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EMOCROMO Perchè è importante monitorare l’emocromo? Prenota adesso il tuo esame: 0832 760130

 

L’esame emocromocitometrico, meglio conosciuto con l’abbreviazione emocromo, è un analisi di laboratorio eseguito su sangue venoso utile per dare informazione, su colore e quantità della cellula del sangue. Sono necessari pochi millilitri di sangue per ottenere i risultati attendibili.

 

Dai valori dell’emocromo si determina il numero dei globuli rossi o eritrociti, globuli bianchi o leucociti, delle piastrine, dell’ematocrito ed altri valori. Il referto di laboratorio indica i valori del campione di sangue e l’intervallo di riferimento (normalizzato per sesso, età e strumento utilizzato).

Ferritina: scopriamo questa proteina cosi’ importante

La ferritina è una proteina abbondante nel nostro organismo: il suo ruolo è quello di fare da ‘deposito’ di ferro per le cellule. Questo elemento è fondamentale per molte delle azioni che compiamo quotidianamente e che ci permettono di sopravvivere, come la respirazione ed alcune reazioni metaboliche. Il ferro, infatti, è in grado di legarsi all’ossigeno (se sotto forma di ione ferroso) ossidandosi, ed è grazie a lui che quindi l’emoglobina può quindi trasportare l’ossigeno nei distretti del corpo che ne presentano un fabbisogno. Per questo motivo è molto importante che vengano mantenuti adeguati livelli di ferro (Fe) nel sangue, e che venga conservato per essere utilizzato in caso di necessità. Infatti, analizzando i livelli di ferritina di un individuo è possibile determinare la quantità di ferro che la persona ha a disposizione nel suo organismo. I valori di questa proteina divengono anomali solo in presenza di patologie o condizioni particolari come le anemie.
 
 

Cos’è la ferritina e a cosa serve?

Come già detto, la ferritina è un vero e proprio ‘magazzino’ per il ferro presente nell’organismo, e la sua struttura è divisa in sub-unità (tanti elementi uguali e più piccoli) che sono disposte a formare una sottospecie di guscio atto a contenere gli atomi di ferro sotto forma di ione ferrico. Questa proteina risiede prevalentemente nelle cellule e in minima parte nel sangue, ed ha il compito specifico di accogliere o rilasciare il ferro rispettivamente in caso di eccesso o carenza dell’elemento nell’organismo.
Esiste un equilibrio proporzionale tra la quantità di ferritina contenuta nei tessuti e quella presente nel sangue, per questo la concentrazione di questa proteina sotto forma plasmatica (in circolo) è un buon indicatore del ferro presente nell’organismo.
La ferritina è presente principalmente nel midollo osseo, nella milza, nei muscoli di tipo scheletrico e nel fegato. La sua concentrazione nel plasma è minuscola, ma può essere calcolata tramite un processo denominato ‘ferritinemia‘. Si tratta di un esame molto importante, vista l’importanza del ruolo ricoperto dal ferro nel nostro organismo ed il peso di eventuali carenze sulla vita quotidiana di una persona. Inoltre, il minerale contenuto nella ferritina è facilmente rimovibile, al contrario di quello legato all’emosiderina. Quindi, i valori di ferritina particolarmente bassi identificano con elevata sicurezza una carenza di minerale nell’organismo, e permettono di effettuare diagnosi più approfondite (come la separazione tra anemia sideropenica e altri tipi di anemie).

Cos’è l’ecocolordoppler e come funziona? Per Prenotare chiama subito 0832.606087

L’Ecocolordoppler o semplicemente detto doppler, è una delle tecniche diagnostiche più utilizzate in ambito angiologico. 

Consiste in un’ecografia che permette di visualizzare il flusso di sangue, all’interno dei vasi e degli organi interni, mediante una ricostruzione computerizzata.

L’esame è indolore e non invasivo dato che si svolge come una normale ecografia:

 Sull’area da esaminare viene posizionato del gel per evitare disturbi nella lettura
 Sul gel viene fatta scorrere una sonda
 L’immagine risultante viene visualizzata sul monitor del macchinario
 Il medico ecografista osservando il monitor elabora la diagnosi

 

Si possono esaminare:

 Tronchi sovraortici
 Flusso arterioso degli arti superiori e inferiori
 Flusso venoso degli arti inferiori
 Vasi addominali
 Area perineale

Per diagnosticare:

 Insufficienza venosa
 Aneurismi
 Stenosi arteriose
 Trombosi venose superficiali e profonde

Per la sola insufficienza venosa i sintomi che dovrebbero suggerire la necessità di fare un’ecocolordoppler sono:

 Caviglie gonfie
 Crampi ai polpacci
 Edema dell’arto coinvolto
 Flebite
 Formicolii alle gambe
 Iperpigmentazione della pelle
 Ispessimento della pelle
 Pesantezza alle gambe
 Prurito
 Ulcere cutanee
 Vene varicose

DOLORI BASSO VENTRE

Il dolore al basso ventre è un disturbo molto frequente che può localizzarsi al centro, sul fianco sinistro o sul fianco destroNella maggior parte dei casi è un sintomo legato ad un problema lieve e temporaneo ma non può essere sottovalutato perché potrebbe essere connesso ad una patologia importante. Solitamente le cause più frequenti sono connesse a 5 fattori: 

  • – può esserci un problema gastrointestinale;
  • – può dipendere dal ciclo mestruale;
  • – ci può essere un’infezione delle vie urinarie;
  • – potrebbe trattarsi di appendicite;
  • – potrebbe trattarsi di ernia inguinale

Il dolore può avere una durata variabile, può essere più o meno intenso, può manifestarsi per alcune ore o per settimane: tutto dipende dalla patologia che ha il paziente. A volte il dolore viene accompagnato da altri sintomi come: del bruciore quando si urina, del gonfiore addominale, febbre e mal di schiena.

Per guarire dai dolori al basso ventre è opportuno intervenire sulla condizione patologica che li scaturiscono e, nel caso in cui il medico identifica una patologia specifica, indicherà al paziente la cura da seguire.

 dolori basso ventre, come precedentemente anticipato, possono essere provocati da diversi fattori. Tra le cause più frequenti, abbiamo:

  • – Sindrome del colon irritabile;
  • – Morbo di Crohn: è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino;
  • – Ciclo mestruale e Sindrome premestruale: spesso si manifestano dei crampi muscolari dolorosi;
  • – Infezione delle vie urinarie: tra le più frequenti c’è la Cistite;
  • – Ulcera;
  • – Appendicite;
  • – Stitichezza;
  • – Bruciore di stomaco e reflusso gastroesofageo;
  • – Ansia.

I fattori che riguardano più di frequente gli uomini, sono:

  • – Ernia inguinale: indica la fuoriuscita di viscere dalla cavità erniaria che si trova nella regione inguinale; la fuoriuscita può essere più o meno consistente e nei casi più gravi risulta visibile a livello dell’inguine sottoforma di una tumefazione. In alcuni casi la tumefazione può essere dolorosa, in altri no;
  • – Blocco intestinale;
  • – Presenza di calcoli renali nella vescica;
  • – Aneurisma addominale.

Sindrome del lunedì: cos'è e come prevenirla

Capita, a qualcuno più spesso, ad altri meno, ma capita: per tanti il lunedì è una tragedia. Ci si trascina verso l'ufficio con un misto tra rassegnazione, ansia e frustrazione: è la sindrome del lunedì e prevenirla si può. Ecco come.

INTOLLERANZE ALIMENTARI: QUANDO QUELLO CHE MANGIAMO CI FA MALE

Poco dopo il pranzo si avvertono crampi allo stomaco tanto da dover restare a casa per non essere colti di sorpresa quando siamo in giro? Potrebbe essere il caso di un’intolleranza alimentare. Scopri quali sono le più comuni e quali cibi evitare.

INTOLLERANZA O ALLERGIA

È bene non confondere le due cose: le allergie infatti sono reazioni di ipersensibilità, che significa che il corpo reagisce in modo anomalo a un determinato alimento, polline, erba o animale. Per difendersi da queste sostanze considerate dannose, il corpo produce anticorpi e si possono avere sintomi quali naso che cola, eruzioni cutanee e asma o qualcosa di più grave come uno shock anafilattico. Un’intolleranza invece si verifica quando il corpo non digerisce correttamente un determinato alimento. Non c’è alcuna risposta difensiva da parte del sistema immunitario e il sintomo più frequente è un malessere gastrointestinale. 

LE INTOLLERANZE PIÙ COMUNI

1. LATTOSIO

Quando il corpo non riesce a digerire il lattosio (lo zucchero del latte), si ha questo tipo di intolleranza. Il lattosio è un disaccaride composto da glucosio e galattosio. Di solito il lattosio viene scomposto in due zuccheri semplici grazie all’enzima lattasi così che è più facile da assorbire e digerire. Nel caso dell’intolleranza, questo enzima non esiste o non è prodotto in quantità sufficiente e viene ostacolata la totale digeribilità del lattosio. Come conseguenza si creano gas intestinali, crampi allo stomaco, nausea e diarrea.

L’HPV TEST permette di individuare la presenza di virus HPV. ai uno screening nel nostro Centro.

L'HPV TEST permette di individuare la presenza di virus HPV, prima che le cellule del collo dell'utero mostrino modificazioni visibili con il pap test. Le infezioni causate da questo virus possono essere responsabili del tumore del collo dell'utero. 
Fai uno screening nel nostro Centro.

ARRIVA L’ESTATE, ECCO I CONSIGLI PER PROTEGGERE LA NOSTRA PELLE

In estate numerose saranno le mete soleggiate che verranno raggiunte – dalle città, al mare, alla montagna – ma cosa si deve portare in borsa o in valigia per prevenire scottature sulla pelle? Come ci si deve comportare per prevenire il melanoma, il tumore della pelle più temuto?


Le regole da osservare sono: evitare le scottature soprattutto evitando di esporsi ai raggi ultravioletti tra le ore 11 e le ore 16; utilizzare i filtri solari ricordando che servono per evitare le scottature e non per prolungare l’esposizione al sole.
Una parte importante della strategia di prevenzione è l’uso dell’ombra per minimizzare gli U.V.: l’ombrellone lascia passare il 50% degli U.V. quindi è opportuno utilizzare le creme protettive anche sotto l’ombrellone. Inoltre è importante ricordarsi che con il vento, le nubi e nell’acqua è più facile scottarsi. Infine in montagna c’è una maggior concentrazione di U.V.: per ogni 300 metri di altitudine si ha un 4% in più di intensità.
«Il primo concetto è che un melanoma in fase avanzata ha una prognosi severissima e conduce a morte nel 50% dei casi. In secondo luogo seguire regole di prevenzione è assolutamente necessario».

Colpo di frusta: sintomi, cura, rimedi e riabilitazione corretta

Il colpo di frusta è una patologia dovuta in genere a un evento accidentale e improvviso che lesiona una o più componenti del collo come legamenti, vertebre, dischi intervertebral, nervi e muscoli.

Il tutto è dovuto, come durante un tamponamento in auto, a un violento spostamento del corpo in avanti con la testa che viene proiettata indietro per poi subire essa stessa un altro violento contraccolpo in avanti nella decellerazione.

Questa precisa sequenza di eventi che determina il colpo di frusta la possiamo riscontrare non solo negli incidenti automobilistici, ma anche in traumi come cadute, contrasti durante la partitella domenicale a calcetto o traumi che coinvolgo il cranio.

sintomi che si possono presentare subito dopo l’incidente, cioè nella fase acuta, dipendono da diversi fattori che ne caratterizzano la gravità:

  • Entità del trauma
  • Posizione assunta durante l’incidente (in macchina)
  • Età della persona
  • Condizione fisica generale
  • Traumi pregressi

Le sintomatologie più frequenti che si possono presentare subito dopo un incidente sono sicuramente:

  • Limitazioni del movimento nel tratto cervicale
  • Irradiazioni su braccia e mani
  • Nausea e vomito
  • Ronzi alle orecchie I sintomi più gravi sono quelli che riguardano le strutture vertebrali, intervertebrali e nervose, tra i quali i più frequenti sono:
  • Brachialgie 
  • Parestesie e formicolii a braccia e mani

Queste sintomatologie possono essere segno di problemi da indagare in ambito medico, con una radiografia e/o una risonanza magnetica, come ad esempio:

  • Fratture vertebrali
  • Lesioni legamentose
  • Lesioni muscolari

La maggior parte delle volte per fortuna queste lesioni gravi non avvengono, ma l’incidentato lamenta sintomatologie anche invalidanti che possono durare per periodi molto lunghi.

Anca a scatto: sintomi, cura, rimedi, fisioterapia ed esercizianca

L’anca a scatto è una problematica frequente che si caratterizza per i suoi sintomi particolari come rumori, cedimenti ed eventuale dolore al movimento.

Nel particolare possiamo dire che sia una lesione benigna presente in perentuale rilevante specialmente nelle giovani sportive anche di buon livello.

La sensazione principale che prova il paziente quando è affetto da questa condizione particolare è proprio quella di uno scatto, di uno scroscio dovuto nello specifico a un passaggio difficoltoso e problematico di un tendine vicino a una sporgenza ossea.

Il problema, che il paziente riporta essere al fianco, si presenta solo al movimento, ad esempio quando ci si alza dal letto o dalla sedia, arrivando in alcune persone a farsi sentire anche durante una semplice camminata.

In base ai casi ci possono essere anche altre sintomatologie oltre al classico rumore:

  • Scricchiolii più leggeri rispetto allo scatto durante l’arco di movimento dell’anca
  • Instabilità durante il carico
  • Dolore localizzato lateralmente o anteriormente
  • Altri dolori articolari
  • Borsite (trocanterica per la tipologia esterna, dell’ileopsoas per quella interna)
  • Le cause principali di questa problematica sono una instabilità dell’articolazione dell’ancae un disequilibrio muscolare o posturale.

    Questa patologia colpisce non a caso principalmente i giovani sportivi di sesso femminileper i seguenti semplici motivi:

    • Giovani significa avere legamenti, muscoli e articolazioni ancora in fase di crescita
    • Sportivi significa avere masse muscolari maggiori
    • Sesso femminile significa avere un conformazione del bacino più ampia

    La presenza di tutti e tre questi fattori aumenta la possibilità di avere conflitti di passaggio del tendine sull’osso.

  • Conflitto femoro-acetabolare

    Alcune particolari situazioni di anca a scatto possono non essere dovute a un problema miotendineo o di presenza di corpi esterni, bensì collegato alla presenza di un conflitto tra acetabolo e testa del femore.

    Parlando a livello clinico questa condizione può simulare un’anca a scatto con sintomi come dolore all’inguine (simil pubalgia) dopo sforzo fisico con riduzione dell’escursione di movimento in flessione e rotazione interna.

    La progressione in questo caso coinvolge anche la deambulazione arrivando a complicarsi con un quadro artrosico secondario o una lesione del labbro acetabolare, fattori di rischiio ad esempio per interventi di protesi anca.

    Fisioterapia ed esercizi

    Partiamo subito dicendo che l’anca a scatto può trovare rimedio da sola, senza interventi particolari.

    Nei casi in cui non dovesse migliorare o in tutti quei casi in cui risulti doloroso lo scatto è necessario un intervento fisioterapico mirato per evitare complicanze secondarie.

    Non dobbiamo infatti dimenticare che l’anca a scatto è una problematica di mal funzionamento dell’articolazione che come tale è un fattore di rischio per lo sviluppo negli anni di artrosi.

    La terapia migliore è cercare di lavorare in allungamento su quelle strutture coinvolte nel problema:

    • Il tensore della fascia lata per quanto riguarda l’anca a scatto esterna
    • L’ileopsoas quando siamo in presenza di quella interna extrarticolare

Quanto sappiamo sull’ANORESSIA?

L’anoressia è una malattia che, anche se colpisce principalmente le donne con un rapporto di 9 a 1 rispetto agli uomini, vede in aumento il numero di maschi colpiti soprattutto durante la fase adolescenziale o preadolescenziale . Dati più recenti suggeriscono che questo rapporto sia arrivato almeno a 4:1. Essa rappresenta la conseguenza dell’interazione di diversi fattori/condizioni: biologici, genetici, traumatici, socio-culturali, personali (come mancanza di autostima, perfezionismo, impotenza, sensazione di inutilità, percezione dell’ideale di magrezza etc.) o psichici (come ansia o depressione). La prevalenza media della malattia nelle donne tra i 12-22 anni, in Italia, si attesta intorno allo 0,9%.

 

L’anoressia è più di un semplice problema con il cibo: si tratta, infatti, di un rapporto patologico con il proprio corpo, la propria identità e la propria sessualità . Chi ne è affetto è ossessionato dall’idea di prendere peso e diventare grasso. Pertanto, oltre ad evitare cibi ingrassanti, ricorrerà ad un esercizio fisico esagerato, a purghe, diuretici, farmaci anoressizzanti e ad auto procurarsi il vomito.

A lungo termine, l’anoressia può portare ad alterazioni ormonali, problemi di fertilità, alterazioni cardiologiche, osteoporosi, anemia, squilibrio elettrolitico e depressione. Per evitare tali conseguenze occorre un intervento multidisciplinare integrato. L’assistenza deve mirare sia agli aspetti nutrizionali, ma anche a quelli psichiatrici, psicologici, fisici e socio-ambientali. Inoltre, gli interventi sanitari vanno attuati considerando l’età ed i bisogni individuali di chi ne è affetto .

Aiuto, ho un esaurimento nervoso! Tutti i falsi miti sulla salute mentale

Non esiste una malattia chiamata «esaurimento nervoso»: con questa espressione si caratterizzano tutta una serie di sintomi che sono riferibili ai disturbi dell’umore, come la depressione o la distimia, o ai disturbi d’ansia accomunati da uno stato di stanchezza e debolezza fisica e mentale. Tra i sintomi che possono verificarsi ci sono il senso eccessivo di fatica dopo uno sforzo mentale, le difficoltà di concentrazione, i dolori, la debolezza fisica, le difficoltà a rilassarsi, le vertigini, l’insonnia, le cefalee, l’umore irritabile. Si stima che, in Italia, l’11,2% della popolazione soffra di depressione (con una prevalenza maggiore nelle donne) . Qualsiasi sia la causa che abbia portato al cosiddetto «esaurimento nervoso» occorre affrontare il problema consultando il proprio medico che, dopo aver valutato l’insieme dei sintomi, predispone una corretta terapia sia da un punto di vista psicologico (psicoterapia) che farmacologico (somministrazione di ansiolitici e antidepressivi sotto stretto controllo medico).

 

 

Fiatone e fiato corto? Come riconoscere l’affanno sospetto

Nel gergo quotidiano si chiama “ fiatone”, nel linguaggio medico “ dispnea”, per tutti “affanno”:  qualsiasi termine vogliate utilizzare per chiamarlo,  è popolarissimo tra gli italiani che corrono dalla mattina alla sera fra lavoro, famiglia, impegni, sport  amici e …. avventure di ogni genere.

Quando ci manca il respiro o facciamo fatica a respirare, le cause possono essere molte e nella maggioranza dei casi del tutto trascurabili. Ma  in parecchi casi l’affanno  è  il campanello d’allarme di qualcosa di più serio che, se  affrontato per tempo, può evitarci guai maggiori ed a volte salvarci la vita.

Ma cos’è l’affanno
L’affanno è una mancanza d’aria all’apparato  respiratorio  che  provoca una difficoltà ad ossigenare l’organismo e rallenta  la nostra capacità di movimento.

Se l’affanno arriva dopo uno sforzo, per esempio dopo aver corso per non perdere un autobus che passa, o perché abbiamo fatto sport, o perchè abbiamo sollevato un peso considerevole, non c’è nulla di preoccupante;  è normale che ci manchi un po’ di fiato perchè lo abbiamo consumato nello sforzo appena fatto. Ma in pochi minuti avremo ristabilito la condizione di normalità.

Se invece l’affanno arriva senza alcuna correlazione ad uno sforzo, la questione si complica e dobbiamo distinguere due situazioni: se l’affanno  arriva all’improvviso o se  la difficoltà  di respirare ci accompagna stabilmente, diciamo cronicamente.

Quando l’affanno arriva all’improvviso

L’affanno che si presenta improvvisamente ciò che potrebbe indicare è un malfunzionamento di due organi: i polmoni o il cuore. Si tratta di due organi vitali e dunque vanno esaminati separatamente.

 

L’affanno che deriva dalle vie respiratorie

Le principali cause di un malfunzionamento dell’apparato respiratorio o specificamente dei polmoni sono 4:

  1. l’asma, cioè una malattia che riduce le vie respiratorie rendendo più difficoltosa l’aspirazione dell’aria da parte dei polmoni. In questi casi ci vuole un inalatore d’aria che forza la ventilazione.
  2. la polmonite, ovvero una malattia che provoca infezione ai polmoni   (o virale o climatica) e la si riconosce per la mancanza di respiro ma anche dalla tosse ed è resa evidente da una lastra ai polmoni;
  3. la broncopneumopatia ostruttiva, che è  una malattia che restringe le vie respiratorie rendendo difficoltoso l’arrivo dell’aria ai polmoni;
  4. l’ embolia polmonare, che è una rara situazione in cui avviene il blocco dei vasi sanguigni nei polmoni.

 

 

L’affanno che deriva da problemi al cuore

Ma c’è un “fiatone” anche più pericoloso, ed è quello che indica  i possibili seguenti problemi cardiaci:

  1. L’infarto: a volte anche senza i tipici dolori al torace o alla spalla sinistra, è proprio la mancanza improvvisa di respiro che preannuncia un possibile imminente attacco cardiaco che può anche arrivare all’ infarto;
  2. L’insufficienza cardiaca: indica una difficoltà del cuore a pompare sangue a sufficienza nel sistema circolatorio con al conseguenza che si accumula più acqua che ossigeno e la respirazione risulta compromessa;
  3. La fibrillazione atriale o tachicardia  che sono disturbi del battito cardiaco.

 

Gotta, la malattia che molti non sanno di avere

La gotta era una malattia comune nell’antichità: di gotta hanno sofferto i grandi della storia, da Giulio Cesare a Enrico VIII. Per lungo tempo è sembrata sconfitta, dimenticata. Ma negli ultimi anni sta registrando un progressivo e continuo aumento.

In Italia la stima è di circa un milione di persone che ne soffrono, ma il dato è probabilmente sottovalutato. Spesso, infatti, la gotta non viene riconosciuta. Secondo i numeri di Health Search, la banca dati della Società italiana di medicina generale (Simg), il numero di iperuricemici italiani è di circa di 5 milioni.

Le donne, bersaglio preferito
Anche se percepita come una patologia rara, la gotta è la più frequente malattia articolare dopo l’artrosi, con un’incidenza da non trascurare anche fra le donne.

Quali sono le categorie più colpite? La vittima più comune dell’attacco di gotta è l’uomo di mezza età, ma si registrano sempre di più casi fra le donne (oggi il rapporto donne/uomini è di 1 a 4, mentre solo pochi anni fa era di 1 a 7).

 

Ma vediamo nel dettaglio le categorie di persone più a rischio:

  • le donne dopo la menopausa, perché si perde l’effetto protettivo degli ormoni femminili nei confronti dell’iperuricemia ;
  • le giovani donne che abusano di diuretici per perdere peso;
  • chi utilizza l’acido acetilsalicilico a basso dosaggio che, contrastando l’eliminazione dell’acido urico con le urine, favorisce la comparsa di iperuricemia;
  • gli anziani che presentano danni articolari (per esempio dovuti all’artrosi), che a loro volta fanno sì che l’articolazione rappresenti un terreno più favorevole alla deposizione di acido urico;
  • gli obesi;
  • gli ipertesi;
  • coloro che hanno una cattiva funzionalità dei reni

Gli stiramenti Lo stiramento è uno dei problemi più diffusi e frequenti tra gli sportivi

In gergo medico si parla di “elongazioni muscolari”. Lo stiramento è uno dei problemi più diffusi e frequenti tra gli sportivi: si verificano quando le fibre muscolari vengono sottoposte a un eccessivo allungamento. Le cause più tipiche sono la mancanza di riscaldamento, una preparazione fisica non all´altezza, movimenti repentini e violenti, problemi alle articolazioni, squilibri posturali e muscolari, mancanza di coordinazione, condizioni ambientali non favorevoli (troppo freddo, troppa umidità, ecc.), microtraumi ripetuti, abbigliamento e scarpe inadeguate, scarso recupero dopo uno sforzo atletico precedente.
Lo stiramento si riconosce da un dolore acuto e improvviso, seguito da uno spasmo muscolare. Tuttavia in molti casi il dolore è sopportabile e normalmente non impedisce il proseguimento dell'attività.

Disfunzione erettile, onde d’urto ed il pene “risorge”

Contro la disfunzione erettile, ovvero quando l’erezione del pene  scarseggia, è altalenante, o non dura, non ci sono solo  Viagra, Cialis o Levitra, ma ora anche un’altra terapia che sottopone il pene a…. urto.

Non allarmatevi, stiamo  parlando di urti traumatici ,a di onde d’urto; onde d’urto a bassa intensità che avrebbero il potere di rigenerare quei vasi sanguigni che, dopo i 40 anni, vanno restringendosi riducendo la capacità del pene di mantenere a  sufficienza un’erezione che dia soddisfazione ad un rapporto sessuale. Ma di che si tratta?

Il meccanismo dell’erezione

 

Il segreto per combattere la disfunzione erettile sta nel conoscerne alla perfezione i meccanismi fisiologici che la determinano. Non solo: è fondamentale, prima ancora, sapere tutto su come funzioni il processo dell´erezione maschile.

È per questo che una scoperta come quella appena avvenuta da parte di una della scuole di medicina più autorevoli e famose del mondo, la statunitense Johns Hopkins University School of Medicine, si annuncia importantissima, se non altro dal punto di vista delle sue potenzialità nel campo del trattamento della disfunzione erettile.

Cosa hanno scoperto con precisione i ricercatori statunitensi?

Con il loro lavoro hanno svelato completamente la catena biochimica di eventi che aiuta a mantenere l´erezione. L´agente chimico del sistema nervoso che innesca l´erezione maschile, infatti, aiuta anche a farla durare.

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Sesso, lo sport migliora desiderio e prestazioni

Più ti muovi, più voglia hai di fare l’amore, meglio rendi sotto le lenzuola. L’equazione “attività fisica uguale sesso migliore” arriva dalla Società italiana di andrologia, che non smette di sensibilizzare la popolazione maschile verso una maggiore attenzione alla propria salute sessuale e alla fertilità. 

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Sesso, il controllo medico che l’uomo non vuol mai fare

Nella vita sessuale di un uomo , ma anche di una donna, c’è un controllo medico che spesso viene dimenticato, o per ignoranza, o per imbarazzo, o per dimenticanza. E’ l’analisi del sangue che svela quanto testosterone circola nel sangue;  La ragione? Se il testosterone è basso  o si sta abbassando, state certi che sono in arrivo alcuni guai che riguardano sia il desiderio  di sesso ma anche guai alla salute.

Ma cos’è il testosterone? Quanto ne dobbiamo avere nel sangue? Quali effetti provoca se ne abbiamo meno del necessario? Quali sono i sintomi che devono metterci in allarme? E che fare se scopriamo di averne poco? Le risposte sono tutte qui.Cos’è il testosterone

Cos’è il testosterone? E’ l’ormone sessuale maschile prodotto dai testicoli sotto la “regia” dell’ipofisi,

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L’ecografia morfologica: come e quando eseguirla

L’ecografia morfologica viene eseguita dalla ventesima alla ventitreesima settimana di gestazione ed è, assieme all’ecografia del primo trimestre, il controllo più importante e complesso di tutta la gravidanza. Questa ecografia viene dettamorfologica appunto perché è destinata a studiare la morfologia del feto per escludere, o accertare, la presenza di malformazioni.

La si esegue in questo periodo specifico per due ragioni:

  1. Il feto è nelle migliori condizioni per essere studiato, in quanto il rapporto fra le dimensioni del feto e la quantità di liquido amniotico è ottimale
  2. Dopo tale epoca la Legge non permette l’interruzione della gravidanza anche se il feto è affetto da gravi malformazioni.
  3. L’ecografia morfologica a fini puramente conoscitivi può essere eseguita anche più tardivamente ed è comunque utile. Qualora infatti si identificassero patologie malformative potrebbe risultare determinante fare nascere il bambino in strutture particolarmente attrezzate allo scopo. È ben noto infatti che le prime ore di vita e le prime cure sono spesso determinanti per il destino del bambino. Si segnala però che con l’avanzare della gestazione (dopo le 26 settimane) il feto si esplora con sempre maggiore difficoltà. In alcuni casi selezionati, può essere utile eseguire l’esame morfologico tra 16 e 18 settimane (pre-morfologica).

    Tale indagine non sostituisce l’ecografia morfologica, ma in casi ad alto rischio malformativo (ad esempio precedente nato con anomalia) fare una valutazione precoce dell’anatomia fetale può servire ad anticipare i tempi della diagnosi. Ciò consente alla coppia di approfondire il quadro diagnostico con eventuali esami genetici, i quali richiedono sempre dei tempi più o meno lunghi.

    Il riscontro di anomalie strutturali del feto all’ecografia morfologica ci può, inoltre, indirizzare all’esecuzione di esami genetici specifici, mirati a confermare o escludere la presenza di specifiche sindromi. Le malattie genetiche infatti spesso sfuggono ai normali test di screening delle aneuploidie e talvolta danno segno di se’ attraverso malformazioni più o meno gravi del feto. In questi casi è utile una consulenza genetica, che indirizzi la coppia ad effettuare indagini specifiche per arrivare alla diagnosi corretta (cariotipo fetalearray-CGHDNA fetale su sangue materno, esami genetici).

    L’ecografia morfologica prevede la valutazione delle dimensioni del feto (biometria fetale), dell’impianto e della struttura della placenta, della quantità di liquido amniotico, del collo dell’utero, ma fornisce soprattutto uno studio analitico di tutti i distretti anatomici esplorabili nel feto. L’ecografista osserva il feto con la maggiore attenzione possibile, visualizzando di norma i seguenti organi interni:

    • Cervello con misurazione dei ventricoli laterali, del cervelletto e della cisterna magna
    • torace con osservazione del parenchima polmonare e della posizione del cuore
    • cuore con studio delle 4 camere cardiache, dell’arco aortico, dell’emergenza dei grossi vasi (assi lunghi), della sezione 3 vasi, della frequenza e ritmicità del battito cardiaco fetale. Viene inoltre esaminato il flusso del sangue con il color doppler che consente di individuare con più facilità eventuali difetti interventricolari o di riempimento. Nel caso in cui si riscontrano anomalie o vi sono dei dubbi è opportuno ricorrere all’ecocardiografia fetale, che è lo studio ancora più approfondito del cuore fetale eseguito da un ecografista dotato di particolare esperienza nella cardiologia fetale.
    • diaframma, per accertarne l’integrità, anche se i piccoli difetti a volte possono essere manifesti solo in epoche tardive
    • addome con controllo della chiusura della parete e studio degli organi interni quali lo stomaco, la colecisti, il fegato e l’intestino, apparato genito-urinario, con visualizzazione dei reni, della vescica e dei genitali esterni
    • cordone ombelicale con la visualizzazione dei tre vasi che lo compongono e l’inserzione in addome ed in placenta
    • indicatori di rischio (markers) di cromosomopatie, che sono dei segni ecografici a carico di vari organi che possono indicare un aumento del rischio di anomalie dei cromosomi fetali. Il significato di tali marcatori è stato valutato in diversi studi ed è possibile fare una valutazione statistica del rischio ad essi associato.
    • nel corso dell’esame è nostra abitudine effettuare anche lo studio della morfologia dell’onda sanguigna nell’arteria uterina materna, indicatore precoce sia di disfunzione placentare con susseguente difetto di crescita intrauterina del feto, sia di forme precoci di gestosi.
    • Come facilmente si può comprendere tale esame dipende in misura quasi totale dall’esperienza e dalla capacità dell’operatore unitamente all’impiego di un ecografo di qualità elevatissima. Nonostante ciò non tutti i quadri patologici sono diagnosticabili in utero, e ciò dipende anche  dall’ecogenicità della paziente (nelle pazienti magre la visibilità è decisamente migliore rispetto alle pazienti robuste), dalla quantità di liquido amniotico e dalla posizione fetale.

      Si può comunque affermare che se l’esame viene eseguito a regola d’arte la maggior parte dei problemi malformativi può essere identificata. 
Nel nostro Centro vengono utilizzati ecografi della General Electric, di ultimissima generazione e dotati di 3D e 4D, che sono considerati i migliori in assoluto per l’impiego nel settore ostetrico-ginecologico.

     

     

Il passo più importante per arrivare ad una diagnosi è la visita clinica da parte del medico specialista.

 

 

Il passo più importante per arrivare ad una diagnosi è la visita clinica da parte del medico specialista. Spesso però questo passo dev'essere integrato da esami strumentali, necessari anche a specialisti di lunga esperienza.

Un metodo diagnostico di largo uso è la radiografia. Con gli apparecchi di concezione moderna l’esposizione del paziente a radiazioni dannose viene ridotto al minimo.

Un altro metodo frequentemente usato per rendere visibili tendini, muscoli o legamenti e di basso costo perché facilmente impiegabile è l’ecografia. Questo tipo d’indagine non espone il paziente a radiazioni e permette di ottenere referti affidabili, ma solo se eseguito da mani esperte.

Uno sviluppo della radiografia è costituito dalla TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), con la quale si ottengono scansioni radiologiche del tratto esaminato che vengono ricomposte dal computer fino a formare immagini. Con questa metodologia si ottengono informazioni sulle parti ossee e sulle articolazioni.

Un’indagine molto utile e sempre più frequentemente utilizzata è la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN). Essa si avvale di un campo magnetico posto in vibrazione per mezzo di impulsi elettrici. La parte del corpo introdotta in questo campo magnetico ne altera le caratteristiche ed un elaboratore elettronico ne compone delle immagini. Si tratta di un metodo ideale per rappresentare legamenti, cartilagini, tendini e muscoli.

Solo un impiego corretto e ragionato delle varie tecniche permette di giungere ad una diagnosi in tempi brevi e senza esporre inutilmente il paziente a radiazioni nocive.

Nel nostro ambulatorio impieghiamo di routine l’ecografia e la radiografia. Non vi sono tempi di attesa e i risultati vengono comunicati immediatamente alla fine dell’esame stesso.

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