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Inappetenza: quando mangiare diventa un problema

Le conseguenze dell’inappetenza possono essere più o meno gravi a seconda della durata del disturbo:

  • problemi nutrizionali: se si mangia poco si rischia di non introdurre nell’organismo le sostanze nutritive di cui ha bisogno con importanti ripercussioni sulla nostra salute. La perdita di peso eccessivo può portare a un deperimento fisico e psichico,
  • disidratazione: ricordiamo che i liquidi che introduciamo nell’organismo si trovano anche nei cibi solidi. Quindi se non mangiamo rischiamo di non rifornire il corpo dell’acqua di cui ha bisogno. Questa carenza è particolarmente importante nei bambini, negli anziani e nei periodi estivi in cui la sudorazione aumenta,
  • ulteriori disturbi alimentari: l’inappetenza occasionale, se non trattata correttamente, può sfociare in altra patologie alimentari più serie come l’anoressia,
  • nausea.

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Serotonina: l’ormone della felicità

La serotonina è una sostanza sintetizzata da alcune cellule del nostro corpo a partire da un amminoacido essenziale, il triptofano (definito “precursore”). La sua produzione è un processo fisiologico attivato dai recettori nervosi presenti nelle cellule del sistema nervoso centrale e nell’apparato gastrointestinale.

 

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Seno e tumore: le indagini per fare prevenzione

Il seno della donna è purtroppo soggetto, soprattutto nel mondo occidentale, per svariati motivi, ad essere colpito da forme di tumore. Per cercare di intervenire con tempestività nel modo più corretto è importante un’accurata prevenzione e controlli frequenti.

Domanda:

Cos’è il tumore al seno?

Risposta:

Il tumore al seno è una malattia dovuta ad una moltiplicazione incontrollata di cellule della mammella che si trasformano in cellule maligne.

Domanda:

Come si effettua una corretta diagnosi?

Risposta:

Una corretta diagnosi si effettua sottoponendosi ad una mammografia e ad un’ecografia al seno. In alcuni casi particolari potrebbe essere richiesta una risonanza magnetica. Il medico potrebbe poi richiedere una biopsia (ossia il prelievo di cellule) o un esame citologico (ossia il prelievo di parte del tessuto) in caso di presenza di un nodulo sospetto.

 

 

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Peso ideale: a cosa serve e come calcolarlo

Numerosi studi da parte delle più importanti università hanno dimostrato una relazione tra peso corporeo e salute fisica. Le persone in sovrappeso, infatti, sono più soggette a molte malattie e hanno un rischio di mortalità notevolmente superiore alle persone magre.

 

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Come l’obesità agisce sull’infertilità maschile

L’infertilità maschile è una patologia sempre più in crescita soprattutto nei paesi industrializzati che procura a molte coppie problemi nell’avere figli.

Numerosi studi hanno evidenziato una stretta correlazione tra infertilità maschile e obesità aggiungendo, ai già noti problemi del sovrappeso, difficoltà nella procreazione.

 

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Problemi sessuali dell’uomo – Le domande più frequenti

problemi sessuali dell’uomo sono una serie di patologie che interessano la corretta vita sessuale maschile ma che hanno conseguenze anche in quella della coppia.

Approfondiamo questo delicato argomento di cui le persone colpite non amano parlare neanche con il loro medico rispondendo alle domande più frequenti. Raccomandiamo comunque di rivolgersi sempre ad un medico specialista (urologo, andrologo o sessuologo) in modo da diagnosticare con precisione la malattia e iniziare una terapia curativa idonea.

L’eiaculazione precoce: conosciamola a fondo

 

Domanda: Cosa è l’eiaculazione precoce?

Risposta: L’eiaculazione precoce è una disfunzione che non rende soddisfacente un rapporto sessuale in quanto l’uomo non riesce a controllare l’eiaculazione. Gli esperti definiscono il disturbo in base ad alcuni parametri differenti:

  • il rapporto sessuale non dura il tempo sufficiente per permettere alla donna di raggiungere l’orgasmo,
  • l’eiaculazione arriva appena inizia la penetrazione,
  • l’eiaculazione non è sotto il controllo cosciente dell’uomo,
  • la coppia non è soddisfatta della sua vita sessuale.

Domanda: È facile definire il problema e capire in maniera univoca quando un uomo è affetto da eiaculazione precoce?

Risposta: No! In quanto le varie definizioni del problema finora date dagli esperti non lo considerano nella sua globalità. Ad esempio se il parametro preso in considerazione è il tempo (alcuni parlano di 1 minuto minimo per la durata di un rapporto soddisfacente), il valore che va bene per una coppia per raggiungere la soddisfazione sessuale non potrebbe essere sufficiente per un’altra coppia.

Domanda: Come faccio a capire se sono affetto da eiaculazione precoce?

Risposta: Il parametro più corretto da prendere in considerazione è la soddisfazione sessuale dei partner. Se alla fine del vostro rapporto, indipendentemente dalla sua durata e dal raggiungimento dell’orgasmo di entrambi i partner, vi sentite soddisfatti e pienamente appagati allora non soffri di eiaculazione precoce.

Domanda: Quali sono le cause dell’eiaculazione precoce?

Risposta: L’eiaculazione precoce può avere cause di diversa natura fisica, organica, psicologica, emotiva e relazionale.

Domanda: Quali sono le cause di natura fisica e organica dell’eiaculazione precoce?

Risposta: Tra le cause di natura fisica e organica dell’eiaculazione precoce possiamo ricordare:

  • infezione della prostata,
  • eccessiva sensibilità del glande,
  • uretrite,
  • muscolo pubococcigeo poco allenato,
  • stile di vita (alimentazione non adeguata, fumo e alcool)
  • farmaci che interferiscono sulla risposta sessuale.

Domanda: Quali sono le cause di natura emotiva e psicologica dell’eiaculazione precoce?

Risposta: Tra le cause di natura emotiva e psicologica dell’eiaculazione precoce possiamo ricordare:

  • ansia da prestazione durante un rapporto sessuale,
  • scarsa consapevolezza del proprio corpo,
  • esperienze negative,
  • educazione rigida che vede il sesso come un qualcosa di sporco,
  • stress e depressione,
  • problemi di coppia.

Domanda: L’eiaculazione precoce può essere risolta?

Risposta: Sì, ma è importante affrontare in maniera seria il problema senza sottostimarlo o fare finta che non esista. Inoltre sono da evitare i rimedi fai da te e rivolgersi a un esperto che possa aiutarci a pianificare il corretto percorso per affrontare l’eiaculazione precoce.

Domanda: Chi è il medico esperto nel trattare l’eiaculazione precoce?

Risposta: L’eiaculazione precoce è un disturbo che può avere diverse cause scatenanti e, a seconda dell’origine del disturbo, ci possiamo rivolgere a vari esperti: urologo, andrologo, psicoterapeuta o sessuologo.

Domanda: L’eiaculazione precoce è un problema che interessa solo l’uomo?

Risposta: No! Ricordiamo che la coppia è formata da due persone, l’uomo e la donna, ed è importante comunicare e condividere tutti i problemi, le perplessità e le insoddisfazioni se si vuole risolvere il problema in maniera soddisfacente.

Domanda: Cosa è il punto di non ritorno nell’eiaculazione?

Risposta: Si tratta di un preciso momento oltre al quale lo stimolo dell’eiaculazione non è più evitabile. Indipendentemente dal nostro livello di controllarci, una volta superato il punto di non ritorno non possiamo più bloccare l’eiaculazione. Conoscere quando questo istante sta sopraggiungendo è fondamentale per tenere sotto controllo l’eiaculazione.

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** PREVENZIONE DONNA *


Nuove linee guida per prevenire il tumore del collo dell'utero.

COSA FARE :
Il nuovo test di screening si baserà sulla ricerca dell’infezione dell’HPV ad alto rischio. Il prelievo è simile a quello del Pap-test. L’esame dovrà essere effettuato non prima dei 30 anni ed essere ripetuto con intervalli non inferiori ai 5 anni. 
Se il test HPV risulta positivo la donna dovrà sottoporsi ad un Pap-test. 
Se anche questo è positivo la donna dovrà sottoporsi a colposcopia. 
Se invece la citologia non presenta alterazioni importanti la donna ripeterà il test HPV dopo un anno.
Dai 25 a 30-35 anni l’esame di riferimento rimane il Pap test da eseguirsi ogni tre anni.

Quanto sai sull’importanza della vitamina D?

Sull’importanza della vitamina D, in particolare per la salute delle ossa ma non solo, si potrebbero scrivere trattati.
Quando si parla di patologie a carico del nostro apparato scheletrico e articolare legate all’età e all’usura, come l’osteoporosi, è soprattutto sul calcio che si punta. E' altrettanto vero che questo minerale, senza la vitamina D diventa poco utile alla nostra salute. 
Ecco i 10 cibi che ne sono più ricchi, da non far mancare sulle nostre tavole, tenendo presente che il nostro fabbisogno giornaliero è pari a 10 mg al giorno: 


-Olio di pesce
-Salmone
-Aringhe
-Pesce azzurro (sardine, alici, sgombri)
-Uova
-Funghi
-Soia e derivati
-Caviale e uova di pesce
-Frutti di mare (cozze, ostriche, vongole)
-Ricotta.

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Obiettivi della fisioterapia per la malattia di Parkinson

La terapia fisica per la malattia di Parkinson ha un ruolo importante nel trattamento della malattia, in quanto fornisce un miglioramento generale delle condizioni fisiche del paziente, avendo come obiettivo principale il ripristino o il mantenimento della funzione e di incentivo per lo svolgimento delle attività della vita quotidiana in modo indipendente, dando così una migliore qualità di vita.

 

Obiettivi della fisioterapia per la malattia di Parkinson

Il fisioterapista deve agire il più presto possibile attraverso un piano di trattamento, che evidenzia i seguenti obiettivi:

  • Riduzione delle limitazioni funzionali causati dalla rigidità, lentezza dei movimenti e modificazioni posturali;
  • Di manutenzione o di aumento delle ampiezze di movimento, per evitare contratture e deformità;
  • Miglioramento dell'equilibrio, deambulazione e di coordinamento;
  • Aumento della capacità polmonare e la resistenza fisica, generale;
  • Prevenzione delle cadute;
  • Incoraggiare l'auto-cura.

È importante che tutta la famiglia è coinvolta nel trattamento della sindrome di Parkinson, per le attività promosse a casa, così prolungati periodi di riposo possono mettere a repentaglio gli obiettivi.

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Cos’è la mammagrafia e quando si fa

 

 


La mammagrafia,  è un esame radiografico delle mammelle (due proiezioni per seno, dall’alto e laterale, con modesta compressione della mammella) consigliato, su scala nazionale, ogni due anni per le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni (con alcune variazioni: regionali, come l’Emilia Romagna, dove l’esame è consigliato per le donne di età tra i 45 e i 74 anni, e in casi di famigliarità, dove le mammagrafie possono cominciare già intorno ai 40-45 anni). L’esame permette agli operatori sanitari di effettuare diagnosi precoce (o prevenzione secondaria), ovvero di formulare diagnosi su formazioni piccole, prima che si manifestino i sintomi clinici (prima che eventuali noduli presenti diventino palpabili). Si tratta di un test accettabile e ripetibile come strumento diagnostico, che insieme all’alta diffusione del tumore al seno (si stima che una donna su 8 nel corso della sua vita si ammali di tumore alla mammella: il più frequente nella popolazione femminile), e alla possibilità appunto di diagnosi precoce è tra i tre programmi di screening oncologici avallati dall’Organizzazione mondiale della sanità(insieme a quello per il cancro della cervice uterina e del colon, con programmi come il pap-test e l’analisi del sangue occulto).

 

Cosa sono gli screening?

Gli screening sono esami condotti a tappeto su una fascia più o meno ampia della popolazione allo scopo di individuare una malattia o i suoi precursori (quelle anomalie da cui la malattia si sviluppa) prima che si manifesti con sintomi.

In particolare gli screening oncologici  servono a individuare precocemente i tumori o i loro precursori, quando non hanno ancora dato segno di sé.

 

Mentre la prevenzione primaria cerca di evitare l'insorgenza del cancro, per esempio attraverso interventi sugli stili di vita o sull'ambiente, gli screening rientrano nella cosiddetta prevenzione secondaria, che mira a individuare la malattia quando è più facilmente curabile.

Nello stadio iniziale, infatti, il cancro è normalmente circoscritto a una ristretta area dell'organismo e, il più delle volte, non dà sintomi.

In questa fase il tumore può essere affrontato con maggiore efficacia e minori effetti collaterali con trattamenti chirurgici o farmacologici e maggiori sono le probabilità di cura.

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Colesterolo alto, non sempre è colpa della dieta

Quante volte vi siete spaventati perché gli esami del sangue segnalano un colesterolodecisamente troppo elevato? Eppure non mangiate fritti, non mangiate dolciumi. Non sempre è colpa della dieta. In alcuni casi la responsabilità dei geni, almeno per 250mila italiani. È quanto emerge dall’indagine di Cittadinanzattiva “Colesterolo, una questione di famiglia“. Secondo lo studio un problema genetico impedisce all’organismo di eliminare efficacemente dal sangue il colesterolo cattivo. Si tratta della cosiddetta ipercolesterolemia familiare, patologia ancora poco conosciuta, diagnosticata e trattata, tanto che si stima che in Italia abbia ricevuto una diagnosi corretta solo l’1% della popolazione che ne è affetta, a confronto dell’Olanda 71%, e della Norvegia 43%. Durante l’indagine (1300 persone) è stato riscontrato che i problemi di colesterolo sono più diffusi tra le donne tra i 30 e i 40 anni: il 37% soffriva di ipercolesterolemia, e oltre il 27% di ipercolesterolemia familiare. Dopo la prima diagnosi, il 60% afferma che i familiari sono stati sottoposti agli esami diagnostici, ma c’è anche un 15% che ha dichiarato che il proprio medico non ha ritenuto necessaria l’estensione degli esami a tutta la famiglia. I problemi non mancano anche nei casi in cui i pazienti siano bambini: il 12,9% dei genitori dice che l’esenzione non copre tutte le prestazioni di cui il figlio avrebbe bisogno.

Più di un paziente su tre afferma di aver difficoltà ad individuare uno specialista e quasi il 39% dichiara che c’è poca collaborazione tra specialista e medico di famiglia. Più di un paziente su quattro lamenta la carenza di reparti o centri specialistici. Una volta scovato il centro, le liste d’attesa per visite ed esami specifici per il controllo della malattia sono particolarmente lunghe.

Virus o batterio? Un test del sangue svelerà la causa dell’infezione

Un test del sangue per distinguere un’infezione batterica da una virale. Lo stanno affinando i ricercatori della Duke University americana e servirà per determinare se le malattie respiratorie siano causate da un virus o un batterio, in modo da prescrivere i farmaci in modo più preciso. Il team ha sviluppato una «firma genetica», una serie di modelli che rispecchiano quali geni di un paziente sono attivati o disattivati, indicando se si sta combattendo un’infezione da virus o batteri. Per avere questo risultato, basterebbe un piccolo campione di sangue. Recentemente un’azienda israeliana aveva messo a punto un test del sangue in grado di determinare se un paziente ha un’infezione virale acuta o un batterio ma non distingueva il tipo di virus o batterio, giudicato un limite dagli esperti.

 

Test accurato dell’87%

E l’équipe è al lavoro per un’analisi ultra-veloce, in grado di produrre un referto in un’ora. Le firme genetiche sono state testate in uno studio osservazionale pubblicato su Science Translation Medicine. Gli scienziati hanno classificato oltre 300 pazienti con influenza virale, rinovirus, streptococco e altre infezioni comuni, campionando anche in assenza di infezioni. L’accuratezza è stata dell’87%. Con questi risultati, i ricercatori della Duke ritengono di aver fatto un significativo passo in avanti per sviluppare un test del sangue rapido, che possa essere usato in ambulatorio per distinguere le infezioni batteriche da quelle virali e guidare di conseguenza a trattamenti appropriati. «Un’infezione respiratoria è una delle cause più comuni per cui le persone si rivolgono a un medico - ricorda Ephraim L. Tsalik, autore principale dello studio - Per fare una diagnosi usiamo una serie di informazioni, ma manca un modo efficiente e accurato per determinare se l’infezione è di tipo batterico o virale. Circa i 3 quarti dei pazienti finiscono per prendere antibiotici anche se la maggioranza ha infezioni virali. C’è il rischio di esagerare con l’uso di antibatterici, sia per i pazienti sia per la salute pubblica».

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Sport e tumore: che benefici ha l’attività fisica durante la cura?

Uno stile di vita fisicamente attivo è in grado di prevenire non solo patologiecardiovascolari ma anche oncologiche. E non è mai troppo tardi per iniziare, perché i benefici ci sono anche durante un percorso di cura o dopo un intervento.  L’importanza dell’esercizio fisico è un particolare da non trascurare soprattutto con il sopraggiungere dell’età senile!

Anziani italiani vivono a lungo, ma spesso sono malati

Longevi ma spesso soffrono di qualche malattia cronica e hanno dolori fisici che ne limitano la qualità della vita. Stanno peggio le donne rispetto agli uomini e una volta superati i 75 anni vivono in condizioni peggiori rispetto agli altri anziani europei.

Cosa dice il rapporto Istat

È questo in estrema sintesi il riassunto dell’ultimo rapporto Istat sulla salute in Italia e nell’Unione Europea. La speranza di vita a 65 anni è più elevata di un anno rispetto alla media Ue. Un anziano su due soffre però di almeno una malattia cronica grave. Più di un terzo degli anziani, esattamente il 37,7%, riferisce di aver provato dolore fisico, da moderato a molto forte, nelle quattro settimane precedenti l’intervista. Questo valore tuttavia è inferiore alla media Ue e simile a quanto rilevato per la Spagna.

Quasi un anziano su quattro fa molta fatica a muoversi

Il 23,1% degli anziani ha gravi limitazioni motorie, con uno svantaggio di soli 2 punti percentuali sulla media Ue, principalmente dovuto alla maggiore quota di donne molto anziane in Italia.

Il problema dell’assistenza

L’Istat rileva anche che tra gli anziani con grave riduzione di autonomia nelle attività di cura della persona il 58,1% dichiara di aver bisogno di aiuto o di averne in misura insufficiente. La quota di aiuto non soddisfatto appare superiore al Sud (67,5%) e tra gli anziani meno abbienti (64,2%). Oltre un anziano su quattro dichiara di poter contare su una solida rete di sostegno sociale. Il 18% su una debole e uno su due si colloca in una situazione intermedia. Nonostante le precarie condizioni di salute, in Italia sono 1.700.000 mila (pari al 12,8%) gli anziani in grado di offrire cure almeno una volta a settimana a familiari e non familiari con problemi di salute.

@mariateresacarrozzo

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Esami di laboratorio nei bambini: quando e perché farli

Emocromo, radiografie, ecografie, tac... molti genitori ansiosi richiedono esami per i loro figli anche quando non è necessario. Quando servono davvero e quali strategie  utilizzare per ridurre stress e paura del bambino che deve affrontare un prelievo di sangue o una risonanza

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Cosa sono Mammografia e Ecografia al Seno?

 

La Mammografia è un esame del seno umano effettuato tramite una bassa dose di raggi X. Viene utilizzato come strumento diagnostico per identificare tumori e cisti. È stato provato che la mortalità per tumore al seno è ridotta per chi si sottopone all'esame: per questo viene consigliato un esame del seno periodico (ogni anno per le donne che hanno fattori di rischio, per esempio un pregresso tumore al seno o familiarità per esso, o al massimo ogni 2 anni in tutte le restanti donne che non hanno alcun fattore di rischio) tramite mammografia.

 

L’Ecografia Mammaria è un esame importante per la diagnosi delle malattie della mammella: patologie benigne come cisti, fibroadenomi, mastopatia fibrocistica, e patologie maligne come i tumori. Le mammelle sono formate da una porzione ghiandolare (da cui possono aver origine eventuali neoplasie), da grasso e tessuto fibroso. Nelle donne giovani prevale la componente ghiandolare mentre con il progredire dell’età questa parte si riduce a favore della componente adiposa e fibrosa. È quindi un esame particolarmente indicato per le donne sotto i 40 anni.

 

Qual è il risultato?

Al termine del test la paziente avrà una panoramica completa dello stato di salute del seno. Qualora fossero riscontrate anomalie lo specialista potrà richiedere al paziente eventuali esami ulteriori e indicherà il percorso terapeutico da seguire.
 
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Dal 10 novembre presso il Centro Ortokinesis sarà attivo l’ambulatorio di OTORINOLARINGOIATRIA

     Dal 10 novembre presso il Centro Ortokinesis sarà attivo l’ambulatorio di OTORINOLARINGOIATRIA    

Le Aree di attività garantite saranno: 

- riniti e rinosinusiti acute e croniche, poliposi naso-sinusali, ipertrofia dei turbinati,

- faringo-tonsilliti, patologie flogistiche del cavo orale e delle ghiandole salivari,

- laringiti e patologie ORL da reflusso gastro-esofageo,

- patologie infiammatorie dell’orecchio medio ed esterno, rimozione di cerume,

- vertigini di origine periferica.

 

 

Descrizione delle prestazioni mediche:

-               Visita otorinolaringoiatrica: comprende

o   orofaringoscopia;

o   valutazione delle ghiandole salivari, adenopatie ed altre tumefazioni del collo;

o   rinoscopia anteriore;

o   otoscopia, rimozione di eventuale cerume;

o   Bed side examination per vertigini

-               Esame con fibre ottiche flessibili (fibrolaringoscopia flessibile):

o   Valutazione delle cavità nasali e rinofaringe;

o   Valutazione faringe e laringe fino al piano delle corde vocali per la diagnosi di patologie laringe benigne o maligne.

-               Manovre liberatorie per il trattamento delle vertigini posizionali.

 

Centro fisioterapico neurologico e riabilitativo

STUDIO ORTOKINESIS
Via Puccini 26, Lecce
Tel 0832.347731

Accreditato con il Sistema Sanitario Regionale

Centro
Diagnosi
per immagini

STUDIO ORTOKINESIS
Via Stazione 28, Carmiano (Le)
Tel 0832.606087

Accreditato con il Sistema Sanitario Regionale

Ambulatori specialistici fisioterapia

STUDIO ORTOKINESIS
Via S. Isidoro 2, Copertino (Le)
Tel 0832.947686

Laboratorio Analisi

Via Regina Elena 57, Trepuzzi (Le)
Tel 0832.760130

Accreditato con il Sistema Sanitario Regionale