o edemi post-traumatici o post-intervento. I servizi offerti dal nostro centro includono inoltre trattamenti muscolari di avvicinamento alla gara sportiva e recupero post-gara.

Basando il proprio lavoro su attente valutazioni cliniche, il terapeuta fisserà, in accordo con il paziente, i principali obiettivi di recupero, proponendo un programma di riabilitazione personalizzato sul singolo paziente. Quando necessario, inoltre, il professionista proporrà l’uso di tutori, ausili o bendaggi funzionali, utili al recupero corretto del movimento, supportando in questo modo l’attività terapeutica svolta all’interno di ogni specifica seduta.

Centro fisioterapico neurologico e riabilitativo

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