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Da domani, 8 marzo, una proposta da non perdere: Prenota Percorso rosa e noi ti regaliamo un pacchetto analisi

In occasione dell’8 marzo, Ortokinesis vuole fare un regalo alle proprie pazienti. Prenotando on Line il Percorso Rosa , che prevede una visita senologica, moc, ecografia e mammografia, al prezzo di soli 100 euro, si riceverà in omaggio un coupon per un pacchetto di analisi presso il Laboratario di Analisi Salus. Per la festa delle donne meno mimose e più prevenzione! Ti aspettiamo. Prenota adesso inviando un e-mail.

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Fertilità e tumore: oggi aumentano le possibilità di avere figli dopo la malattia

Fertilità e tumori sembrano due parole quasi inconciliabili. Fino a poco tempo fa, la possibile comparsa di sterilità o d’infertilità secondaria a trattamenti antitumorali ed il timore di possibili danni al prodotto di concepimento non consentivano di fare programmi a lungo termine. A tutto ciò, si associava la preoccupazione relativa alla prognosi ed i tanti i pericoli legati alla malattia che nessuno o quasi, osava mettere al mondo un figlio.
La discussione sugli aspetti legati alla preservazione della fertilità devono essere parte integrante della valutazione specialistica del medico e del colloquio medico-paziente. Sebbene le evidenze suggeriscano che alcuni pazienti preferirebbero ricevere trattamenti anche meno efficaci pur di prevenire complicazioni a lungo termine, molti di loro desiderano non affrontare in prima persona l’argomento fertilità con il proprio medico. Pertanto, tutti i/le pazienti con diagnosi di tumore in età riproduttiva devono essere adeguatamente informati/e del rischio di riduzione e/o di perdita della fertilità come conseguenza dei trattamenti antitumorali e, al tempo stesso, delle strategie oggi disponibili per ridurre tale rischio. Fortunatamente, oggi le terapie sono cambiate: in molti casi è possibile scegliere farmaci che non pregiudicano la fertilità così come si possono adeguare trattamenti radioterapici ad personam, limitando al massimo il ricorso alla chirurgia e ricorrendo, comunque, a tecniche di preservazione della fertilità.

Per comprendere meglio il fenomeno della fertilità associata alla malattia oncologica, un gruppo di ginecologi ed oncologi di Oslo, ha effettuato uno studio retrospettivo i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista British Journal of Cancer. In questa indagine sono state esaminate 184 donne e 269 uomini cui era stato diagnosticato un Linfoma di Hodgkin, in età compatibile con la procreazione (< 50 anni per le donne e < 65 anni per gli uomini), riscontrando che il 45% degli uomini ed il 50% delle donne erano diventati genitori dopo la malattia e, nella maggior parte dei casi, senza ricorrere ad alcuna tecnica di riproduzione assistita. Questi risultati, sembrano dipendere dal tipo di trattamento ricevuto, con probabilità di successo più elevate dopo trattamenti quali la radioterapia o le chemioterapie poco tossiche per le gonadi (ovaie e testicoli); questo effetto era prevalente soprattutto in donne, in età non troppo avanzata. Negli ultimi anni la radioterapia è divenuta molto più mirata cosi da permettere una preservazione delle gonadi; invece, in passato, per alcuni tumori come ad esempio i Linfomi, l’irradiazione coinvolgeva anche le ovaie. Per quanto riguarda i trattamenti chemioterapici sistemici, purtroppo in pratica clinica vengono ancora utilizzati agenti molto tossici come i i farmaci alchilanti (ciclofosfamide, melfalan), o le combinazioni di più farmaci come il cosiddetto protocollo CMF (ciclofosfamide, metotrexate e fluorouracile), usato per i carcinomi della mammella. Questi trattamenti determinano danni tossici a carico dell’ovaio (ad esempio una menopausa precoce) e gli effetti possono risultare reversibili a seconda dei dosaggi di questi farmaci e dall’età delle donne: più è avanzata, maggiori sono le probabilità di avere una mancata ripresa del ciclo mestruale.

Paternità

Tuttavia, sarebbe utile su consiglio dello specialista, attendere un certo periodo di tempo prima di cercare una gravidanza, per ridurre il rischio di tossicità dei farmaci sul feto e

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Malattie cardiovascolari, più esposte le donne che gli uomini

Malattie cardiovascolari, più esposte le donne che gli uomini

124 mila donne vengono colpite da un infarto o da malattie cardiovascolari. Il che significa una ogni cinque minuti e che nel nostro Paese fra 50 mila e 60 mila persone vengono colpite ogni anno. Le donne sono più esposte degli uomini al rischio di malattie cardiovascolari. Basti pensare che in Italia, ogni anno, 124 mila donne vengono colpite da un infarto o da malattie cardiovascolari. Il che significa una ogni cinque minuti, e che, complessivamente, nel nostro Paese fra 50 mila e 60 mila persone vengono colpite ogni anno da arresto cardiaco improvviso. Il tasso di mortalità è di sette volte superiore a quello degli incidenti stradali. In Europa, le persone annualmente colpite da arresto cardiaco improvviso sono 350 mila, di cui buona parte donne.

Alzheimer, lo sport aerobico ritarda la malattia in persone a rischio

L'esercizio aerobico è meglio rispetto a quello di potenziamento muscolare, nel rallentare il declino cognitivo in persone a rischio Alzheimer. Nuove evidenze scientifiche, emerse da uno studio pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society, mostrano che l'allenamento cardio (ovvero una qualsiasi attività fisica ripetuta nel tempo ad un'intensità medio alta, per minimo 20 minuti, di modo che si inneschi il sistema energetico aerobico e che l'organismo con l'aiuto dell'ossigeno ossidi i grassi per utilizzarli come fonte energetica) ha un ruolo importante nel rallentare la progressione di questa malattia ancora incurabile.

E' ampiamente riconosciuto che l'attività fisica sia un buon modo per prevenire la demenza, tanto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) raccomanda agli over 65enni di praticare 150 minuti di esercizio aerobico di intensità moderata ogni settimana o 75 minuti settimanali di esercizio aerobico a intensità intensa. Un team del Dipartimento di Cardiologia dell'Hartford Hospital di Hartford, nel Connecticut, si è proposto di esaminare i benefici cognitivi dell'esercizio in modo più approfondito. Hanno effettuato una revisione della letteratura esistente, che comprendeva un totale di 19 studi sul tema includendo complessivamente 1.145 anziani che erano a rischio di Alzheimer o perché a uno dei loro genitori era stata diagnosticata la malattia, o perché avevano già un lieve deficit cognitivo, che è un precursore del morbo.

Ne è emerso che gli anziani che facevano qualunque tipo di esercizio dimostravano una funzione cognitiva migliore di quelli che non praticavano affatto, supportando quindi le linee guida dell'OMS per l'attività fisica. Ma hanno anche notato che la funzione cognitiva, in coloro che praticavano solo attività aerobica era tre volte migliore di quella degli anziani che facevano una combinazione di esercizi aerobici e esercizi di potenziamento muscolare.
   

 

Giornata mondiale contro il cancro, oncologi: 'I tumori si vincono anche giocando d'anticipo'

 

Il cancro si vince anche giocando d'anticipo, seguendo le "regole d'oro" dettate da una parola magica: prevenzione. Ad affermarlo sono gli oncologi dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) alla vigilia della Giornata mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio. Ciò significa, spiegano, "seguire uno stile di vita corretto, fin da giovani. Un concetto - avvertono - sicuramente alla portata di tutti, iniziando dalla tavola per finire con la pratica costante di esercizio fisico. Dagli oncologi, dunque, le 12 regole 'd'oro' della prevenzione: Non fumate: il 30% di tutti i tumori è collegato al consumo di tabacco. Non consentite che si fumi a casa vostra. Moderate il consumo di alcol: l'unica vera bevanda indispensabile per l'organismo è l'acqua. E' necessario berne almeno 1,5/2 litri al giorno. Seguite una dieta sana ed equilibrata (consumate regolarmente frutta e verdura: limitate i cibi molto calorici; evitate le bevande zuccherate; evitate le carni conservate; limitate le carni rosse cotte alla brace; limitate i cibi ricchi di sale. Praticate attività fisica moderata ogni giorno. Mantenete un peso corporeo sano (l'obesità e l'elevata assunzione di grassi costituiscono importanti fattori di rischio da evitare). Non utilizzate lampade solari: in questa modo è possibile ridurre il rischio di melanoma e di altri tumori cutanei. Proteggetevi dalle malattie sessualmente trasmissibili: è bene utilizzare sempre il preservativo durante i rapporti. Evitate l'uso di sostanze dopanti: steroidi anabolizzanti comportano un aumento del rischio di tumori, in particolare a fegato, prostata e reni. Fate partecipare i vostri bambini ai programmi di vaccinazione per: Epatite virale B, per i neonati, Papillomavirus (HPV), per gli adolescenti. Per le donne: allattare al seno riduce il rischio di cancro: se puoi, allatta il tuo bambino; La terapia ormonale sostitutiva in postmenopausa può aumentare il rischio di tumore. Partecipate ai programmi di screening organizzati di diagnosi precoce per: Tumori del colon-retto, Tumori della mammella, Tumori della cervice uterina. Oggi, ricorda l'Aiom, grazie alla diagnosi precoce e ad armi sempre più efficaci, nel nostro Paese il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. L'Italia infatti si colloca nei primi posti in Europa per numero di guarigioni.

Giornata mondiale contro il cancro, oncologi: 'I tumori si vincono anche giocando d'anticipo'

 

Il cancro si vince anche giocando d'anticipo, seguendo le "regole d'oro" dettate da una parola magica: prevenzione. Ad affermarlo sono gli oncologi dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) alla vigilia della Giornata mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio. Ciò significa, spiegano, "seguire uno stile di vita corretto, fin da giovani. Un concetto - avvertono - sicuramente alla portata di tutti, iniziando dalla tavola per finire con la pratica costante di esercizio fisico. Dagli oncologi, dunque, le 12 regole 'd'oro' della prevenzione: Non fumate: il 30% di tutti i tumori è collegato al consumo di tabacco. Non consentite che si fumi a casa vostra. Moderate il consumo di alcol: l'unica vera bevanda indispensabile per l'organismo è l'acqua. E' necessario berne almeno 1,5/2 litri al giorno. Seguite una dieta sana ed equilibrata (consumate regolarmente frutta e verdura: limitate i cibi molto calorici; evitate le bevande zuccherate; evitate le carni conservate; limitate le carni rosse cotte alla brace; limitate i cibi ricchi di sale. Praticate attività fisica moderata ogni giorno. Mantenete un peso corporeo sano (l'obesità e l'elevata assunzione di grassi costituiscono importanti fattori di rischio da evitare). Non utilizzate lampade solari: in questa modo è possibile ridurre il rischio di melanoma e di altri tumori cutanei. Proteggetevi dalle malattie sessualmente trasmissibili: è bene utilizzare sempre il preservativo durante i rapporti. Evitate l'uso di sostanze dopanti: steroidi anabolizzanti comportano un aumento del rischio di tumori, in particolare a fegato, prostata e reni. Fate partecipare i vostri bambini ai programmi di vaccinazione per: Epatite virale B, per i neonati, Papillomavirus (HPV), per gli adolescenti. Per le donne: allattare al seno riduce il rischio di cancro: se puoi, allatta il tuo bambino; La terapia ormonale sostitutiva in postmenopausa può aumentare il rischio di tumore. Partecipate ai programmi di screening organizzati di diagnosi precoce per: Tumori del colon-retto, Tumori della mammella, Tumori della cervice uterina. Oggi, ricorda l'Aiom, grazie alla diagnosi precoce e ad armi sempre più efficaci, nel nostro Paese il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. L'Italia infatti si colloca nei primi posti in Europa per numero di guarigioni.

Alzheimer: pacemaker nel cervello ne rallenta la progressione

Una sperimentazione su alcuni pazienti ha dimostrato risultati promettenti nelle nuove terapie delle malattie neurodegenerative

Un pacemaker, del tutto simile a quello che si usa per i cardiopatici, impiantato nel cervello rallenta il declino cognitivo delle persone con Alzheimer. In particolare li aiuta a mantenere capacità cruciali nella quotidianità come la capacità di pianificazione e di risoluzione dei problemi, oltre all’abilità decisionale.

I risultati di questo studio della Ohio University sono stati pubblicati sul Journal of Alzheimer’s Disease.

I test ancora su pochissime persone 

La sperimentazione al momento è stata svolta su tre pazienti. È stato impiantato nel loro cervello il pacemaker, che tra l’altro viene già utilizzato per oltre 135.000 pazienti con Parkinson. Il pacemaker viene impiantato nei lobi prefrontali, l’area dove “risiede” la capacità di pianificare e di prendere decisioni, che sono le più colpite insieme alla memoria.

I risultati 

I tre pazienti hanno fatto registrare miglioramenti significativi nella qualità della loro vita. Sono tornati a svolgere in modo indipendente e autonomo molti dei compiti quotidiani che non riuscivano più a fare a causa della condizione in cui vivevano.

Il parere dell’esperto

«Ad oggi – spiega Douglas Scharre, uno degli autori del lavoro – disponiamo di molti strumenti, ausili e farmaci che aiutano la memoria dei malati di Alzheimer. Non abbiamo però nulla per aiutarli nella vita di tutti i giorni a prendere decisioni, concentrarsi, pianificare, evitare distrazioni quando si porta avanti un qualsiasi compito. Queste capacità sono fondamentali per la vita di tutti i giorni, necessarie anche ad esempio per rifare il letto, vestirsi, mangiare, socializzare».

Lo scompenso cardiaco: sai riconoscere i segnali premonitori?cuore

È causato dall'incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione di pompare il sangue. Ecco come si manifesta

Il cuore è un muscolo, responsabile della circolazione del sangue in tutto il corpo attraverso le arterie e le vene. In caso di scompenso cardiaco, il cuore perde parzialmente o in maniera significativa la capacità di pompare il sangue nella quantità adeguata per portare il giusto nutrimento agli organi. Questo accade a causa di un indebolimento o irrigidimento del muscolo, che perde la sua forza contrattile. Non vuol dire che il cuore cessa di battere, ma perde la sua capacità di lavorare come dovrebbe.

Conseguenze dello scompenso

Questa situazione provoca un accumulo di liquidi nei polmoni e nei tessuti, causando l’affaticamento e l’alterazione di tutte le attività vitali, quali ad esempio la respirazione, la digestione e le attività motorie e intellettive.

165.000 nuovi casi all’anno 

Questa condizione colpisce circa un milione di persone in Italia. Questa malattia è la causa di 500 ricoveri ogni giorno.

Quali persone colpisce

Sopra i 65 anni la percentuale dei pazienti colpiti aumenta in maniera esponenziale e sopra gli 80 anni almeno il 10% ne è affetto. Purtroppo, però, interessa anche i giovani, soprattutto quelli esposti ai comportamenti a rischio o che hanno avuto infezioni mal curate che hanno indebolito il cuore.

Fattori di rischio 

Dobbiamo prestare attenzione soprattutto ai fattori reversibili, cioè legati a comportamenti non adeguati. Tra questi, sovrappeso, alimentazione scorretta, assenza di attività fisica, ipertensione e dislipidemia (ossia le alterazioni della quantità di lipidi circolanti nel sangue, in particolare del colesterolo e dei trigliceridi).

Prevenzione dello scompenso 

È necessario seguire abitudini di vita sane e avvicinarsi a un’alimentazione corretta, povera di grassi e ricca di verdura. È indispensabile eliminare il fumo (che è una delle principali cause delle malattie cardiovascolari) e controllare la pressione, la glicemia, il colesterolo.

Legame tra scompenso e infarto 

La principale causa dello scompenso cardiaco è la malattia coronarica, responsabile dell’infarto. Nel 60% dei casi chi viene colpito da scompenso ha alle spalle un infarto del miocardio che è evoluto, che è peggiorato e che ha lasciato una cicatrice. A incidere sull’insorgenza dello scompenso, però, non è solo l’infarto: anche altre patologie, come l’ipertensione, il diabete, le malattie del muscolo cardiaco, le malattie infiammatorie, le valvulopatie e le malattie congenite, giocano un ruolo importante.

Ovaio policistico: scoperta una cura a base di melatonina

Uno studio italiano ha comprovato l'efficacia di integratori a base di melatonina nel trattamento di questa patologia femminile

È un team tutto italiano quello che ha scoperto, grazie a uno studio pubblicato sulla rivista Reproductive Sciences, una nuova terapia a base di melatonina per curare la sindrome dell’ovaio policistico.

Cos’è la sindrome dell’ovaio policistico

La sindrome dell’ovaio policistico (o policistosi ovarica) è una patologia endocrinologica e metabolica, caratterizzata da un’eccessiva produzione di androgeni (ormoni maschili) rispetto agli estrogeni (ormoni femminili). È uno dei disturbi ginecologici più comuni della popolazione femminile tanto che in Italia interessa tra il 5% e il 15% delle donne in età riproduttiva.

Quali sono i sintomi

L’aumento degli ormoni maschili (iperandrogenismo) è responsabile dell’eccesso di peluria su viso e corpo e della caduta di capelli. La sindrome, inoltre, è caratterizzata dalla possibile presenza di acne e da alterazioni del ciclo mestruale (che può essere completamente assente, irregolare o di scarsa entità). L’ovaio può apparire ingrandito e provvisto di cisti di diametro variabile. In alcune pazienti si verifica anche una resistenza all’insulina, l’ormone che regola il glucosio nel sangue: questo può causare iperglicemia, diabete e ipertensione arteriosa.

Lo studio italiano

I ricercatori dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma hanno preso in esame 40 donne con ovaio policistico, alle quali è stata somministrata melatonina (l’ormone del sonno) ogni giorno per sei mesi. Dopo il periodo di trattamento queste persone presentavano una riduzione significativa dei livelli di ormoni androgeni, la regolarizzazione dei cicli mestruali, il ripristino dell’ovulazione e la riduzione di acne e irsutismo.

Come mai la melatonina è efficace contro l’ovaio policistico?

Sebbene le cause di questo disturbo siano ancora ignote, «recentemente è stato ipotizzato che un intrinseco stato pro-infiammatorio pro-ossidativo possa avere un ruolo nel determinare, mantenere e/o peggiorare le manifestazioni riproduttive e metaboliche osservate nelle donne con la sindrome dell’ovaio policistico» spiega Rosanna Apa, ginecologa del Polo Scienze della Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Gemelli. «La melatonina ha una documentata attività antiossidante e per tale motivo abbiamo deciso di utilizzarla su un campione di donne con questa patologia». E dallo studio condotto è emerso che la melatonina potrebbe proteggere i follicoli dallo stress ossidativo, inducendo anche una corretta maturazione dell’ovocita.

I punti di forza di questa scoperta

La novità di questo studio è che l’agente utilizzato per ottenere i miglioramenti clinici e biochimici è un integratore e non un farmaco e dunque privo di effetti collaterali. Tuttavia, la sua somministrazione per il trattamento della sindrome dell’ovaio policistico deve essere sempre valutata da uno specialista.

Infarto e ictus: anche una sola sigaretta al giorno alza il rischio

Un importante studio britannico ha dimostrato che diminuire il numero di sigarette è inutile per le malattie cardiovascolari

Chi fuma anche solo una sigaretta al giorno ha il 50% di possibilità in più di essere colpito da una malattia cardiacA e il 30% di avere un ictus, rispetto a chi non ha mai fumato. Insomma non esistono livelli di sicurezza quando si parla di fumo.

Lo studio all’Università di Londra 

Le malattie cardiovascolari rappresentano il più grande rischio per i fumatori. Quasi la metà – il 48% – delle morti premature si deve proprio a patologie cardiache. Lo studio è stato svolto dall’UCL Cancer Institute at University College London. I dati  sono stati pubblicati sulla rivista scientifica British Medical Journal.

I risultati 

Un’imponente ricerca che ha analizzato 141 studi precedenti su questo tema ha evidenziato che l’abitudine di fumare 20 sigarette al giorno, quindi un pacchetto intero, è causa di sette infarti o ictus in un gruppo di 100 persone di mezza età. Ridurre anche a solo una comunque non sembra una soluzione definitiva, anche se il numero di infarti scende a 3 su un gruppo di cento.

Gli uomini 

I ricercatori sostengono che gli uomini che fumano una sigaretta al giorno hanno circa il 48% di probabilità in più di avere un infarto rispetto a chi non fuma e il 25% in più di avere un ictus.

Le donne 

Più preoccupante la situazione delle donne. Le signore hanno un rischio più alto del 57% per l’infarto e del 31% dell’ictus.

Il parere dell’esperto 

«C’è la tendenza in alcuni Paesi di diminuire le sigarette quando si è forti fumatori, pensando che sia un’ottimo idea. Ma lo è per il cancro, non per il cuore. Bisogna solo smettere di fumare» ha detto il professor Allan Hackshaw dell’UCL Cancer Institute at University College di Londra.

I ricercatori hanno spiegato che ci si sarebbe aspettati che fumare meno sigarette avrebbe ridotto in modo proporzionale anche i rischi, così come ad esempio succede per il tumore al polmone.

Cosa mangiare in gravidanza

Una corretta alimentazione è fondamentale per portare serenamente avanti una gravidanza. Occorre seguire una dieta? Non sempre. Ma è bene sapere cosa escludere e cosa non deve mai mancare e saper gestire il proprio peso, anche se nel momento del concepimento eravate in perfetta forma. Un’attenzione particolare dovrà poi essere posta da coloro che hanno situazioni particolarmente complicate, come un diabete gestazionale o un’obesità.

Cosa non mangiare in gravidanza

Durante la gravidanza alcuni alimenti vanno assolutamente evitati:

  • Alcolici: di tutti i generi, compresi vino e birra, andrebbero eliminati del tutto per evitare inutili rischi per il feto.
  • Carne cruda: evitiamo carpacci, tartare, roastbeef e tutti i generi di carne cruda, compresi salumi e affettati crudi.
  • Pesce crudo: anche qui evitiamo carpacci, tartare, pesce affumicato, pesce in scatola, sushi e sashimi, preferiamo un pesce fresco o surgelato e ben cotto.
  • Bivalve: non tutti i frutti di mare sono da evitare (se ben cotti), attenzione solo a: cozze, vongole, ostriche e fasolari.
  • Latticini non pastorizzati: latte e formaggi possono essere consumati in gravidanza, purché siano stati opportunamente pastorizzati; da escludere invece i formaggi maturati con muffe: gorgonzola, brie, rocquefort e camembert.
  • Uova crude: le uova vanno consumate ben cotte, quindi escludiamo uova all’occhio di bue, alla coque e in camicia, così come le creme che non vengono cotte.
  • Tisane: prestate molta attenzione al consumo di tisane durante la gravidanza, poiché l’effetto di alcune erbe sul feto potrebbe essere pericoloso.

Cosa non mangiare nei primi mesi di gravidanza

Oltre ai cibi elencati qui sopra, ci sono una serie di alimenti che sarebbe bene iniziare a togliere dalle nostre tavole una volta iniziata la gravidanza.

  • Zuccheri: di tutti i tipi, compresi zucchero di canna, miele e fruttosio.
  • Dolcificanti artificiali: evitiamo di aggiungere dolcificanti a cibi e bevande e quindi anche tutto ciò che li contiene (caramelle, gomme da masticare, bibite light).
  • Grassi saturi: cerchiamo di evitare almeno il consumo di burro, strutto, lardo e margarina, ma limitiamo fortemente anche le carni grasse (salsiccia, costarelle, pancetta…) ed i formaggi stagionati.
  • Salse: limitare fortemente il consumo di salse grasse come maionese, panna acida e panna zuccherata, besciamella e così via, ci aiuterà sicuramente ad avere un’alimentazione più sana e leggera. 

La prima ecografia in gravidanza: a quante settimane si fa e cosa si vede?

Il momento della prima ecografia è emozionante per la mamma. L'ostetrica ci spiega quando eseguirla e perché è così importante 

 

Prima ecografia in gravidanza

Dopo il test di gravidanza positivo, la seconda emozione forte per una mamma e il primo esame più importante è la prima ecografia. Tutti sanno che è importante essere sotto controllo in gravidanza,  ma è chiaro a tutte per quale motivo viene eseguita la prima ecografia in gravidanza e quando va eseguita? Vediamo di scoprirlo insieme.

A quante settimane va eseguita la prima ecografia?

La tentazione sarebbe quella di effettuarla appena scoperta la gravidanza, ma sarebbe inutile. Questo perché il bimbo sarebbe talmente piccolo da non poter nemmeno essere visibile. Comincia a vedersi un puntino minuscolo intorno alle 7 settimane (cioè 7 settimane dopo l'ultima mestruazione, il che corrisponde a circa un mese e mezzo). Il momento ideale è però intorno alla 10a - 11 settiamana quando il bambino è abbastanza grande da poterci far vedere il cuore e gli annessi fetali (che sono poi la placenta e il sacco amniotico dentro cui crescerà il feto) e controllare che siano sistemati nella loro posizione definitiva.

L’importanza della visita ginecologica

Per ogni donna, la visita ginecologica risulta essere un momento fondamentale durante il quale affrontare o prevenire una vasta serie di problematiche che, se trascurate, potrebbero comportare complicazioni.
Ecco il perché, per ogni donna è consigliata una visita ginecologica periodica, un controllo fisso annuale che dovrebbe entrare a far parte della vita di ognuna.
 
A che età il primo controllo
Qualunque sia l’età, specie se siete appena diventate maggiorenni oppure ancora adolescenti, effettuare la prima visita ginecologica è un’occasione importante che permetterà di capire e conoscere meglio il proprio corpo.
Attraverso una breve visita e un accurato colloquio con il medico specialista, ogni ragazza potrà essere adeguatamente informata su tutte quelle problematiche che spesso rispondono anche al nome di malattie sessualmente trasmissibili.
Lasciate quindi che la vostra salute venga posta sempre al primo posto: con la prima visita ginecologica sarete in grado di ricevere tutte le risposte a domande che ogni giovane ragazza si pone.Curare problematiche dell’organo riproduttivo 
Il proprio benessere deve essere sempre posto in cima alle priorità di ogni donna: per questo, la visita ginecologica, deve essere effettuata periodicamente.
Grazie all’appuntamento con il ginecologo sarete in grado di avere un’accurata valutazione dello stato di salute degli organi genitali esterni (vagina e vulva) e interni (utero e ovaie).
Il ginecologo infatti si occuperà di come curare le irregolarità del ciclo mestruale, dare informazioni sui metodi contraccettivi, curare e prevenire le infezioni vaginali, dare informazioni su come avere una vita sessuale corretta ed equilibrata.

Fondamentale è, in questo caso, instaurare un rapporto di confidenza e fiducia con il proprio medico specialista; il ginecologo vorrà infatti preventivamente avere alcune informazioni (età della prima mestruazione, regolarità del ciclo mestruale, assunzione di farmaci, ecc…) e poi procederà con la visita.

Essa prevede di sdraiarsi sul lettino ginecologico appoggiando le gambe sui due supporti ai lati del lettino: in questa fase il ginecologo potrà rilevare l’eventuale presenza di infiammazioni vulvo vaginali e osservare lo stato di salute della parete interna della vagina e il collo dell’utero.

La prevenzione dei tumori
La visita ginecologica è un momento importantissimo anche per prevenire i tumori della donna: durante la visita sarà possibile infatti sottoporsi al Pap-test, un semplice ma fondamentale esame che permette di individuare precocemente eventuali tumori del collo dell’utero.

Una visita breve dunque, come quella ginecologica, è fondamentale per il benessere della donna che permetterà di poter vivere, nel migliore dei modi e col massimo entusiasmo e tranquillità, la vostra vita.

Cosa sono gli strappi muscolari?


Gli strappi o distrazioni muscolari sono gravi lesioni causate dalla rottura di un numero variabili di fibre muscolari. Queste lesioni si generano quando il muscolo viene sottoposto ad una eccessiva sollecitazione. Possono succedere, per esempio, durante scatti improvvisi o brusche e rapide contrazioni a freddo. Per questo motivo sono molto frequenti nell’ambito sportivo, specialmente negli sport che necessitano forza esplosiva come il calcio, il sollevamento pesi, il basket ed altri.
Tutti i muscoli possono subire uno strappo delle fibre ma maggiormente colpiti sono solitamente i muscoli antigravitari degli arti. I gruppi muscolari più colpiti sono quindi i muscoli della coscia e della gamba, i muscoli estensori del braccio ed il muscolo deltoide.

Classificazione
A seconda del numero di fibre coinvolte gli strappi muscolari sono suddivisi in tre stadi.
Primo stadio: solo poche fibre appaiono danneggiate, meno del 5%. Non si ha un’importante perdita di funzione ed anche la sintomatologia è abbastanza modesta.
Secondo stadio: la lesione coinvolge un numero maggiore di fibre muscolari impedendo la continuazione dell’attività sportiva, la sintomatologia è importante e gravosa.
Terzo stadio: quasi tutto il muscolo risulta colpito, è possibile apprezzare la presenza di uno scalino in prossimità della lesione, a testimoniare la gravità della stessa. La sintomatologia è importane così come anche l’incapacità funzionale del muscolo colpito.

Cosa fare quando accade
La prima cosa che deve essere fatta è la sospensione dell’attività che ha causato la lesione. Mettere immediatamente in riposo il muscolo colpito è necessario anche in caso di lesioni al primo stadio. Applicare immediatamente un impacco freddo come la borsa del ghiaccio serve a ridurre lo stravaso ematico e la formazione di edema quindi è consigliabile. Ricordarsi quindi di applicare il protocollo racchiuso nell’acronimo P.R.I.C.E ovvero protezione, riposo, ghiaccio, compressione, elevazione.
Altro punto fondamentale è quello di rivolgersi ad un centro specializzato che sappia individuare la zona ed il grado di lesione e sappia attuare un’efficace terapia, elemento questo indispensabile per una rapida ripresa.
Per le lesioni di primo grado si possono usare farmaci antinfiammatori e miorilassanti, iniziare precocemente esercizi di stretching leggero può migliorare la qualità della cicatrice che si sta formando in prossimità della rottura.
Prima della ripresa dell’attività sportiva è utile seguire un programma di riabilitazione che preveda l’utilizzo di esercizi per migliorare il reclutamento muscolare e di fisioterapia come la Tecarterapia, terapia che permette un rapido recupero ed una miglior cicatrizzazione muscolare (puoi prenotare una appuntamento con il nostro centro fisioterapico) Nello stadio 3 a seconda della sede può essere indicato il trattamento chirurgico volto a suturare le fibre muscolari.

Andropausa: come aiutare il partner

 

L'orologio batte il tempo anche per lui: a quale età si avvertono i sintomi dell'andropausa? Come affrontarne le conseguenze sulla vita di coppia? Un andrologo e una sessuologa rispondono a queste e altre domande per aiutarci a capire come stare vicini al proprio compagno e salvaguardare l'intesa sessuale anche durante questa età della vita 

Andropausa: come aiutare il partner
Variazione al ribasso dell'attività sessuale e della libido, erezione raggiunta più tardivamente, deficit erettile, insicurezza e senso di inadeguatezza fino alla depressione e alla ripresa più lenta da malattie ed eventi stressanti. Sono alcuni dei sintomi di cui possono soffrire i nostri partner dopo i 50 anni, età nella quale inizia l'andropausa. Come stargli vicino? Come reagire di fronte a eventuali défaillance sessuali? Come evitare ricadute sull'intesa di coppia? Rivolgiamo le nostre domande a due esperti: un andrologo e una sessuologa.

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Il “sesso a comando” causa di disfunzione erettile L’attività sessuale programmata inibisce 1 uomo su 2

Orologi e calendari non vanno d'accordo con il sesso. L’attività sessuale programmata – vale a dire stabilire il giorno e la fascia oraria in cui la coppia dovrà avere il rapporto per aumentare le possibilità di fecondazione – poco si concilia con l’eros maschile, e l'eccitazione langue.
A rivelarlo è uno studio appena condotto da un’équipe internazionale di andrologi in Sud Corea che ha analizzato per 3 anni gli effetti del cosiddetto “sesso a comando” – ossia la programmazione del rapporto finalizzata al concepimento che ogni anno in Italia interessa oltre 70.000 coppie – su un campione di 439 uomini, pubblicandone i risultati sul British Journal of Urology.
L’indagine ha evidenziato come: 
- circa la metà della popolazione maschile con attività sessuale programmata a fini riproduttivi abbia sviluppato una disfunzione sessuale, ovvero disfunzione erettile o difficoltà a eiaculare;
- il 42,8% del campione ha manifestato problematiche di disfunzione erettile;
- il 5,92% ha registrato una notevole difficoltà a raggiungere l’orgasmo. 
“Questa ricerca clinica – spiega il Dott. Bruno Giammusso, Coordinatore Scientifico della campagna nazionale contro la disfunzione erettile ‘Chiedi Aiuto’ (www.chiedi-aiuto.it) - ci mostra come il 'sesso a comando' possa spesso provocare disfunzioni sessuali nel partner maschile. La causa principale di tale fenomeno può essere attribuita all’ansia da prestazione, ossia alla tensione emotiva che deriva, per l’uomo, dal sentirsi responsabile di fronte alla partner di un atto da cui dipenderà il concepimento di un figlio”.
“Ma non va trascurato – prosegue Giammusso - fra le cause di disfunzioni sessuali nel maschio il calo di desiderio che si accompagna alla perdita di spontaneità della vita amorosa, nel momento in cui il sesso non è più un piacere, ma un dovere da svolgere fino al raggiungimento dell’obiettivo gravidanza”.
“Anche i medici, nella scelta dei trattamenti per la cura della disfunzione erettile, dovrebbero quindi tenere in considerazione gli effetti negativi della programmazione stessa sull'attività sessuale. Risulta quindi utile, a tal scopo, un consulto con uno specialista per valutare la salute sessuale del maschio anche nei suoi aspetti psicologici”, conclude il Dott. Bruno Giammusso.

Sesso, i 9 problemi più comuni che abbiamo a letto, secondo medici e psicologi (FOTO)

C'è chi per il sesso non ha tempo, chi aveva una brillante vita sessuale ed ora non l'ha più e chi ha perso il desiderio per strada, forse dietro ai figli o ai problemi economici. Il sesso non smette di porre domande e ci invita a riflettere sulla nostra vita privata e di coppia. L'Huffington Post americano ha chiesto ad alcuni medici, esperti e psicologi di indicare i problemi più comuni dei pazienti perché parlarne è il primo passo per prenderne consapevolezza. Via l'ansia e via le paure: se, a volte, incontriamo qualche difficoltà, non è il caso, certo, di vergognarsene.

 

 

1. Calo del desiderio sessuale

sesso

"Il calo del desiderio sessuale tra i partner è uno dei problemi più comuni con cui ho avuto a che fare. Può essere dovuto ad un disagio fisico, ad esempio al dolore durante il rapporto. Oppure può essere generato da una stanchezza cronica o dallo stress, fattori che possono essere collegati alla cura dei bambini o a difficoltà economiche. La soluzione, in entrambi i casi, dipende tutta da un cambiamento dello stile di vita, ma anche imparare a comunicare bene con il partner può aiutare. Il calo del desiderio può dipendere dalla storia sessuale e psicologica dell'individuo oppure nascere proprio dalla relazione stessa. In questo caso, bisogna tenere conto del fatto che il desiderio sessuale è un barometro della salute del nostro rapporto".

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Attacchi di panico: cosa fare nell'immediato

Cuore in gola, senso di soffocamento, mani sudate, e sensazione come quella di star per svenire sono solo alcuni dei sintomi che possono essere percepiti quando si viene colpiti da attacchi di panico. In questi casi, bisogna imparare a gestire la crisi di panico anche nell'immediato, soprattutto se si è soli e non si sa cosa fare.

Cos'è un attacco di panico

Per capire bene come comportarsi quando si ha un attacco di panico, dobbiamo comprendere a fondo di cosa si tratta. La crisi di panico è una reazione di ansia espressa dal nostro organismo in risposta a uno stimolo esterno.

L'ansia è in realtà una componente fondamentale della nostra esistenza. Una quota di ansia è infatti necessaria e fisiologica poiché ci aiuta ad affrontare situazioni che richiedono particolare impegno: una giusta "preoccupazione" per esempio in vista di un esame scolastico ci consente di attivare tutte le necessarie risorse di attenzione e di funzionamento cognitivo per superarlo al meglio.

Inoltre, da un punto di vista evolutivo, la componente dell'ansia nella storia dell'uomo è quell'aspetto che ha garantito la sopravvivenza della specie. Basti pensare infatti ai sentimenti di ansia e paura che, per esempio, deve aver provato l'uomo primitivo di fronte alle minacce ambientali, che ne hanno provocato sì la fuga, ma con essa hanno plasmato anche la sua capacità di fronteggiare situazioni difficili, e quindi ne hanno garantito la sopravvivenza.

L'ansia quindi può essere una fondamentale amica, ma se prende il sopravvento e si scollega dalle minacce reali dell'ambiente allora può rappresentare un vero ostacolo per la persona, fino a danneggiarla.

Quali sono i sintomi di un attacco di panico?

L'attacco di panico si riconosce per una serie di sensazioni fisiche molto concrete, tanto da poter essere scambiate, da chi le prova, per qualcosa di organico e più pericoloso. Spesso una crisi di panico viene infatti confusa con problemi di tipo cardiaco, ma senza che con questi abbia in realtà niente a che vedere.

I sintomi dell'attacco di panico sono i seguenti:

  • tachicardia, ovvero i battiti cardiaci che accelerano fortemente, dando la sensazione che il cuore stia per scoppiare;
  • mani sudate, o comunque sudorazione in genere accelerata;
  • tremori e, talvolta, qualche spasmo muscolare;
  • sensazione del laccio alla gola o di soffocamento;
  • mancanza d'aria, asfissia;
  • dolore al petto, come se fosse in arrivo un attacco cardiaco, quando in realtà il dolore è provocato dalle contrazioni muscolari dettate dal sistema nervoso;
  • nausea, vomito;
  • dolori intestinali;
  • sensazione come quella di star per svenire, instabilità, la testa che sembra andar via leggera;
  • senso di perdere il contatto con la realtà, oppure di depersonalizzarsi, ossia di perdere il contatto con il proprio corpo fisico;
  • improvvise vampate di calore, oppure brividi di freddo;
  • formicolio agli arti.

Questi sono i sintomi classificati e riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale; occorre considerare che non tutti possono e devono essere presenti contemporaneamente per poter parlare di disturbo di panico.

Tutte queste sensazioni possono essere inoltre collegate con altri due indicatori diagnostici che aiutano a classificare una crisi di panico e che sono fortemente connessi con i precedenti:

  • paura di perdere il controllo di sé e delle proprie azioni, in altre parole, paura di impazzire;
  • paura di morire.

Cosa fare nell’immediato

La respirazione è molto importante per la risoluzione di questo tipo di disturbi, oltre che per la salute generale di tutto l'organismo. Imparare a gestire la respirazione è quindi necessario per fronteggiare l'attacco di panico nell'immediato.

Bisogna imparare a regolarizzare i cicli di inspirazione e di espirazione. Questo aiuta a diminuire velocemente il livello di ansia, andando a rendere volontario qualcosa che risulta automatico, ovvero andando a regolare la respirazione abbassando il numero dei cicli di entrata e di uscita dell'aria nei polmoni. Se si è in iperventilazione, è consigliabile respirare in un sacchetto di carta per riportare a livelli ottimali i livelli di anidride carbonica nel sangue e calmare l'agitazione.
https://www.piuvivi.com/relax/attacchi-crisi-panico-cosa-fare-subito-nell-immediato.html

  • Questi sono i sintomi classificati e riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale; occorre considerare che non tutti possono e devono essere presenti contemporaneamente per poter parlare di disturbo di panico.

    Tutte queste sensazioni possono essere inoltre collegate con altri due indicatori diagnostici che aiutano a classificare una crisi di panico e che sono fortemente connessi con i precedenti:

    • paura di perdere il controllo di sé e delle proprie azioni, in altre parole, paura di impazzire;
    • paura di morire.

    Attacchi di panico: cosa fare nell'immediato

    La respirazione è molto importante per la risoluzione di questo tipo di disturbi, oltre che per la salute generale di tutto l'organismo. Imparare a gestire la respirazione è quindi necessario per fronteggiare l'attacco di panico nell'immediato.

    Bisogna imparare a regolarizzare i cicli di inspirazione e di espirazione. Questo aiuta a diminuire velocemente il livello di ansia, andando a rendere volontario qualcosa che risulta automatico, ovvero andando a regolare la respirazione abbassando il numero dei cicli di entrata e di uscita dell'aria nei polmoni. Se si è in iperventilazione, è consigliabile respirare in un sacchetto di carta per riportare a livelli ottimali i livelli di anidride carbonica nel sangue e calmare l'agitazione.
    https://www.piuvivi.com/relax/attacchi-crisi-panico-cosa-fare-subito-nell-immediato.html

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Come capire se il dolore al braccio sinistro è legato al cuore

Il dolore al braccio sinistro può essere provocato da varie cause, che vanno dal semplice stiramento a problemi più seri come l'infarto miocardico (o attacco cardiaco). Non è sempre possibile determinare se il dolore al braccio sinistro sia dovuto a questioni poco preoccupanti o potenzialmente gravi. A ogni modo, talvolta alcune caratteristiche ci aiutano a distinguere se il dolore al braccio sinistro sia legato o meno a disturbi cardaci.

Dolore al petto e al braccio sinistro

Anche se non sempre costituisce motivo di allarme, il fastidio o la sensazione di pesantezza al petto accompagnato dal dolore lungo il braccio sinistro richiede cure mediche immediate nella maggior parte dei casi, in quanto può essere difficile determinare se tale situazione sia sintomatica di una condizione grave. Con ogni probabilità, il senso di oppressione e/o di bruciore al petto insieme al dolore al braccio sinistro, spesso seguiti anche da sudorazione, nausea, respiro affannoso, battito del cuore accelerato o senso di svenimento sono problemi legati all'attacco di cuore.

In alcuni casi, invece, il dolore al petto e al braccio sinistro non è nulla di grave, come per esempio quando un giovane avverte fastidio al petto e al braccio dopo essere caduto durante una partita di pallone o facendo qualche altro sport.

 

Gli attacchi di panico possono a volte causare sintomi simili all'infarto del miocardio, come appunto il senso di oppressione al torace e il dolore lungo il braccio sinistro, accompagnati talvolta anche da sudorazione e brividi.
https://www.piuvivi.com/salute/capire-dolore-braccio-sinistro-cuore-problemi.html

Gli attacchi di panico possono a volte causare sintomi simili all'infarto del miocardio, come appunto il senso di oppressione al torace e il dolore lungo il braccio sinistro, accompagnati talvolta anche da sudorazione e brividi.
https://www.piuvivi.com/salute/capire-dolore-braccio-sinistro-cuore-problemi.html
https://www.piuvivi.com/salute/capire-dolore-braccio-sinistro-cuore-problemi.html

ECOGRAFIA PELVICA MASCHILE o VESCICO-PROSTATICA SOVRAPUBICA

E' un esame che richiede il riempimento vescicale ottimale per poter essere eseguito . Questo riempimento vescicale si ottiene bevendo 1/2 litro di acqua naturale non gasata , da bere a piccoli sorsi , iniziando 1 ora prima della programmazione dell'esame , senza ovviamente mingere (urinare) . La vescica deve essere ben distesa , ma non esageratamente distesa , altrimenti si impedirebbero le normali pressioni sull'addome col trasduttore , per la completa insonazione degli organi del catino pelvico . 

L'esame studia in particolare la vescica (pareti e contenuto) , la prostata (morfologia , volume ed ecostruttura) e le vescichette seminali (angolazione , morfologia , dimensioni ed ecostruttura) .

Dopo aver studiato gli organi descritti , si esegue lo studio del residuo urinario post minzione . In pratica il paziente minge , e si valuta poi quanta urina resta in vescica dopo la minzione .

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