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Balanite: cause, sintomi, come riconoscerla

La balanite è l’infiammazione del glande ossia della parte terminale del pene. Parliamo quindi di una patologia che può colpire solamente gli uomini e che in molti casi provoca un forte dolore e fastidio. La balanite può essere caratterizzata da sintomi differenti, anche perchè diverse possono essere le cause alla sua origine. Sebbene non sia stato ancora dimostrato che questa malattia rientri in quelle sessualmente trasmissibili, è bene ricordare che alcune forme di balanite potrebbero originare da patologie come la candida. Quest’ultima si può trasmettere con un rapporto sessuale non protetto ed è quindi sempre importante prestare attenzione perchè il contagio non è da escludere a priori.

Si parla di balanite quando il glande si presenta infiammato. Si tratta quindi di una condizione che può presentare molte casistiche differenti e conviene fare un po’ di chiarezza, cercando di capire quali sono le possibili cause di questo disturbo. In questo senso, i sintomi specifici possono essere molto utili ed imparare a distinguerli è quindi importante.

La balanite è piuttosto semplice da riconoscere, perchè con questo termine s’intende l’infiammazione del glande ossia della parte terminale del pene. Esistono diverse tipologie di balanite, quindi i sintomi non si presentano sempre tutti ma possono anzi tornare utili per identificare l’origine del problema.

 

In caso di balanite, sono sempre presenti i seguenti sintomi caratteristici:

  • Dolore intimo, specialmente nella zone terminale del pene e durante i rapporti sessuali;
  • Gonfiore a livello del glande;
  • Glande arrossato.

A seconda del tipo di infezione (batterica, virale, da parassiti, da funghi e via dicendo), possono presentarsi altri sintomi specifici ossia:

  • Prurito nella zona del glande o del prepuzio;
  • Perdite bianche o giallastre, che possono assumere l’aspetto di ricotta;
  • Problemi nella minzione, con bruciore o fastidio;
  • Sanguinamento urinario;
  • Ulcere sul pene;
  • Linfonodi dell’inguine gonfi.

 

Imparare a riconoscere questi sintomi può essere molto utile perchè aiuta a capire quale potrebbe essere la tipologia di balanite e quindi intraprendere la cura più efficace.

Come abbiamo appena accennato, non esiste una sola tipologia di balanite. L’infiammazione del glande può dipendere da fattori anche molto diversi tra loro: un’infezione batterica, una patologia autoimmune, un’infezione da funghi o da parassiti, una malattia venerea, un’allergia da contatto e via dicendo.

Cellule epiteliali nelle urine: cause, valori e quando preoccuparsi

Se le cellule epiteliali nelle urine presentano un valore superiore al normale, le cause potrebbero essere di natura anche molto diversa. In alcuni casi si tratta di una banale infezione alle vie urinarie ma in altre circostanze all’origine potrebbe esserci una patologia anche molto seria come una neoplasia. Occorre quindi effettuare tutti gli esami diagnostici del caso, in modo da escludere eventuali problemi gravi e intraprendere una terapia efficace. Va precisato però che le cellule epiteliali nelle urine ci sono sempre, in qualsiasi soggetto sano: è solo quando i valori risultano superiori alla norma che ha senso preoccuparsi.

Cellule epiteliali: cosa sono?

Innanzitutto cerchiamo di capire cosa siano le cellule epiteliali e perchè si trovano anche nelle urine, risultando del tutto normali entro un certo range. Le cellule epiteliali non sono altro che quelle cellule che formano il tessuto epiteliale ossia il derma. Si possono trovare sia negli strati più profondi che superficiali ed è del tutto normale che anche nelle urine se ne trovi traccia. Quelle che sono presenti normalmente nelle urine, per la precisione, sono le cellule epiteliali squamose (o transizionali), che provengono dall’uretra, dalla vagina o dai genitali esterni. Hanno dimensioni piuttosto grandi e sono ricche di citoplasma.

Queste cellule sono presenti normalmente nelle urine per via del ricambio cellulare, che è del tutto fisiologico. Una volta che le nuove cellule si sono formate, quelle vecchie vengono eliminate dal nostro organismo attraverso l’urina ed è quindi assolutamente normale che vengano rilevate dalle analisi di laboratorio. Le cellule epiteliali nelle urine quindi, entro determinati valori, si riscontrano normalmente in qualsiasi persona sana (sia un adulto, un bambino o un neonato).

Azotemia Alta: un sintomo da non sottovalutare

Se le analisi del sangue evidenziano una condizione di azotemia alta, significa che le quantità di azoto non proteico presenti nel nostro organismo sono eccessive e che qualcosa non funziona come dovrebbe. Nella maggior parte dei casi, l’azotemia alta dipende da cause di natura patologica che riguardano le funzionalità dei reni. Questi organi infatti hanno l’importante funzione di filtrare ed eliminare tutte quelle sostanze che risultano inutili per il nostro organismo. Tra queste troviamo anche l’urea, un prodotto di scarto che viene eliminato attraverso le urine dopo essere stato filtrato dai reni. Se l’azotemia risulta elevata nel sangue, significa che questi organi non sono stati in grado di svolgere il loro lavoro e che quindi potrebbero essere affetti da qualche patologia.

 

 

L’azotemia alta però non dipende sempre e solo da malattie a carico dei reni. Le cause che possono essere alla base di questa condizione sono diverse e tra queste troviamo anche fattori meno preoccupanti, che possiamo definire ambientali o fisiologici addirittura. La dieta per esempio svolge un ruolo cruciale per quanto riguarda i livelli di azotemia nel sangue, perchè se eccessivamente ricca di proteine potrebbe proprio essere all’origine di questa condizione. In tutti i casi, se le analisi del sangue evidenziano un’iperazotemia conviene sempre appurarne le cause in modo da poter ripristinare i valori corretti.

Candida vaginale: cause e sintomi

La candida vaginale è una particolare forma di micosi, un’infezione causata da un fungo che colpisce l’apparato genitale femminile e maschile. Si tratta di un disturbo diffusissimo tra le donne, tanto che ne colpisce ben il 75% almeno una volta nella vita. 

Fortunatamente, la candida vaginale è solamente fastidiosa ma può essere curata in modo piuttosto semplice e senza ripercussioni di alcun tipo. Il problema di questa patologia è che, una volta che colpisce una paziente, ha un elevatissimo tasso di probabilità di ricomparire: per questo si parla di recidive da candida. 

 

Cos’è la candida vaginale?

 

La candida vaginale più diffusa è provocata da un fungo che vive normalmente nella vagina e non crea alcun tipo di problema. Quando però l’equilibrio batterico e la flora micotica della vagina subiscono delle alterazioni di qualche tipo, questo fungo sviluppa delle infezioni e si manifesta appunto con i sintomi tipici della candida. Le recidive sono dovute essenzialmente a questo: una volta che l’equilibrio è stato alterato, è molto più suscettibile alle successive variazioni e quindi le probabilità di contrarre nuovamente questa infezione aumentano. La candida vaginale può essere trasmessa al partner durante un rapporto non protetto ma non è detto che questi manifesti i sintomi: negli uomini la candida può essere del tutto asintomatica.

Mononucleosi: Cos'è, come si manifesta e come si cura la malattia del bacio

Mononucleosi: Cos'è, come si manifesta e come si cura la malattia del bacio

L'infezione data dal virus di Epstein-Barr (mononucleosi) può essere contratta anche con modalità indirette tramite, per esempio, l'utilizzo comune di oggetti contaminati, quali posate, bicchieri, piatti e giocattoli, nonché con le goccioline diffuse in seguito a colpi di tosse o starnuti.

Fortunatamente, se si è già stati infettati una volta, ogni successivo contatto con una persona affetta da mononucleosi sarà privo di conseguenze.

La mononucleosi è una malattia a contagiosità modesta, che interessa soprattutto soggetti di età compresa fra i 15 ed i 35 anni.

Viene chiamata mononucleosi per la presenza del virus di Epstein-Barr nell’organismo, che stimola la produzione dei globuli bianchi, nello specifico delle cellule mononucleate (con un solo nucleo) o monociti nel sangue, solitamente presenti in numero ridotto.

Il  virus di Epstein-Barr (EBV), appartiene alla famiglia degli herpes virus, ovvero ai virus patogeni responsabili di varicella, herpes labiale o genitale e fuoco di Sant'Antonio. Il virus EBV rimane per sempre latente nel corpo umano e può ricomparire periodicamente.

I sintomi della mononucleosi

Florence Nightingale

I sintomi prevalenti della malattia sono:

  • astenia: debolezza e senso di spossatezza
  • febbre: fino a 39- 40° C, con sudorazione durante la notte
  • ingrossamento dei linfonodi: specialmente quelli del collo, sotto le ascelle e nel basso ventre; si ingrossano e risultano dolenti
  • faringite: tende ad intensificarsi nel giro di una settimana.

Le manifestazioni cliniche della mononucleosi tendono a scomparire completamente nell’arco di qualche settimana.

Si può dunque, dopo poco tempo, riprendere le normali attività quotidiane.

L’unico sintomo che potrebbe persistere anche per diversi mesi, è la sensazione di stanchezza generalizzata, mentre la complicanza più temibile - e più temuta - è la rottura della milza ingrossata.

Mononucleosi: Periodo di incubazione ed epidemiologia

Il periodo di incubazione dell'infezione è piuttosto lungo e variabile dai 30 ai 50 giorni in adulti e adolescenti.

Questo tempo che precede la presentazione dei sintomi è solitamente inferiore nei bambini, pari a circa 10-15 giorni (che sviluppano la mononucleosi in forma quasi priva di sintomi).

Diffusa soprattutto nei paesi industrializzati, la mononucleosi interessa entro l'adolescenza il 50% degli individui, mentre compare più precocemente in quelli in via di sviluppo.

Considerato il tasso di contagiosità, la mononucleosi può causare piccole epidemie soltanto in particolari condizioni (stretto contatto con soggetti affetti, sovraffollamento e cattive condizioni igieniche).


Recenti studi affermano che nel corso della propria vita circa il 90% della popolazione mondiale adulta, senza particolare predilezione di sesso, entra in contatto con il virus di Epstein-Barr. Gran parte di queste persone ha sviluppato anticorpi specifici, senza aver mai accusato alcun segno di infezione.

La diagnosi di mononucleosi

A livello clinico questa infezione presenta una sintomatologia abbastanza tipica, ma tuttavia potrebbe essere confusa con altre malattie infettive, che presentano sintomi analoghi (come l’epatite virale, la rosolia, la malattia da citomegalovirus).

Pertanto, una diagnosi certa si raggiunge soltanto mediante la constatazione della presenza di linfociti caratteristici nel sangue (linfocitosi) associata a test anticorpali e riscontri sierologici (presenza di anticorpi eterofili circolanti e/o anticorpi diretti contro proteine specifiche di EBV).


Per confermare il sospetto di malattia che deriva dall’aumento dei globuli bianchi, sono quindi indicati esami e immunologici specifici, tra cui: emocromocitometrico,  ricerca degli anticorpi anti-EBV VCA, ricerca degli anticorpi anti-EBV EA.

Quali esami del sangue eseguire in menopausa? Prenotali con una telefonata

Menopausa

Nella donna la menopausa è l'evento fisiologico che corrisponde al termine del ciclo mestruale e dell'età fertile. Clinicamente la menopusa fa parte di un periodo più lungo, chiamato climaterio , che inizia alcuni anni prima della fine del ciclo mestruale (variabile da donna a donna), è caratterizzato da cambiamenti dell'attività delle ovaie (quindi le prime irregolarità mestruali) e si conclude alcuni anni dopo la menopausa in cui termina l'attività ovarica: infatti le ovaie non producono più follicoli ed estrogeni (ormoni femminili principali).

 

Questo stato provoca una serie di mutamenti nella donna che riguardano gli aspetti trofici, metabolici, sessuali e anche psicologici. La scomparsa delle mestruazioni è soltanto uno dei segni più evidenti della menopausa: infatti il progressivo esaurirsi della produzione di ormoni femminili altera l’equilibrio che ha accompagnato la donna per tutta l'età fertile, provocando disturbi e malesseri vari. L'età media della menopausa è compresa tra i 45 e i 55 anni: per la donna europea la media è di circa 50 anni.

 

Quali esami effettuare?


Il laboratorio di analisi Studio Ortokinesis, è un laboratorio di analisi con sede a Trepuzzi

Il laboratorio di analisi Studio Ortokinesis,  è un centro di laboratorio di analisi con sede a Trepuzzi,  dove si possono effettuare check up (di base o completo) attraverso diversi tipi di analisi cliniche.

 

è importante sottoporsi a controlli periodici di routine ed esami clinici specifici, per indagare sullo stato di salute del paziente e individuare l’eventuale insorgere di una malattia in fase ancora preclinica.

Lo scopo dei check-up è proprio quello di dare una visione più ampia sullo stato di salute del paziente e diagnosticare o prevenire l’insorgere di patologie più gravi. Essi comprendono sia test generici che specifici legati al sesso, all’età del paziente e al suo stile di vita.

 

Presso il nostro centro analisi  si effettuano prelievi del sangue, utili a capire lo stato di salute di alcuni organi come fegato, rene e cuore.  Questi sono controlli non specialistici che, se ripetuti periodicamente, consentono la prevenzione di alcune malattie.

Con l’esame del sangue si possono conoscere, attraverso il controllo di diverse sostanze, quali sono i valori della glicemia, del colesterolo, dei trigliceridi, dell’azotemia, delle transaminasi, dell’emocromo e della creatinina.

Scoprire ad esempio qual è la quantità di glucosio presente nel nostro corpo, in modo da individuare subito il rischio di ammalarsi di diabete. L’esame del sangue serve anche a individuare il colesterolo in eccesso, la cui presenza può aumentare il rischio di infarto. Per gli anziani utile, poi, controllare la transaminasi, che consente di tenere sotto controllo il fegato, o effettuare gli esami FT3, FT4 e TSH per le disfunzioni della tiroide.

Le analisi delle urine, infine, aiutano a diagnosticare il mal funzionamento dei reni.

In base alle proprie esigenze cliniche il paziente può scegliere tra diversi pacchetti che il nostro laboratorio di analisi cliniche vi propone:

  • Pacchetto cardiovascolare
  • Pacchetto funzionalità renale
  • Pacchetto funzionalità epatica
  • Pacchetto osteoporosi
  • Pacchetto prevenzione diabete
  • Controllo della tiroide di base e completo

Tutti i test e le analisi saranno svolti da personale altamente qualificato. Il nostro staff vi indirizzerà verso il profilo di check up più adatto alla vostra persona.

Il centro è aperto dal lunedì al sabato  dalle ore 7.30 alle 12,30 e dalle 17.00 alle 18.00  I prelievi saranno effettuati dalle 7.00 alle 9.30

Ortopedia: per braccia e gambe in salute. Prenota adesso0832 347731

Quella che oggi chiamiamo ortopedia era in origine la pratica di correzione del fisico e della postura nei bambini. Il termine deriva infatti da orthòs, che in greco significa “dritto”, e pàis, “bambino”. I primi interventi mirati a risolvere e curare specifiche patologie si tennero solo nel XIX secolo, in Francia e Gran Bretagna. Oggi l’ortopedia si caratterizza per la sua triplice funzione educativaterapica e chirurgica.

Lo scopo della visita ortopedica è verificare l’esistenza di eventuali alterazioni o disfunzioni dell’apparato locomotore (o muscolo-scheletrico). Le zone interessate sono la colonna vertebrale, gli arti inferiori (anca, ginocchio, piede e caviglia) e quelli superiori (spalla, gomito, mano e polso). I traumi – di natura congenita o acquisita – includono l’artrosi, l’ernia del disco, l’osteoporosi, la lussazione dell’anca, la scoliosi, la sindrome del tunnel carpale, i problemi al menisco, la fascite plantare e il valgismo.

Prima della visita vera e propria, lo specialista svolge l’anamnesi, ossia la raccolta di informazioni circa lo stato di salute del paziente dalla nascita al presente; si terranno in considerazione anche le sue abitudini di vita e il lavoro. Dopo questa fase, il medico ortopedico procede all’osservazione e alla palpazione delle zone interessate, compiendo test di vario tipo per valutare i riflessi, la forza muscolare, la postura e l’ampiezza dei movimenti. Prima della diagnosi finale – che può consistere in una terapia a lungo termine o in un intervento – potrebbe rivelarsi necessario un esame radiologico di approfondimento.

28 settembre: Giornata mondiale del cuore

La Giornata Mondiale per il Cuore (World Heart Day) è celebrata il 29 Settembre di ogni anno. È una campagna mondiale di informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione delle malattie cardio-cerebro vascolari, promossa in tutto il mondo dalla World Heart Federation attraverso una comunità di oltre 200 organizzazioni nazionali che, insieme, sostengono l’impegno della società medica e delle fondazioni per il cuore in oltre 100 paesi.
 
In Italia la Giornata Mondiale per il Cuore è coordinata dall’Associazione Fondazione Italiana per il Cuore membro nazionale della World Heart Federation, con l’obiettivo di informare e sensibilizzare le persone, le famiglie, le comunità e il mondo politico invitando tutti a promuovere iniziative e attività per adottare corretti stili di vita per ridurre i fattori di rischio cardiovascolare che sono la causa principale di queste patologie.
 
Le malattie cardio-cerebro vascolari sono tutt’oggi in assoluto la prima causa di morte nel nostro come in moltissimi paesi del mondo. Ogni anno sono responsabili di ben 17.5 milioni di morti premature e si prevede che nel 2030 aumenteranno a 23 milioni. In Italia ben 127.000 donne e 98.000 uomini muoiono ogni anno per le malattie cardio-cerebrovascolari e molte di queste morti si verificano in modo prematuro prima dei 60 anni di età.
 
Il fumo di sigaretta, elevati livelli di colesterolo, ipertensione, elevati livelli di zuccheri nel sangue, alimentazione scorretta, peso e circonferenza addominale, sedentarietà, stress e condizioni di vita in ambienti non salutari sono i fattori di rischio modificabili responsabili per almeno l’80% delle morti premature causate dalle malattie cardio-cerebro vascolari, tra cui infarto, scompenso e ictus, che possono essere evitate.

Come prepararsi al meglio ad affrontare i malanni che autunno e inverno portano con sé

Il mese di settembre segna il passaggio dalla stagione estiva, tendenzialmente la migliore dal punto di vista dei malanni e della qualità dello stato di salute, a quella autunnale, in cui normalmente si manifestano solo piccoli disturbi di inizio stagione, ma anche periodo ideale per prepararsi alla stagione fredda.

Ancora una volta è opportuno ricordare che nulla è strettamente necessario quando si parla di strategie preventive, ma spesso alcune scelte risultano utili e preziose.

 

 

Nella grande maggioranza dei casi le patologie stagionali invernali non sono a decorso problematico. A meno di condizioni fisiche particolarmente compromesse o di compresenza di stati di malattia – in particolare a carico dell’apparato respiratorio ma anche cardiocircolatorio - generalmente le patologie invernali si superano senza conseguenze durature né strascichi: è evidente che tanto maggiori sono i rischi di complicanze, tanto più utile e preziosa diviene la scelta di attuare strategie preventive.

Quando si parla di prevenire le malattie invernali, si pensa subito all’influenza e alla relativa vaccinazione: in realtà si tratta solo di una delle misure preventive, dato che riguarda esclusivamente l’influenza, di fatto circoscritta solitamente ad un episodio, solitamente nella seconda metà dell’inverno.

Prima del picco influenzale e durante tutto l’arco dell’inverno si può incorrere in altre patologie di origine virale o batterica, infettive quindi e fortemente diffuse nella popolazione, che coinvolgono le vie aeree sia alte che basse: tonsilliti, bronchiti, bronchioliti - molto diffuse e molto debilitanti nei bambini piccoli e piccolissimi – polmoniti, senza tralasciare gli stati di raffreddamento, più fastidiosi che debilitanti.

Tutte queste patologie, spesso ricorrenti soprattutto nei bambini e negli anziani, costituiscono quel vasto panorama di malattie parainfluenzali che possono rendere l’inverno faticoso da superare.

Immunostimolazione contro i malanni invernali

Per quanto riguarda invece le altre malattie stagionali, può essere molto utile ricorrere a strategie preventive di immunostimolazione, che può essere specifica oppure genericamente aspecifica.

• Immunostimolazione specifica: si tratta di preparati a base di lisati batterici, ovvero di derivati dei ceppi patogeni opportunamente trattati in modo di privarli della capacità di indurre uno stato di malattia, conservando le parti responsabili della produzione di anticorpi da parte dell’organismo da proteggere; l’uso di questi preparati richiede cicli ripetuti, il primo dei quali è da iniziare per l’appunto nel mese di settembre, ed è indicato per tutte le persone che durante l’inverno ricadono frequentemente in malattie batteriche delle vie aeree con conseguente ripetuto ricorso a terapie antibiotiche.

• Immunostimolazione aspecifica: si tratta in questo caso di integratori a base di vitamina C, magnesio, zinco e di sostanze fitoterapiche – come Echinacea e Uncaria - che hanno lo scopo di innalzare le difese dell’organismo, cioè la capacità da parte di un individuo di difendersi da tutti gli agenti patogeni indistintamente. Le diverse strategie non si escludono vicendevolmente: il medico di base o il farmacista possono essere un valido supporto per ottenere gli opportuni consigli.

COME FRONTEGGIARE LA SINDROME DA RIENTRO?

Ansia, insonnia, nervosismo, spossatezza eccessiva, leggera depressione: sono questi i sintomi con cui si presenta la sindrome da rientro. Chi ne soffre, si sente incapace di concentrarsi, appesantiti, schiacciati dal senso di responsabilità e dai compiti incombenti. Un senso diffuso di malessere è spesso accompagnato da irritabilità e sbalzi d’umore repentini. Ma esistono delle strategie per fronteggiare la sindrome da rientro. Eccole. 

 

 

• Dormire molto e bene, evitando di passare dalle 8-10 ore di sonno del periodo vacanziero alle 6-7 che ci si concede al rientro.  

 

• Rientrare dalle vacanze alcuni giorni prima per smorzare l’impatto con la vita cittadina. Se possibile, anche il lavoro andrebbe ripreso gradualmente.  

 

• Fare attività fisica aiuta a diminuire lo stress e a riposare meglio. 

 

• Seguire un’alimentazione corretta. Il cervello ha bisogno soprattutto di zucchero, perciò ben vengano, nelle giuste quantità, pasta, pane e frutta.  

 

• Il passaggio dalla luce del sole in spiaggia a quella artificiale dell’ufficio può mettere sotto stress il corpo e la mente. Un consiglio: fare la pausa pranzo all’aria aperta. 

 

• Prendersi delle pause frequenti: bastano quindici minuti ogni due ore per far riposare gli occhi e spezzare l’intensità del rientro. 

 

• Niente tecnologia a letto perché il cervello potrebbe smettere di associare quella stanza al momento del sonno. 

Dermatite da stress o eczema da contatto, di cosa si tratta?

Dermatite è un termine generico che indica una condizione morbosa della pelle che si caratterizza per la presenza di un processo infiammatorio; i suoi principali sintomi sono prurito, secchezza, gonfiore, arrossamento ed eruzioni cutanee. Talora poi possono anche manifestarsi desquamazione, piccole lesioni, bolle e crosticine. Essa in effetti, può essere considerata una reazione della cute sia ad agenti esterni (si pensi, ad esempio, agli allergeni) che a fattori interni (infezioni, carenze o eccessi alimentari, reazioni allergiche, contatto con prodotti irritanti ecc.).

 

Questa patologia, lo ricordiamo, può colpire diverse aree del corpo, ma le zone più a rischio sono il viso, le mani e il cuoio capelluto. Essa, inoltre, può essere acuta, se si manifesta in maniera occasionale, oppure cronica, quando la sua sintomatologia si presenta ripetutamente.

Alla base di questo processo infiammatorio possono esserci diverse cause, ciascuna delle quali determina una particolare forma di dermatite con specifiche caratteristiche. Si pensi, ad esempioa quella atopica, denominata anche eczema, alla dermatite seborroica, alla periorale, alla dermatite allergica o a quella da stress: a seconda del tipo di infiammazione sarà necessario ricorrere a uno specifico trattamento.

Al fine di contrastare la sintomatologia della dermatite atopica e di quella seborroica il paziente deve sottoporsi a un trattamento cortisonico topico o, nei casi più gravi, deve assumere farmaci cortisonici per via orale per un arco di tempo limitato. Inoltre è opportuno evitare tutti i possibili prodotti allergizzanti, sia di tipo alimentare che ambientale. Il ricorso agli antistaminici poi contribuisce a ridurre la sensazione di prurito e il conseguente grattamento, soprattutto se si tratta di una dermatite pruriginosa. Nel caso in cui il processo infiammatorio sia stato determinato da una infezione batterica, il medico prescriverà degli appositi farmaci antibiotici; in tal caso è raccomandabile la contestuale assunzione di probiotici, di cibi ricchi di omega 3 e omega 6 e di vitamina E, allo scopo di evitare il riacutizzarsi del processo morboso.

Una delle forme  più diffusa è il cosiddetto eczema da contatto, noto anche come dermatite allergica o irritativa da contatto. Essa colpisce per lo più le mani, il viso e il cuoio capelluto, in quanto queste zone possono venire più facilmente in contatto con sostanze allergizzanti.  Questo tipo di infiammazione ha luogo quando si viene in contatto con saponi, trucchi o tinture per capelli che contengono sostanze irritanti.

Con questo termine  si intende una infiammazione della cute determinata da un elevato livello di tensione e di ansia: si ipotizza, infatti, che gli ormoni dello stress siano in grado di stimolare la risposta immunitaria all’irritazione. Generalmente questo tipo di dermatite ha luogo in corrispondenza di periodi di eccessivo sovraffaticamento, sia mentale che fisico.

Psoriasi: sintomi e rimedi di questa malattia della pelle

La psoriasi è una malattia della pelle, ovvero una dermatite che si sviluppa sotto forma di lesioni ed arrossamenti piuttosto persistenti in diverse parti del corpo. La pelle risulta molto più spessa del normale, arrossata e squamosa; l’istinto principale nella persona colpita da psoriasi è quello di grattarsi, in quanto la dermatite causa molto prurito. Può presentarsi a qualsiasi età, sotto diverse forme.

Non tutti i punti del corpo sono colpiti allo stesso modo dalla psoriasi; pur potendosi presentare in qualsiasi zona, quelle maggiormente a rischio sono:

  • I gomiti;
  • Le ginocchia;
  • Il viso;
  • Le mani e i piedi;
  • Il cuoio capelluto;
  • La parte lombare della schiena.

sintomi della psoriasi variano da persona a persona. Sono molto soggettivi: in alcune persone la malattia si manifesta semplicemente attraverso un’irritazione, in altre può presentarsi con molta insistenza, tanto da condizionare al 100% le proprie abitudini quotidiane. Gli effetti sono molto simili a quelli di altre malattie della pelle, quindi non sempre è così semplice diagnosticare la psoriasi distinguendola dalle altre dermatiti.

Nella maggior parte dei casi la psoriasi si manifesta attraverso delle placche che si formano sulla pelle. Questa, arrossata, si ricopre di squame grigiastre che provocano bruciore e prurito.

Quando le lesioni sono particolarmente profonde, la cute può rompersi portando all’apertura di vere e proprie ferite; in questo caso la dermatite diventa un problema in grado di influenzare la vita di tutti i giorni. Tuttavia, le lesioni non causano cicatrici permanenti.

La psoriasi quindi può essere definita una malattia cronica ed infiammatoria molto fastidiosa non solo a livello fisico, ma anche a livello psicologico. Chi è colpito da questa dermatite spesso tende a isolarsi o, perlomeno, a coprirsi il più possibile, compromettendo i rapporti con le persone intorno.

Le cause della psoriasi possono essere diverse. Sicuramente esiste una tipologia di psoriasi legata alla genetica; quindi una persona che presenta familiarità con questo tipo di malattia sarà più facilmente soggetta, in particolari periodi della vita, alla psoriasi. Stiamo parlando tuttavia della tipologia più difficile da trattare, che spesso si presenta in età adolescenziale.

In altri casi la psoriasi può essere legata a fattori esterni o, ancora, a una particolare situazione personale di colui che ne è affetto. Oltre allo stress, possono influire anche i problemi intestinali, l’abuso di alcool, alcune infezioni o la reazione a particolari farmaci assunti. Anche cambiamenti ormonali, ustioni solari e traumi di diversa origine possono scatenare la psoriasi; in tutti questi casi i primi sintomi si possono presentare anche in età adulta.

Bisogna sottolineare il fatto che per ora non esiste una cura definitiva contro la psoriasi; si possono tuttavia utilizzare delle creme, assumere dei farmaci e seguire la fototerapia per alleviare i sintomi.

D’altro canto bisogna anche specificare che questa malattia non è infettiva, quindi il contatto con una persona che ne è affetta non pregiudica la salute dell’altra persona; questa dermatite non dev’essere quindi vista come un problema per il quale tenere le distanze dalla persona colpita.

Ad ogni modo, i rimedi possono essere messi in atto solamente se si individua con certezza la causa alla base della malattia. Se il periodo è particolarmente stressante, ad esempio, bisogna imparare a riorganizzare la propria situazione psicologica; se la causa è invece legata a disfunzioni intestinali, bisogna porre più attenzione alla propria alimentazione, dando la precedenza a frutta, verdura e cereali.

Ci si può dedicare inoltre a qualche ora di relax attraverso specifici trattamenti termali, il cui obiettivo è quello di lenire e ammorbidire le lesioni della pelle, oltre a donare sollievo psicologico.

Puntura di Medusa? Cosa Fare!

La cattiva notizia è che, anche quest’estate, le meduse sono presenti in abbondanza nei nostri mari. Quella buona che, se non si è riusciti a evitarle, è possibile neutralizzare il loro potere urticante. A patto di seguire i consigli giusti e di non incappare in comuni errori. 

 

Cinque cose da fare

1. Se stai nuotando al largo e vieni sfiorato da una medusa, niente movimenti scomposti; devi respirare bene e cercare di raggiungere con calma la riva. Chiedi aiuto a qualcuno, se è necessario. Se invece sei già a riva, esci subito dall’acqua. Evita di gridare e (per quanto possibile) di agitarti.

 

 

 

 

2. Ciò che ti serve ce l’hai a portata di mano: lava la parte colpita con acqua di mare, in modo da diluire la tossina non ancora penetrata. Evita l’acqua dolce perché potrebbe favorire la rottura delle nematocisti (strutture urticanti che le meduse usano per difendersi) rimaste sulla pelle.

3. Con pazienza, cerca di pulire la pelle dai filamenti residui. Per rimuoverli, usa una tessera di plastica rigida, come bancomat o carta di credito, oppure un coltello usato di piatto (non dalla parte della lama).

4. Applica un gel astringente al cloruro d’alluminio, meglio se a una concentrazione del 5%. Serve a lenire il prurito e a bloccare la diffusione delle tossine. Lo trovi in farmacia.

5. Vai al pronto soccorso o chiama il 118 se ti accorgi che subentrano delle complicazioni, come reazione cutanea diffusa, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore, mal di testa, nausea, vomito, vertigini, confusione. In alcune persone particolarmente sensibili, la puntura di una medusa, ma anche di un’ape o di una vespa, può innescare una reazione allergica estrema al veleno, lo choc anafilattico.In questi casi la tempestività di intervento è fondamentale».

 

Cinque cose da non fare

1. Non strofinare la zona colpita con sabbia o con una pietra tiepida. In effetti le tossine sono termolabili, vengono cioè inattivate dal calore, ma perché ciò avvenga bisognerebbe raggiungere una temperatura di circa 50 gradi, meglio, quindi, non rischiare un’ustione.

2. Lascia perdere i rimedi della nonna, come ammoniaca, urina, aceto, alcol. Questi metodi non solo sono inutili, ma possono risultare anche dannosi. Ammoniaca e urina potrebbero ulteriormente infiammare la parte colpita».

3. Non grattarti, anche se è la prima reazione istintiva; se lo fai rompi le eventuali nematocisti residue, liberando ulteriore veleno.

4. Se la reazione è localizzata, fai a meno delle creme al cortisone o contenenti antistaminico: sono inutili perché entrano in azione solo dopo circa 30 minuti dall’applicazione e cioè quando la reazione è già naturalmente esaurita. Questi principi attivi possono invece andare bene per via orale, nel caso di lesioni diffuse o di disturbi generali, anche lievi.

5. Niente sole per qualche giorno sulla parte colpita. Nella fase di guarigione l’arrossamento lascia il posto a un’iperpigmentazione, che i raggi ultravioletti potrebbero rendere duratura. Per evitare antiestetiche macchie scure, usa una crema a filtro totale (50+).

Conosci il rischio dell’omocisteina alta? Contattaci 0832 760130

Tutti conoscono il rischio che l’eccesso di colesterolo e trigliceridi può dare alla salute di cuore e arterie, ma chi conosce il rischio che può apportare all’organismo l’omocisteina?

Questo aminoacido, che può essere misurato tramite un semplice esame del sangue, risulta sia indicatore che causa di molte malattie cardiocircolatorie, del Morbo di Alzheimer, del diabete, fino a certe forme di impotenza.

 

L’ omocisteina è prodotta dal nostro corpo a partire dalla metionina, un altro aminoacido assunto con gli alimenti; l’omocisteina viene poi eliminata dalle vitamine del gruppo B, in particolare le vitamine B6, B9 e B12.

Per mantenere sotto controllo il livello di omocisteina è quindi fondamentale assumere le giuste quantità di vitamina B, ecco gli alimenti in cui sono più presenti:

B6 – Banane, prugne secche, avocado, pesce, pollame, carni magre, fagioli secchi, cereali integrali

B9 – Fagioli, lenticchie, verdura a foglia verde (broccoli, piselli, spinaci, lattuga), arance, cereali, noccioline

B12 – Latte e prodotti caseari, frutti di mare, carne

L’ omocisteina è alta nelle persone sovrappeso e nella maggioranza dei casi “dimagrire è sufficiente a rimettere a posto anche il livello di omocisteina”.

Quello che non sai sugli esami del sangue. Contattaci 0832 760130

Gli esami del sangue permettono di raccogliere una enorme quantità di dati sullo stato di salute di una persona e su come il suo corpo stia lavorando.

Infatti nel sangue troviamo moltissime componenti, alcune stabili, altre temporanee poiché legate agli eventi metabolici dell’individuo.

Si parla di “esami” del sangue perché ne esistono numerose tipologie, ognuna col suo scopo preciso: solitamente contare la concentrazione nel sangue di una o più componenti.

 

A seconda degli esami possono capitare provette con diversi colori, lunghezze e sostanze già presenti all’interno; alcuni controlli possono essere effettuati dalla stessa provetta, altri ne richiedono una esclusiva.

Quando vengono forniti i risultati degli esami è importante non improvvisarsi medici: la fuoriuscita di un valore dai range canonici da sola significa poco.

Infatti qualsiasi analisi deve essere letta tenendo conto:

  • Della storia clinica del paziente
  • Delle sue eventuali patologie croniche
  • Di comportamenti e abitudini
  • Di tutti gli altri valori delle analisi
  • E tante altre variabili

Solo un medico ha abbastanza esperienza per accorgersi delle reali anomalie e di cosa invece può essere ignorato in quanto normale fluttuazione; perciò fai sempre controllare i tuoi esami ad un medico e non affidarti troppo ad internet.

Ecografia transvaginale. Prenotala ora 0832.606087

L’ecografia transvaginale (o TVS) viene effettuata per indagare la morfologia e lo stato di salute degli organi genitali interni femminili. Solitamente viene richiesta in casi di sanguinamenti animali, infertilità o quando la donna soffre di dolori pelvici di origine ignota. Viene utilizzata anche se ci sono sospetti di tumori o infezioni.

 

L’ecografia transvaginale non richiede alcuna preparazione della paziente, si può effettuare in qualsiasi periodo del ciclo, a vescica vuota. La paziente viene fatta sdraiare su un lettino, andando poi a inserire una sonda  (coperta da una sorta di preservativo e cosparsa di lubrificante sterile) nella vagina. Le onde sonore prodotte dalla sonda (non udibili dall’orecchio umano) vengono in parte riflesse dai tessuti che incontrano, in base alla loro densità.  Le onde sonore riflesse vengono poi rilevate dalla sonda che le ha generate, passando ad un calcolatore informatico che, dopo averle elaborate, è in grado di generare immagini delle parte anatomiche analizzate in tempo reale.

Si può ricorrere alla TVS anche al termine del primo mese di gravidanza, poiché questo tipo di ecografia permette di produrre delle immagini dell’embrione di qualità nettamente superiore rispetto a quelle che si otterrebbero con una semplice ecografia transaddominale.

MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI: QUANTO NE SAI?

Sicuramente hai sentito parlare più volte di malattie sessualmente trasmissibili: si tratta di tutte quelle malattie infettive che si trasmettono con le attività sessuali (attraverso rapporti sessuali vaginali e anali non protetti, ma anche orali). 

Relativamente a questi disturbi i dati sono allarmanti: i casi di malattie a trasmissione sessuale infatti negli ultimi anni sono in aumento, soprattutto per quanto riguarda sifilide e clamidia. Per prevenire il contagio è quindi fondamentale la prevenzione, che passa sia dall'uso del preservativo sia dall'informazione: è quindi molto importante conoscere quali sono queste malattie e i loro sintomi per riuscire a individuarle precocemente (fonte salute.gov.it), ricordandosi sempre di chiedere consiglio al proprio medico curante.

 

Candida vaginale

La candida è un'infezione causata da un fungo che normalmente è presente nel nostro organismo, ma che in determinate condizioni può dare luogo a disturbi. Si riconosce facilmente dalle perdite vaginali bianche, che si presentano accompagnate da bruciore e prurito, e si cura con una terapia antimicotica.

Epatite C

L'epatite C, causata anch'essa da un virus, è una malattia che colpisce il fegato: il suo esordio è spesso senza sintomi, ma se non si interviene la patologia può provocare la cirrosi epatica.

Clamidia

La clamidia è un'infezione causata da un batterio che, se non curata con un'adeguata terapia antibiotica, può causare infertilità. Può essere difficile da individuare perché può essere asintomatica per un periodo di tempo molto lungo.

Herpes

L'herpes è causato da due ceppi virali, ovvero l'Herpes simplex tipo 1 (HSV-1) e l'Herpes simplex tipo 2 (l'HSV-2). Causa vescicole molto dolorose sulla pelle e sulle mucose.

 

Hiv e Aids

L'Aids, una malattia che attacca e debilita il sistema immunitario, è causata dal virus Hiv: per evitare che si sviluppi fin da quando viene rilevata la sieropositività attraverso un test apposito  in occasione della Giornata Mondiale contro l'Aids) è necessario assumere farmaci antiretrovirali, in grado di tenere l'infezione da Hiv sotto controllo.

Papillomavirus

Il papillomavirus (HPV) è una delle cause del cancro al collo dell'utero: il virus può rimanere latente per anni nell'organismo, senza dare particolari sintomi (che, quando compaiono, segnalano che la malattia è in stadio avanzato). Può essere individuato attraverso il pap-test, e ci si può proteggere dall'infezione con un vaccino ad hoc, anche se per evitare il contagio è sempre consigliato l'uso del preservativo.

Trichomonas vaginalis

Il trichomonas è un protozoo, che causa una malattia molto contagiosa: colpisce soprattutto le donne e si può riconoscere dalle perdite vaginali, che sono schiumose, giallastre e maleodoranti.

Sifilide

La sifilide, causata da un batterio (Treponema pallidum),è una malattia molto seria: si sviluppa in diversi tempi e per questo bisogna intervenire prontamente. Infatti, se non curata, può portare a gravi complicanze (cardiopatie, demenza, cecità, paralisi e anche morte).

Sangue occulto nelle feci: Dopo i 50 anni esame ogni anno. Prenota ora 0832 760130

Per sangue occulto nelle feci si intende la presenza di sangue sotto forma di tracce quasi impercettibili nelle feci. Sono appunto difficilmente individuabili a occhio nudo, mentre l’analisi di laboratorio consente di individuarle con chiarezza.
Solitamente stomaco e intestino perdono una minima quantità di sangue durante la digestione; in condizioni normali però sono talmente minime da non essere individuate nemmeno con il test del sangue occulto. In presenza di particolari anomalie e problemi, invece, il sanguinamento è più consistente e se viene effettuato il test, probabilmente avrà esito positivo. Questo avviene quando sono presenti dei polipi, ossia delle sporgenze su intestino e retto, che sono fragili e tendono a sanguinare.
polipi sono comuni dopo i 50 anni e la maggior parte delle volte sono benigni; quando sono maligni, tendono a diffondersi anche in altre parti dell’organismo, e possono dare origine a tumori piuttosto gravi. A tal proposito, bisogna specificare che quasi tutti i tumori del colon-retto si originano dai polipi maligni che precedentemente erano polipi benigni.

Sangue nelle feci: cause, sintomi ed esame.

L’esame del sangue nelle feci può rivelarsi fondamentale: il sangue dall’ano è infatti il primo e unico sintomo del tumore al colo-retto. L’esame può essere eseguito con modalità differenti; in ogni caso, è preferibile effettuarlo su almeno 3 campioni diversi di escrementi, raccolti in giornate diverse. Il sanguinamento è infatti intermittente e potrebbe capitare di sottoporsi all’esame in giornate prive di sangue, pur subendo queste perdite un paio di giorni dopo. Al momento del test non bisogna preoccuparsi, in quanto non è per nulla invasivo e non richiede alcun tipo di preparazione.

Valori del sangue occulto nelle feci.

Se ci si trova di fronte a un esito dell’esame del sangue occulto positivo, bisogna effettuare altri approfondimenti, tra cui la colonscopia, per individuare tutte le cause. Se invece l’esito è negativo, purtroppo non c’è la certezza che non ci si trovi di fronte ad un tumore, in quanto questo esserci ma non sanguinare. Un caso a parte è rappresentato dai falsi positivi, ossia quei casi in cui viene individuata la presenza di sangue nelle feci pur non essendo direttamente presente. Questo avviene in particolare quando si effettua l’esame dopo aver consumato troppa carne o alimenti ricchi di ferro, quando si ci trova in fase mestruale, quando si assumono specifici farmaci, ecc. Con le ultime tecnologie in ambito scientifico, tuttavia, il rischio dei falsi positivi si riduce sempre più.
Così come i già citati polipi e tumori, alcune delle cause del sangue occulto nelle feci sono più gravi, come ad esempio la cirrosi epatica, mentre altre sono molto più leggere, come ad esempio le emorroidi e le ernie. In ogni caso, è raccomandato non drammatizzare la situazione pensando al peggio, ma neanche sottovalutare delle perdite che, seppur minime, vanno sempre analizzate.

Sangue nelle feci: le eccezioni

Anche se solitamente il sangue non è individuabile a occhio nudo, esistono delle eccezioni. In particolare, il sangue è visibile nei casi di:
– Melena, con feci di colore molto scuro, in quanto il tradizionale colore marrone si è unito a quello del sangue che, durante il passaggio nell’intestino, ha cambiato colore;
– Ematochezia, ovvro quando siamo in presenza dim sangue rosso vivo nelle feci;
– Feci striate di sangue, probabile conseguenza della presenza di ragadi anali o emorroidi.
Anche se non ci si trova in presenza di particolari sintomi, dopo i 45-50 anni, è buona norma sottoporsi una volta all’anno all’esame delle feci, per individuare in tempo ed eventualmente prevenire eventuali tumori intestinali. Non bisogna dimenticare che questo problema può riguardare alo stesso modo sia gli uomini che le donne.

Ortopedia: per braccia e gambe in salute. Prenota adesso0832 347731

Quella che oggi chiamiamo ortopedia era in origine la pratica di correzione del fisico e della postura nei bambini. Il termine deriva infatti da orthòs, che in greco significa “dritto”, e pàis, “bambino”. I primi interventi mirati a risolvere e curare specifiche patologie si tennero solo nel XIX secolo, in Francia e Gran Bretagna. Oggi l’ortopedia si caratterizza per la sua triplice funzione educativaterapica e chirurgica.

 

Lo scopo della visita ortopedica è verificare l’esistenza di eventuali alterazioni o disfunzioni dell’apparato locomotore (o muscolo-scheletrico). Le zone interessate sono la colonna vertebrale, gli arti inferiori (anca, ginocchio, piede e caviglia) e quelli superiori (spalla, gomito, mano e polso). I traumi – di natura congenita o acquisita – includono l’artrosi, l’ernia del disco, l’osteoporosi, la lussazione dell’anca, la scoliosi, la sindrome del tunnel carpale, i problemi al menisco, la fascite plantare e il valgismo.

Prima della visita vera e propria, lo specialista svolge l’anamnesi, ossia la raccolta di informazioni circa lo stato di salute del paziente dalla nascita al presente; si terranno in considerazione anche le sue abitudini di vita e il lavoro. Dopo questa fase, il medico ortopedico procede all’osservazione e alla palpazione delle zone interessate, compiendo test di vario tipo per valutare i riflessi, la forza muscolare, la postura e l’ampiezza dei movimenti. Prima della diagnosi finale – che può consistere in una terapia a lungo termine o in un intervento – potrebbe rivelarsi necessario un esame radiologico di approfondimento.

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