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L’autopalpazione è un esame che ogni donna può effettuare comodamente a casa propria.

 

L'autopalpazione è un esame che ogni donna può effettuare comodamente a casa propria: permette di conoscere profondamente l'aspetto e la struttura normale del seno e quindi di poter cogliere precocemente qualsiasi cambiamento. L'esame si svolge in due fasi:

  • l'osservazione permette di individuare mutazioni nella forma del seno o del capezzolo,
  • la palpazione può far scoprire la presenza di piccoli noduli che prima non c'erano.

Quando si parla di autopalpazione si pensa solo a un esame per la ricerca di noduli nella ghiandola mammaria, ma in realtà grazie a questo esame possono emergere altri segnali che devono spingere a consultare un medico, come retrazioni o cambiamenti della pelle, perdite di liquido dai capezzoli e cambiamenti di forma della mammella.

A partire dai 20 anni l'esame può essere effettuato una volta al mese tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo. Rispettare questi tempi è importante perché la struttura del seno si modifica in base ai cambiamenti ormonali mensili, e si potrebbero di conseguenza creare, in alcuni casi, confusioni o falsi allarmi.

È bene ricordare che, oltre agli ormoni, anche l'età, il peso corporeo, la familiarità e l'uso di contraccettivi orali influenzano la struttura del seno che, a volte, specialmente nelle donne giovani, si presenta particolarmente densa e difficile da valutare correttamente con l'autoesame.

Tra i 40 e i 50 anni l'incidenza (cioè i numero di nuovi casi) del tumore del seno aumenta in modo rapido e costante e quindi le donne in questa fascia di età non possono rinunciare all'autopalpazione come strumento di prevenzione. Con il sopraggiungere della menopausa, l'esame può essere eseguito indifferentemente in qualunque periodo del mese e deve essere effettuato con regolarità anche e soprattutto dalle over 60 poiché il picco di incidenza (numero di nuovi casi) del tumore del seno si colloca proprio tra i 65 e i 70 anni.

L'autopalpazione rappresenta un primo strumento di prevenzione del tumore del seno, ma da sola non può bastare e deve essere abbinata, a partire dai 45-50 anni, o anche prima in caso di familiarità o alterazioni, a visite senologiche ed esami strumentali più precisi come ecografia o mammografia.

 

Le donne dispongono di strumenti molto efficaci per la diagnosi precoce del tumore del seno

Le donne dispongono di strumenti molto efficaci per la diagnosi precoce del tumore del seno, primo tra tutti la mammografia, affiancata da altri quali ecografia o risonanza magnetica. La prevenzione è fondamentale perché individuare un tumore ancora molto piccolo aumenta notevolmente la possibilità di curarlo in modo definitivo, ma è importante scegliere lo strumento più adatto.

Tra i 20 e i 40 anni generalmente non sono previsti esami particolari, se non una visita annuale del seno dal ginecologo o da un medico esperto. Solo in situazioni particolari, per esempio in caso di familiarità o di scoperta di noduli, è possibile approfondire l'analisi con una ecografia o una biopsia (agoaspirato) del nodulo sospetto. La mammografia non è raccomandata perché la struttura troppo densa del tessuto mammario in questa fascia di età renderebbe poco chiari i risultati.

Tra i 40 e i 50 anni le donne con presenza di casi di tumore del seno in famiglia dovrebbero cominciare a sottoporsi a mammografia, meglio se associata a ecografia vista la struttura ancora densa del seno.

Tra i 50 e i 69 anni il rischio di sviluppare un tumore del seno è piuttosto alto e di conseguenza le donne in questa fascia di età devono sottoporsi a controllo mammografico con cadenza biennale.

Nelle donne positive al test genetico per BRCA1 o 2 è indicata un'ecografia semestrale e una risonanza annuale, anche in giovane età.

Anche se la mammografia rimane uno strumento molto efficace per la diagnosi precoce del tumore del seno, oggi sono disponibili anche altre tecniche diagnostiche come la risonanza magnetica (ancora limitata a casi selezionati), la PEM (una tomografia a emissione di positroni - PET - specifica per le mammelle) e un nuovo esame già definito il Pap-test del seno che consiste nell'introduzione di liquido nei dotti galattofori (i canali attraverso i quali passa il latte) e nella successiva raccolta di questo liquido che porta con sé anche alcune cellule. Grazie al microscopio è poi possibile individuare quali tra le cellule fuoriuscite ha caratteristiche pretumorali permettendo una diagnosi molto precoce del tumore del seno.

 

Visita senologica. Prenotala Adesso!

La visita senologica consiste nell'esame clinico completo del seno da parte di un medico specializzato. È una metodica semplice e indolore, effettuata nello studio del medico senza l'ausilio di particolari strumenti. Questo tipo di valutazione da sola in genere non è sufficiente a formulare una diagnosi precisa, ma può sicuramente essere utile per chiarire situazioni un po' sospette.

Il senologo, prima di cominciare l'esame vero e proprio delle mammelle, si occupa dell'anamnesi, ovvero della raccolta di informazioni che potranno essere utili per formulare la diagnosi finale: eventuale presenza di casi di tumore del seno in famiglia, età di comparsa del primo ciclo mestruale e della menopausa, gravidanze, alimentazione, terapie ormonali (contraccettivi orali, terapie ormonali sostitutive in menopausa, eccetera). Solo dopo aver terminato questa fase il senologo può procedere con l'esame clinico propriamente detto che parte con l'osservazione e termina con la palpazione: il medico compie tutti quei gesti che ogni donna dovrebbe compiere mensilmente nel corso dell'autopalpazione.

La visita periodica dal senologo non è necessaria per le donne più giovani, ma è sufficiente effettuare con regolarità l'autopalpazione del seno (una volta al mese tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo) e rivolgersi al proprio medico di base e al ginecologo per i controlli. In caso di dubbio è proprio il medico generico o il ginecologo a consigliare una visita senologica specialistica durante la quale, grazie anche ad altri esami quali l'ecografia, è possibile distinguere tra patologie maligne e benigne del seno e se necessario, impostare la terapia più corretta. La visita annuale è fortemente consigliata dopo i 40 anni, mentre dopo i 50 è necessaria anche la mammografia.

Visita senologica

La visita senologica consiste nell'esame clinico completo del seno da parte di un medico specializzato. È una metodica semplice e indolore, effettuata nello studio del medico senza l'ausilio di particolari strumenti. Questo tipo di valutazione da sola in genere non è sufficiente a formulare una diagnosi precisa, ma può sicuramente essere utile per chiarire situazioni un po' sospette.

Il senologo, prima di cominciare l'esame vero e proprio delle mammelle, si occupa dell'anamnesi, ovvero della raccolta di informazioni che potranno essere utili per formulare la diagnosi finale: eventuale presenza di casi di tumore del seno in famiglia, età di comparsa del primo ciclo mestruale e della menopausa, gravidanze, alimentazione, terapie ormonali (contraccettivi orali, terapie ormonali sostitutive in menopausa, eccetera). Solo dopo aver terminato questa fase il senologo può procedere con l'esame clinico propriamente detto che parte con l'osservazione e termina con la palpazione: il medico compie tutti quei gesti che ogni donna dovrebbe compiere mensilmente nel corso dell'autopalpazione.

La visita periodica dal senologo non è necessaria per le donne più giovani, ma è sufficiente effettuare con regolarità l'autopalpazione del seno (una volta al mese tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo) e rivolgersi al proprio medico di base e al ginecologo per i controlli. In caso di dubbio è proprio il medico generico o il ginecologo a consigliare una visita senologica specialistica durante la quale, grazie anche ad altri esami quali l'ecografia, è possibile distinguere tra patologie maligne e benigne del seno e se necessario, impostare la terapia più corretta. La visita annuale è fortemente consigliata dopo i 40 anni, mentre dopo i 50 è necessaria anche la mammografia.

Il tumore del seno colpisce un donna su otto.

Il tumore del seno colpisce un donna su otto. In molti casi, però, si può prevenire o comunque diagnosticare in fasi molto precoci. Di seguito tutte le informazioni relative alla prevenzione e gli appuntamenti indispensabili con i test raccomandati.

speciale-senoOgni anno in Italia vengono diagnosticati 48.000 nuovi casi: il tumore del seno è il più frequente nel sesso femminile. Grazie, però, ai continui progressi della medicina e agli screening per la diagnosi precoce, nonostante il continuo aumento dell'incidenza, di tumore del seno oggi si muore meno che in passato.

Sono stati identificati molti fattori di rischio, alcuni modificabili, come gli stili di vita, altri invece no, come l'età (la maggior parte di tumori del seno colpisce donne oltre i 40 anni) e fattori genetico-costituzionali. Tra gli stili di vita dannosi si possono citare, per esempio, un'alimentazione povera di frutta e verdura e ricca di grassi animali, il vizio del fumo e una vita particolarmente sedentaria.

Ci sono inoltre alcuni fattori legati alla vita riproduttiva che possono influenzare il rischio di tumore del seno: un periodo fertile breve (prima mestruazione tardiva e menopausa precoce) e una gravidanza in giovanissima età sono protettive, così come l'allattamento per oltre un anno.

Il 5-7 per cento circa dei tumori del seno è ereditario, legato cioè alla presenza nel DNA di alcune mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2.

La prevenzione del tumore del seno deve cominciare a partire dai 20 anni con l'autopalpazione eseguita con regolarità ogni mese. E' indispensabile, poi, proseguire con controlli annuali del seno eseguiti dal ginecologo o da uno specialista senologo affiancati alla mammografia biennale dopo i 50 anni o all'ecografia, ma solo in caso di necessità, in donne giovani.

In occasione dell’8 marzo, Ortokinesis vuole fare un REGALO alle proprie pazienti.

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Da domani, 8 marzo, una proposta da non perdere: Prenota Percorso rosa e noi ti regaliamo un pacchetto analisi

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Fertilità e tumore: oggi aumentano le possibilità di avere figli dopo la malattia

Fertilità e tumori sembrano due parole quasi inconciliabili. Fino a poco tempo fa, la possibile comparsa di sterilità o d’infertilità secondaria a trattamenti antitumorali ed il timore di possibili danni al prodotto di concepimento non consentivano di fare programmi a lungo termine. A tutto ciò, si associava la preoccupazione relativa alla prognosi ed i tanti i pericoli legati alla malattia che nessuno o quasi, osava mettere al mondo un figlio.
La discussione sugli aspetti legati alla preservazione della fertilità devono essere parte integrante della valutazione specialistica del medico e del colloquio medico-paziente. Sebbene le evidenze suggeriscano che alcuni pazienti preferirebbero ricevere trattamenti anche meno efficaci pur di prevenire complicazioni a lungo termine, molti di loro desiderano non affrontare in prima persona l’argomento fertilità con il proprio medico. Pertanto, tutti i/le pazienti con diagnosi di tumore in età riproduttiva devono essere adeguatamente informati/e del rischio di riduzione e/o di perdita della fertilità come conseguenza dei trattamenti antitumorali e, al tempo stesso, delle strategie oggi disponibili per ridurre tale rischio. Fortunatamente, oggi le terapie sono cambiate: in molti casi è possibile scegliere farmaci che non pregiudicano la fertilità così come si possono adeguare trattamenti radioterapici ad personam, limitando al massimo il ricorso alla chirurgia e ricorrendo, comunque, a tecniche di preservazione della fertilità.

Per comprendere meglio il fenomeno della fertilità associata alla malattia oncologica, un gruppo di ginecologi ed oncologi di Oslo, ha effettuato uno studio retrospettivo i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista British Journal of Cancer. In questa indagine sono state esaminate 184 donne e 269 uomini cui era stato diagnosticato un Linfoma di Hodgkin, in età compatibile con la procreazione (< 50 anni per le donne e < 65 anni per gli uomini), riscontrando che il 45% degli uomini ed il 50% delle donne erano diventati genitori dopo la malattia e, nella maggior parte dei casi, senza ricorrere ad alcuna tecnica di riproduzione assistita. Questi risultati, sembrano dipendere dal tipo di trattamento ricevuto, con probabilità di successo più elevate dopo trattamenti quali la radioterapia o le chemioterapie poco tossiche per le gonadi (ovaie e testicoli); questo effetto era prevalente soprattutto in donne, in età non troppo avanzata. Negli ultimi anni la radioterapia è divenuta molto più mirata cosi da permettere una preservazione delle gonadi; invece, in passato, per alcuni tumori come ad esempio i Linfomi, l’irradiazione coinvolgeva anche le ovaie. Per quanto riguarda i trattamenti chemioterapici sistemici, purtroppo in pratica clinica vengono ancora utilizzati agenti molto tossici come i i farmaci alchilanti (ciclofosfamide, melfalan), o le combinazioni di più farmaci come il cosiddetto protocollo CMF (ciclofosfamide, metotrexate e fluorouracile), usato per i carcinomi della mammella. Questi trattamenti determinano danni tossici a carico dell’ovaio (ad esempio una menopausa precoce) e gli effetti possono risultare reversibili a seconda dei dosaggi di questi farmaci e dall’età delle donne: più è avanzata, maggiori sono le probabilità di avere una mancata ripresa del ciclo mestruale.

Paternità

Tuttavia, sarebbe utile su consiglio dello specialista, attendere un certo periodo di tempo prima di cercare una gravidanza, per ridurre il rischio di tossicità dei farmaci sul feto e

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Malattie cardiovascolari, più esposte le donne che gli uomini

Malattie cardiovascolari, più esposte le donne che gli uomini

124 mila donne vengono colpite da un infarto o da malattie cardiovascolari. Il che significa una ogni cinque minuti e che nel nostro Paese fra 50 mila e 60 mila persone vengono colpite ogni anno. Le donne sono più esposte degli uomini al rischio di malattie cardiovascolari. Basti pensare che in Italia, ogni anno, 124 mila donne vengono colpite da un infarto o da malattie cardiovascolari. Il che significa una ogni cinque minuti, e che, complessivamente, nel nostro Paese fra 50 mila e 60 mila persone vengono colpite ogni anno da arresto cardiaco improvviso. Il tasso di mortalità è di sette volte superiore a quello degli incidenti stradali. In Europa, le persone annualmente colpite da arresto cardiaco improvviso sono 350 mila, di cui buona parte donne.

Alzheimer, lo sport aerobico ritarda la malattia in persone a rischio

L'esercizio aerobico è meglio rispetto a quello di potenziamento muscolare, nel rallentare il declino cognitivo in persone a rischio Alzheimer. Nuove evidenze scientifiche, emerse da uno studio pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society, mostrano che l'allenamento cardio (ovvero una qualsiasi attività fisica ripetuta nel tempo ad un'intensità medio alta, per minimo 20 minuti, di modo che si inneschi il sistema energetico aerobico e che l'organismo con l'aiuto dell'ossigeno ossidi i grassi per utilizzarli come fonte energetica) ha un ruolo importante nel rallentare la progressione di questa malattia ancora incurabile.

E' ampiamente riconosciuto che l'attività fisica sia un buon modo per prevenire la demenza, tanto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) raccomanda agli over 65enni di praticare 150 minuti di esercizio aerobico di intensità moderata ogni settimana o 75 minuti settimanali di esercizio aerobico a intensità intensa. Un team del Dipartimento di Cardiologia dell'Hartford Hospital di Hartford, nel Connecticut, si è proposto di esaminare i benefici cognitivi dell'esercizio in modo più approfondito. Hanno effettuato una revisione della letteratura esistente, che comprendeva un totale di 19 studi sul tema includendo complessivamente 1.145 anziani che erano a rischio di Alzheimer o perché a uno dei loro genitori era stata diagnosticata la malattia, o perché avevano già un lieve deficit cognitivo, che è un precursore del morbo.

Ne è emerso che gli anziani che facevano qualunque tipo di esercizio dimostravano una funzione cognitiva migliore di quelli che non praticavano affatto, supportando quindi le linee guida dell'OMS per l'attività fisica. Ma hanno anche notato che la funzione cognitiva, in coloro che praticavano solo attività aerobica era tre volte migliore di quella degli anziani che facevano una combinazione di esercizi aerobici e esercizi di potenziamento muscolare.
   

 

Giornata mondiale contro il cancro, oncologi: 'I tumori si vincono anche giocando d'anticipo'

 

Il cancro si vince anche giocando d'anticipo, seguendo le "regole d'oro" dettate da una parola magica: prevenzione. Ad affermarlo sono gli oncologi dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) alla vigilia della Giornata mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio. Ciò significa, spiegano, "seguire uno stile di vita corretto, fin da giovani. Un concetto - avvertono - sicuramente alla portata di tutti, iniziando dalla tavola per finire con la pratica costante di esercizio fisico. Dagli oncologi, dunque, le 12 regole 'd'oro' della prevenzione: Non fumate: il 30% di tutti i tumori è collegato al consumo di tabacco. Non consentite che si fumi a casa vostra. Moderate il consumo di alcol: l'unica vera bevanda indispensabile per l'organismo è l'acqua. E' necessario berne almeno 1,5/2 litri al giorno. Seguite una dieta sana ed equilibrata (consumate regolarmente frutta e verdura: limitate i cibi molto calorici; evitate le bevande zuccherate; evitate le carni conservate; limitate le carni rosse cotte alla brace; limitate i cibi ricchi di sale. Praticate attività fisica moderata ogni giorno. Mantenete un peso corporeo sano (l'obesità e l'elevata assunzione di grassi costituiscono importanti fattori di rischio da evitare). Non utilizzate lampade solari: in questa modo è possibile ridurre il rischio di melanoma e di altri tumori cutanei. Proteggetevi dalle malattie sessualmente trasmissibili: è bene utilizzare sempre il preservativo durante i rapporti. Evitate l'uso di sostanze dopanti: steroidi anabolizzanti comportano un aumento del rischio di tumori, in particolare a fegato, prostata e reni. Fate partecipare i vostri bambini ai programmi di vaccinazione per: Epatite virale B, per i neonati, Papillomavirus (HPV), per gli adolescenti. Per le donne: allattare al seno riduce il rischio di cancro: se puoi, allatta il tuo bambino; La terapia ormonale sostitutiva in postmenopausa può aumentare il rischio di tumore. Partecipate ai programmi di screening organizzati di diagnosi precoce per: Tumori del colon-retto, Tumori della mammella, Tumori della cervice uterina. Oggi, ricorda l'Aiom, grazie alla diagnosi precoce e ad armi sempre più efficaci, nel nostro Paese il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. L'Italia infatti si colloca nei primi posti in Europa per numero di guarigioni.

Giornata mondiale contro il cancro, oncologi: 'I tumori si vincono anche giocando d'anticipo'

 

Il cancro si vince anche giocando d'anticipo, seguendo le "regole d'oro" dettate da una parola magica: prevenzione. Ad affermarlo sono gli oncologi dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) alla vigilia della Giornata mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio. Ciò significa, spiegano, "seguire uno stile di vita corretto, fin da giovani. Un concetto - avvertono - sicuramente alla portata di tutti, iniziando dalla tavola per finire con la pratica costante di esercizio fisico. Dagli oncologi, dunque, le 12 regole 'd'oro' della prevenzione: Non fumate: il 30% di tutti i tumori è collegato al consumo di tabacco. Non consentite che si fumi a casa vostra. Moderate il consumo di alcol: l'unica vera bevanda indispensabile per l'organismo è l'acqua. E' necessario berne almeno 1,5/2 litri al giorno. Seguite una dieta sana ed equilibrata (consumate regolarmente frutta e verdura: limitate i cibi molto calorici; evitate le bevande zuccherate; evitate le carni conservate; limitate le carni rosse cotte alla brace; limitate i cibi ricchi di sale. Praticate attività fisica moderata ogni giorno. Mantenete un peso corporeo sano (l'obesità e l'elevata assunzione di grassi costituiscono importanti fattori di rischio da evitare). Non utilizzate lampade solari: in questa modo è possibile ridurre il rischio di melanoma e di altri tumori cutanei. Proteggetevi dalle malattie sessualmente trasmissibili: è bene utilizzare sempre il preservativo durante i rapporti. Evitate l'uso di sostanze dopanti: steroidi anabolizzanti comportano un aumento del rischio di tumori, in particolare a fegato, prostata e reni. Fate partecipare i vostri bambini ai programmi di vaccinazione per: Epatite virale B, per i neonati, Papillomavirus (HPV), per gli adolescenti. Per le donne: allattare al seno riduce il rischio di cancro: se puoi, allatta il tuo bambino; La terapia ormonale sostitutiva in postmenopausa può aumentare il rischio di tumore. Partecipate ai programmi di screening organizzati di diagnosi precoce per: Tumori del colon-retto, Tumori della mammella, Tumori della cervice uterina. Oggi, ricorda l'Aiom, grazie alla diagnosi precoce e ad armi sempre più efficaci, nel nostro Paese il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. L'Italia infatti si colloca nei primi posti in Europa per numero di guarigioni.

Alzheimer: pacemaker nel cervello ne rallenta la progressione

Una sperimentazione su alcuni pazienti ha dimostrato risultati promettenti nelle nuove terapie delle malattie neurodegenerative

Un pacemaker, del tutto simile a quello che si usa per i cardiopatici, impiantato nel cervello rallenta il declino cognitivo delle persone con Alzheimer. In particolare li aiuta a mantenere capacità cruciali nella quotidianità come la capacità di pianificazione e di risoluzione dei problemi, oltre all’abilità decisionale.

I risultati di questo studio della Ohio University sono stati pubblicati sul Journal of Alzheimer’s Disease.

I test ancora su pochissime persone 

La sperimentazione al momento è stata svolta su tre pazienti. È stato impiantato nel loro cervello il pacemaker, che tra l’altro viene già utilizzato per oltre 135.000 pazienti con Parkinson. Il pacemaker viene impiantato nei lobi prefrontali, l’area dove “risiede” la capacità di pianificare e di prendere decisioni, che sono le più colpite insieme alla memoria.

I risultati 

I tre pazienti hanno fatto registrare miglioramenti significativi nella qualità della loro vita. Sono tornati a svolgere in modo indipendente e autonomo molti dei compiti quotidiani che non riuscivano più a fare a causa della condizione in cui vivevano.

Il parere dell’esperto

«Ad oggi – spiega Douglas Scharre, uno degli autori del lavoro – disponiamo di molti strumenti, ausili e farmaci che aiutano la memoria dei malati di Alzheimer. Non abbiamo però nulla per aiutarli nella vita di tutti i giorni a prendere decisioni, concentrarsi, pianificare, evitare distrazioni quando si porta avanti un qualsiasi compito. Queste capacità sono fondamentali per la vita di tutti i giorni, necessarie anche ad esempio per rifare il letto, vestirsi, mangiare, socializzare».

Lo scompenso cardiaco: sai riconoscere i segnali premonitori?cuore

È causato dall'incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione di pompare il sangue. Ecco come si manifesta

Il cuore è un muscolo, responsabile della circolazione del sangue in tutto il corpo attraverso le arterie e le vene. In caso di scompenso cardiaco, il cuore perde parzialmente o in maniera significativa la capacità di pompare il sangue nella quantità adeguata per portare il giusto nutrimento agli organi. Questo accade a causa di un indebolimento o irrigidimento del muscolo, che perde la sua forza contrattile. Non vuol dire che il cuore cessa di battere, ma perde la sua capacità di lavorare come dovrebbe.

Conseguenze dello scompenso

Questa situazione provoca un accumulo di liquidi nei polmoni e nei tessuti, causando l’affaticamento e l’alterazione di tutte le attività vitali, quali ad esempio la respirazione, la digestione e le attività motorie e intellettive.

165.000 nuovi casi all’anno 

Questa condizione colpisce circa un milione di persone in Italia. Questa malattia è la causa di 500 ricoveri ogni giorno.

Quali persone colpisce

Sopra i 65 anni la percentuale dei pazienti colpiti aumenta in maniera esponenziale e sopra gli 80 anni almeno il 10% ne è affetto. Purtroppo, però, interessa anche i giovani, soprattutto quelli esposti ai comportamenti a rischio o che hanno avuto infezioni mal curate che hanno indebolito il cuore.

Fattori di rischio 

Dobbiamo prestare attenzione soprattutto ai fattori reversibili, cioè legati a comportamenti non adeguati. Tra questi, sovrappeso, alimentazione scorretta, assenza di attività fisica, ipertensione e dislipidemia (ossia le alterazioni della quantità di lipidi circolanti nel sangue, in particolare del colesterolo e dei trigliceridi).

Prevenzione dello scompenso 

È necessario seguire abitudini di vita sane e avvicinarsi a un’alimentazione corretta, povera di grassi e ricca di verdura. È indispensabile eliminare il fumo (che è una delle principali cause delle malattie cardiovascolari) e controllare la pressione, la glicemia, il colesterolo.

Legame tra scompenso e infarto 

La principale causa dello scompenso cardiaco è la malattia coronarica, responsabile dell’infarto. Nel 60% dei casi chi viene colpito da scompenso ha alle spalle un infarto del miocardio che è evoluto, che è peggiorato e che ha lasciato una cicatrice. A incidere sull’insorgenza dello scompenso, però, non è solo l’infarto: anche altre patologie, come l’ipertensione, il diabete, le malattie del muscolo cardiaco, le malattie infiammatorie, le valvulopatie e le malattie congenite, giocano un ruolo importante.

Ovaio policistico: scoperta una cura a base di melatonina

Uno studio italiano ha comprovato l'efficacia di integratori a base di melatonina nel trattamento di questa patologia femminile

È un team tutto italiano quello che ha scoperto, grazie a uno studio pubblicato sulla rivista Reproductive Sciences, una nuova terapia a base di melatonina per curare la sindrome dell’ovaio policistico.

Cos’è la sindrome dell’ovaio policistico

La sindrome dell’ovaio policistico (o policistosi ovarica) è una patologia endocrinologica e metabolica, caratterizzata da un’eccessiva produzione di androgeni (ormoni maschili) rispetto agli estrogeni (ormoni femminili). È uno dei disturbi ginecologici più comuni della popolazione femminile tanto che in Italia interessa tra il 5% e il 15% delle donne in età riproduttiva.

Quali sono i sintomi

L’aumento degli ormoni maschili (iperandrogenismo) è responsabile dell’eccesso di peluria su viso e corpo e della caduta di capelli. La sindrome, inoltre, è caratterizzata dalla possibile presenza di acne e da alterazioni del ciclo mestruale (che può essere completamente assente, irregolare o di scarsa entità). L’ovaio può apparire ingrandito e provvisto di cisti di diametro variabile. In alcune pazienti si verifica anche una resistenza all’insulina, l’ormone che regola il glucosio nel sangue: questo può causare iperglicemia, diabete e ipertensione arteriosa.

Lo studio italiano

I ricercatori dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma hanno preso in esame 40 donne con ovaio policistico, alle quali è stata somministrata melatonina (l’ormone del sonno) ogni giorno per sei mesi. Dopo il periodo di trattamento queste persone presentavano una riduzione significativa dei livelli di ormoni androgeni, la regolarizzazione dei cicli mestruali, il ripristino dell’ovulazione e la riduzione di acne e irsutismo.

Come mai la melatonina è efficace contro l’ovaio policistico?

Sebbene le cause di questo disturbo siano ancora ignote, «recentemente è stato ipotizzato che un intrinseco stato pro-infiammatorio pro-ossidativo possa avere un ruolo nel determinare, mantenere e/o peggiorare le manifestazioni riproduttive e metaboliche osservate nelle donne con la sindrome dell’ovaio policistico» spiega Rosanna Apa, ginecologa del Polo Scienze della Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Gemelli. «La melatonina ha una documentata attività antiossidante e per tale motivo abbiamo deciso di utilizzarla su un campione di donne con questa patologia». E dallo studio condotto è emerso che la melatonina potrebbe proteggere i follicoli dallo stress ossidativo, inducendo anche una corretta maturazione dell’ovocita.

I punti di forza di questa scoperta

La novità di questo studio è che l’agente utilizzato per ottenere i miglioramenti clinici e biochimici è un integratore e non un farmaco e dunque privo di effetti collaterali. Tuttavia, la sua somministrazione per il trattamento della sindrome dell’ovaio policistico deve essere sempre valutata da uno specialista.

Infarto e ictus: anche una sola sigaretta al giorno alza il rischio

Un importante studio britannico ha dimostrato che diminuire il numero di sigarette è inutile per le malattie cardiovascolari

Chi fuma anche solo una sigaretta al giorno ha il 50% di possibilità in più di essere colpito da una malattia cardiacA e il 30% di avere un ictus, rispetto a chi non ha mai fumato. Insomma non esistono livelli di sicurezza quando si parla di fumo.

Lo studio all’Università di Londra 

Le malattie cardiovascolari rappresentano il più grande rischio per i fumatori. Quasi la metà – il 48% – delle morti premature si deve proprio a patologie cardiache. Lo studio è stato svolto dall’UCL Cancer Institute at University College London. I dati  sono stati pubblicati sulla rivista scientifica British Medical Journal.

I risultati 

Un’imponente ricerca che ha analizzato 141 studi precedenti su questo tema ha evidenziato che l’abitudine di fumare 20 sigarette al giorno, quindi un pacchetto intero, è causa di sette infarti o ictus in un gruppo di 100 persone di mezza età. Ridurre anche a solo una comunque non sembra una soluzione definitiva, anche se il numero di infarti scende a 3 su un gruppo di cento.

Gli uomini 

I ricercatori sostengono che gli uomini che fumano una sigaretta al giorno hanno circa il 48% di probabilità in più di avere un infarto rispetto a chi non fuma e il 25% in più di avere un ictus.

Le donne 

Più preoccupante la situazione delle donne. Le signore hanno un rischio più alto del 57% per l’infarto e del 31% dell’ictus.

Il parere dell’esperto 

«C’è la tendenza in alcuni Paesi di diminuire le sigarette quando si è forti fumatori, pensando che sia un’ottimo idea. Ma lo è per il cancro, non per il cuore. Bisogna solo smettere di fumare» ha detto il professor Allan Hackshaw dell’UCL Cancer Institute at University College di Londra.

I ricercatori hanno spiegato che ci si sarebbe aspettati che fumare meno sigarette avrebbe ridotto in modo proporzionale anche i rischi, così come ad esempio succede per il tumore al polmone.

Cosa mangiare in gravidanza

Una corretta alimentazione è fondamentale per portare serenamente avanti una gravidanza. Occorre seguire una dieta? Non sempre. Ma è bene sapere cosa escludere e cosa non deve mai mancare e saper gestire il proprio peso, anche se nel momento del concepimento eravate in perfetta forma. Un’attenzione particolare dovrà poi essere posta da coloro che hanno situazioni particolarmente complicate, come un diabete gestazionale o un’obesità.

Cosa non mangiare in gravidanza

Durante la gravidanza alcuni alimenti vanno assolutamente evitati:

  • Alcolici: di tutti i generi, compresi vino e birra, andrebbero eliminati del tutto per evitare inutili rischi per il feto.
  • Carne cruda: evitiamo carpacci, tartare, roastbeef e tutti i generi di carne cruda, compresi salumi e affettati crudi.
  • Pesce crudo: anche qui evitiamo carpacci, tartare, pesce affumicato, pesce in scatola, sushi e sashimi, preferiamo un pesce fresco o surgelato e ben cotto.
  • Bivalve: non tutti i frutti di mare sono da evitare (se ben cotti), attenzione solo a: cozze, vongole, ostriche e fasolari.
  • Latticini non pastorizzati: latte e formaggi possono essere consumati in gravidanza, purché siano stati opportunamente pastorizzati; da escludere invece i formaggi maturati con muffe: gorgonzola, brie, rocquefort e camembert.
  • Uova crude: le uova vanno consumate ben cotte, quindi escludiamo uova all’occhio di bue, alla coque e in camicia, così come le creme che non vengono cotte.
  • Tisane: prestate molta attenzione al consumo di tisane durante la gravidanza, poiché l’effetto di alcune erbe sul feto potrebbe essere pericoloso.

Cosa non mangiare nei primi mesi di gravidanza

Oltre ai cibi elencati qui sopra, ci sono una serie di alimenti che sarebbe bene iniziare a togliere dalle nostre tavole una volta iniziata la gravidanza.

  • Zuccheri: di tutti i tipi, compresi zucchero di canna, miele e fruttosio.
  • Dolcificanti artificiali: evitiamo di aggiungere dolcificanti a cibi e bevande e quindi anche tutto ciò che li contiene (caramelle, gomme da masticare, bibite light).
  • Grassi saturi: cerchiamo di evitare almeno il consumo di burro, strutto, lardo e margarina, ma limitiamo fortemente anche le carni grasse (salsiccia, costarelle, pancetta…) ed i formaggi stagionati.
  • Salse: limitare fortemente il consumo di salse grasse come maionese, panna acida e panna zuccherata, besciamella e così via, ci aiuterà sicuramente ad avere un’alimentazione più sana e leggera. 

La prima ecografia in gravidanza: a quante settimane si fa e cosa si vede?

Il momento della prima ecografia è emozionante per la mamma. L'ostetrica ci spiega quando eseguirla e perché è così importante 

 

Prima ecografia in gravidanza

Dopo il test di gravidanza positivo, la seconda emozione forte per una mamma e il primo esame più importante è la prima ecografia. Tutti sanno che è importante essere sotto controllo in gravidanza,  ma è chiaro a tutte per quale motivo viene eseguita la prima ecografia in gravidanza e quando va eseguita? Vediamo di scoprirlo insieme.

A quante settimane va eseguita la prima ecografia?

La tentazione sarebbe quella di effettuarla appena scoperta la gravidanza, ma sarebbe inutile. Questo perché il bimbo sarebbe talmente piccolo da non poter nemmeno essere visibile. Comincia a vedersi un puntino minuscolo intorno alle 7 settimane (cioè 7 settimane dopo l'ultima mestruazione, il che corrisponde a circa un mese e mezzo). Il momento ideale è però intorno alla 10a - 11 settiamana quando il bambino è abbastanza grande da poterci far vedere il cuore e gli annessi fetali (che sono poi la placenta e il sacco amniotico dentro cui crescerà il feto) e controllare che siano sistemati nella loro posizione definitiva.

L’importanza della visita ginecologica

Per ogni donna, la visita ginecologica risulta essere un momento fondamentale durante il quale affrontare o prevenire una vasta serie di problematiche che, se trascurate, potrebbero comportare complicazioni.
Ecco il perché, per ogni donna è consigliata una visita ginecologica periodica, un controllo fisso annuale che dovrebbe entrare a far parte della vita di ognuna.
 
A che età il primo controllo
Qualunque sia l’età, specie se siete appena diventate maggiorenni oppure ancora adolescenti, effettuare la prima visita ginecologica è un’occasione importante che permetterà di capire e conoscere meglio il proprio corpo.
Attraverso una breve visita e un accurato colloquio con il medico specialista, ogni ragazza potrà essere adeguatamente informata su tutte quelle problematiche che spesso rispondono anche al nome di malattie sessualmente trasmissibili.
Lasciate quindi che la vostra salute venga posta sempre al primo posto: con la prima visita ginecologica sarete in grado di ricevere tutte le risposte a domande che ogni giovane ragazza si pone.Curare problematiche dell’organo riproduttivo 
Il proprio benessere deve essere sempre posto in cima alle priorità di ogni donna: per questo, la visita ginecologica, deve essere effettuata periodicamente.
Grazie all’appuntamento con il ginecologo sarete in grado di avere un’accurata valutazione dello stato di salute degli organi genitali esterni (vagina e vulva) e interni (utero e ovaie).
Il ginecologo infatti si occuperà di come curare le irregolarità del ciclo mestruale, dare informazioni sui metodi contraccettivi, curare e prevenire le infezioni vaginali, dare informazioni su come avere una vita sessuale corretta ed equilibrata.

Fondamentale è, in questo caso, instaurare un rapporto di confidenza e fiducia con il proprio medico specialista; il ginecologo vorrà infatti preventivamente avere alcune informazioni (età della prima mestruazione, regolarità del ciclo mestruale, assunzione di farmaci, ecc…) e poi procederà con la visita.

Essa prevede di sdraiarsi sul lettino ginecologico appoggiando le gambe sui due supporti ai lati del lettino: in questa fase il ginecologo potrà rilevare l’eventuale presenza di infiammazioni vulvo vaginali e osservare lo stato di salute della parete interna della vagina e il collo dell’utero.

La prevenzione dei tumori
La visita ginecologica è un momento importantissimo anche per prevenire i tumori della donna: durante la visita sarà possibile infatti sottoporsi al Pap-test, un semplice ma fondamentale esame che permette di individuare precocemente eventuali tumori del collo dell’utero.

Una visita breve dunque, come quella ginecologica, è fondamentale per il benessere della donna che permetterà di poter vivere, nel migliore dei modi e col massimo entusiasmo e tranquillità, la vostra vita.

Cosa sono gli strappi muscolari?


Gli strappi o distrazioni muscolari sono gravi lesioni causate dalla rottura di un numero variabili di fibre muscolari. Queste lesioni si generano quando il muscolo viene sottoposto ad una eccessiva sollecitazione. Possono succedere, per esempio, durante scatti improvvisi o brusche e rapide contrazioni a freddo. Per questo motivo sono molto frequenti nell’ambito sportivo, specialmente negli sport che necessitano forza esplosiva come il calcio, il sollevamento pesi, il basket ed altri.
Tutti i muscoli possono subire uno strappo delle fibre ma maggiormente colpiti sono solitamente i muscoli antigravitari degli arti. I gruppi muscolari più colpiti sono quindi i muscoli della coscia e della gamba, i muscoli estensori del braccio ed il muscolo deltoide.

Classificazione
A seconda del numero di fibre coinvolte gli strappi muscolari sono suddivisi in tre stadi.
Primo stadio: solo poche fibre appaiono danneggiate, meno del 5%. Non si ha un’importante perdita di funzione ed anche la sintomatologia è abbastanza modesta.
Secondo stadio: la lesione coinvolge un numero maggiore di fibre muscolari impedendo la continuazione dell’attività sportiva, la sintomatologia è importante e gravosa.
Terzo stadio: quasi tutto il muscolo risulta colpito, è possibile apprezzare la presenza di uno scalino in prossimità della lesione, a testimoniare la gravità della stessa. La sintomatologia è importane così come anche l’incapacità funzionale del muscolo colpito.

Cosa fare quando accade
La prima cosa che deve essere fatta è la sospensione dell’attività che ha causato la lesione. Mettere immediatamente in riposo il muscolo colpito è necessario anche in caso di lesioni al primo stadio. Applicare immediatamente un impacco freddo come la borsa del ghiaccio serve a ridurre lo stravaso ematico e la formazione di edema quindi è consigliabile. Ricordarsi quindi di applicare il protocollo racchiuso nell’acronimo P.R.I.C.E ovvero protezione, riposo, ghiaccio, compressione, elevazione.
Altro punto fondamentale è quello di rivolgersi ad un centro specializzato che sappia individuare la zona ed il grado di lesione e sappia attuare un’efficace terapia, elemento questo indispensabile per una rapida ripresa.
Per le lesioni di primo grado si possono usare farmaci antinfiammatori e miorilassanti, iniziare precocemente esercizi di stretching leggero può migliorare la qualità della cicatrice che si sta formando in prossimità della rottura.
Prima della ripresa dell’attività sportiva è utile seguire un programma di riabilitazione che preveda l’utilizzo di esercizi per migliorare il reclutamento muscolare e di fisioterapia come la Tecarterapia, terapia che permette un rapido recupero ed una miglior cicatrizzazione muscolare (puoi prenotare una appuntamento con il nostro centro fisioterapico) Nello stadio 3 a seconda della sede può essere indicato il trattamento chirurgico volto a suturare le fibre muscolari.

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